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Chiude la MA France: la componentistica dell’auto francese è in crisi

La MA France vede l’80% dei suoi valori produttivi completamente destinati alle richieste del Gruppo nato dalla fusione tra FCA e PSA

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La MA France, azienda della componentistica per auto di proprietà del gruppo italiano CLN con sede a Seine-Saint-Denis, in Francia vicino Parigi, è stata posta in liquidazione dal tribunale fallimentare di Bobigny lo scorso 13 maggio. Una condizione che ha posto in balia delle situazioni ben 280 dipendenti con contratto a tempo indeterminato, ovvero circa 120-150 altri dipendenti con contratto a tempo determinato. Un annuncio giunto appena una settimana dopo la firma di un “contratto strategico” firmato a Bercy fra il Governo Francese e le aziende del comparto automobilistico; un accordo giunto decisamente in ritardo per rivedere le sorti della MA France, legata in subappalto a Stellantis per la produzione di pezzi essenziali per la carrozzeria di piccoli veicoli commerciali a marchio Peugeot o Citroën.

La MA France, sebbene produca anche per Renault, vede l’80% dei suoi valori produttivi completamente destinati alle richieste del Gruppo nato dalla fusione tra FCA e PSA. La chiusura dei battenti della MA France segue allo sciopero cominciato lo scorso 17 aprile che ha finito per chiudere, per diverse settimane, tre stabilimenti Stellantis in Francia. Al centro della chiusura, e della crisi della componentistica fra le aziende francesi legate a Stellantis, ci sarebbe il calo delle commesse da parte del Gruppo.

A seguito di questa decisione oltre un centinaio di dipendenti di MA France si sono riuniti lunedì pomeriggio davanti al tribunale di Bobigny per chiedere al pubblico ministero di impugnare la decisione di cessare l’attività, secondo quanto riportato dalle testate locali. Allo stesso tempo i deputati della LFI, Aurélie Trouvé e Nadège Abomangoli, presenti sul posto avevano chiesto al prefetto di Seine-Saint-Denis di “ottenere un dialogo con i dipendenti”.

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La MA France si trova in difficoltà da ormai qualche anno

Va detto che la MA France, che produce parti essenziali di carrozzeria e telaio per veicoli commerciali a marchio Peugeot e Citroën così come per alcuni SUV a marchio Opel e alcuni modelli di casa Renault, si trovava in una situazione piuttosto complicata già da qualche anno. Le recenti difficoltà possibilmente legate alle politiche di Stellantis e alle ristrettezze che il comparto automobilistico sta vivendo in questi ultimi tempi, pare abbiano contribuito ad accelerare i tempi della resa.

D’altronde chi si occupa della componentistica, l’intera filiera e quindi i costruttori, ha dovuto far fronte al vertiginoso aumento dei costi energetici legato allo scoppio della guerra in Ucraina ormai oltre due anni fa a questo si è poi legato anche il passaggio alla mobilità elettrica, notoriamente meno dedita alla necessità della componentistica utilizzata finora per i veicoli alimentati da propulsori endotermici. Infine non può non essere considerata la forte concorrenza dei costruttori asiatici, e dei loro fornitori locali, che hanno scalato le classifiche globali. Quando lo scorso 6 maggio la MA France aveva iniziato le pratiche per la liquidazione coatta amministrativa, il ministro dell’industria francese, Roland Lescure, aveva chiesto a Stellantis (ma anche a Renault) di sostenere i dipendenti della MA France aggiungendo anche la necessità di garantire un adeguato trattamento sociale e un valido sostegno alla riqualificazione.

Per la CFDT, fra le più importanti organizzazioni sindacali francesi, MA France ha agito senza informare la sigla sindacale pianificando la sua mossa in modo da “trasformare la richiesta di recupero giudiziario in liquidazione giudiziaria. Crediamo che i dipendenti siano stati truffati”, ha ammesso il rappresentante sindacale. Lo stesso sindacato aveva inoltre fatto sapere all’inizio di maggio che le trattative con la direzione dell’azienda erano cessate e che la citata indennità extralegale di 45.000 euro per i dipendenti lasciati senza lavoro non era più sul tavolo.

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Proteste dei lavoratori dopo le decisioni della MA France di Seine-Saint-Denis

Per Stellantis ci sarebbero i sindacati al centro delle problematiche che hanno portato alla chiusura dell’azienda

Per il principale cliente della MA France, Stellantis, la situazione attuale sarebbe da imputare ai sindacati visto che la mobilitazione dei lavoratori aveva già bloccato tre stabilimenti del Gruppo per diverse settimane.

Come accennato, la MA France è proprietà dell’italiana CLN ovvero di un gruppo piemontese con ricavi annuali nell’ordine di 1 miliardo e in grado di dare lavoro a circa 7.000 dipendenti forte nella lavorazione di lamiere e altri prodotti in metallo per il comparto dell’auto. Secondo una nota diffusa da Stellantis, il sito produttivo francese della MA France “non era più competitivo” condizione che aveva portato alla proposta di “condizioni extra legali che sono state convalidate il 30 aprile da un voto a maggioranza dei dipendenti e appoggiate da due sindacati di maggioranza della MA France. Un sindacato di minoranza (la CGT, ndr) ha impedito il ritorno al lavoro attuando azioni intimidatorie contro i dipendenti che hanno votato per il ritorno al lavoro” ha aggiunto il Gruppo di Carlos Tavares a inizio maggio. Allo stesso modo pure il ministro Lescure aveva accusato la CGT di aver “deciso, con lo stop ai lavori, di affrettare le decisioni”.

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Altre proteste dei lavoratori della MA France

Diverso il punto di vista del senatore del PCF di Seine-Saint-Denis, Fabien Gay, che ha invece ammesso come sia Stellantis ad avere le responsabilità sociali maggiori “delocalizzando la produzione dei prodotti in Turchia”. Bisogna poi ricordare che di recente la CLN aveva chiesto a Stellantis una rivalutazione al ribasso dei prezzi, secondo un calo di almeno il 12%, a causa dell’aumento dei costi produttivi. Ottenendo però un nulla di fatto.

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