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Ferrari vince la causa Testarossa: il Tribunale Ue salva lo storico marchio

La controversia ruotava attorno al marchio Testarossa registrato nel 2006, con Ferrari che non produceva l’omonima vettura già dal 1996.

ferrari testarossa

La Ferrari ha vinto una storica causa legale sul marchio Testarossa, difendendo con successo l’identità di uno dei modelli più iconici della sua storia. Il Tribunale dell’Unione Europea ha ribaltato una precedente decisione dell’EUIPO (Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale), riaffermando il valore legale e commerciale del nome Testarossa, anche a distanza di decenni dalla fine della produzione.

La controversia ruotava attorno al fatto che, pur avendo registrato il marchio TESTAROSSA nel 2006 per una vasta gamma di prodotti della Classe 12 (inclusi veicoli, motori e accessori), la Ferrari aveva smesso di produrre l’omonima vettura già nel 1996.

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Nel 2015, l’imprenditore tedesco Kurt Hesse aveva richiesto la cancellazione del marchio per “mancato utilizzo”, sostenendo che Ferrari non ne facesse più uso effettivo. Inizialmente, l’EUIPO aveva dato parziale ragione a Hesse, revocando i diritti di Testarossa su gran parte dei prodotti, lasciando la tutela solo per le “automobili”.

Nel 2023 la Quinta Commissione di Ricorso ha esteso la revoca anche alla categoria delle auto. Questo era davvero troppo per il Cavallino Rampante. Ferrari ha quindi impugnato la decisione dinanzi al Tribunale dell’UE.

Nella sentenza del 2 luglio, i giudici europei hanno riconosciuto che le vendite di auto usate Testarossa da parte di rivenditori autorizzati e il programma di certificazione Classiche di Ferrari costituiscono “uso effettivo” del marchio. Anche l’impiego del nome su ricambi originali e accessori con licenza è stato considerato valido ai fini della tutela legale.

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Fondamentale in questa controversia è stato il riconoscimento che nel settore automobilistico è normale l’uso combinato del marchio della casa madre (Ferrari) con il nome del modello (Testarossa). Questo tipo di co-branding non mina, bensì rafforza l’identità del marchio. La sentenza invia un chiaro messaggio alle aziende che operano nel settore del vintage e dell’aftermarket: la protezione di un marchio può perdurare anche senza produzione attiva.