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Alfa Romeo 40/60 HP di Enzo Ferrari: una scultura in metallo la celebra

Ci vuole grande bravura per plasmare la materia con grazia, dandole forme che onorano la storia migliore.

Alfa Romeo 40/60 HP
Foto Calogero Sperandeo

Incredibile come la passione possa spingere verso la creazione di sculture in scala reale, celebrative del mito Alfa Romeo. A Termini Imerese è stata creata una riproduzione artistica dell’Alfa Romeo 40/60 HP che Enzo Ferrari portò al secondo posto finale alla Targa Florio del 1920. La scultura, in ferro e lamierino, riproduce con grande fedeltà la storica auto da corsa del “biscione”.

Il merito dell’eccellenza del lavoro è di Calogero Sperandeo, già autore della Bugatti Tipo 35 presente al Museo Vincenzo Florio di Cerda, gestito con grandissima passione da Antonio Catanzaro. A lui il merito di aver spinto il talento dell’autore verso l’universo del motorsport. Ora il modello troverà spazio in un noto museo lombardo, che si appresta a raggiungere.

La replica, come dicevamo, è un omaggio all’esemplare portato in gara da Enzo Ferrari nella sfida madonita del 1920. Una foto, scattata quell’anno a Termini Imerese, custodisce il ricordo dell’esperienza sportiva del “Drake”, allora giovanissimo.

Oggi l’immagine, sotto forma di gigantografia, campeggia all’ingresso del museo a lui dedicato, nella città di Modena. Ferrari, come dicevamo, giunse secondo al traguardo, il 25 ottobre del 1920, sul Medio Circuito delle Madonie, alle spalle della Nazzaro di Guido Meregalli. Sua compagna d’avventura fu la già citata Alfa Romeo 40/60 HP.

Alfa Romeo 40/60 HP
Foto Calogero Sperandeo

Questa vettura fu prodotta dal 1913 al 1922, in sostituzione della 24 HP. In totale prese forma in 25 esemplari, più due prototipi da corsa. A progettarla ci pensò Giuseppe Merosi. Notevoli, per il tempo, le sue qualità tecniche e costruttive. Cuore pulsante del modello era un motore a 4 cilindri da oltre 6 litri di cilindrata, capace di erogare da 70 a 82 cavalli di potenza massima. A dissetarlo, con generose abbuffate di ottani, provvedeva un carburatore singolo, generosamente dimensionato. L’energia veniva scaricata a terra, sulle ruote posteriori, col supporto di un cambio a 4 rapporti.

Per la versione da gara si scelse la configurazione aperta a 2 posti. La velocità massima si spingeva a quota 150 km/h ed anche l’accelerazione era di buon livello, per gli standard del tempo. Nella veste più muscolare, la creatura milanese raccolse vittorie e risultati luminosi. Fra questi, il secondo posto messo a segno da Enzo Ferrari alla Targa Florio del 1920. Non una gara qualsiasi, ma una delle corse più esaltanti di tutti i tempi. Un monumento dell’automobilismo sportivo. Vincere la sfida siciliana valeva quasi quanto un campionato.

Alfa Romeo è salita dieci volte sul gradino più alto del podio nella gara madonita. Solo Porsche ha fatto meglio, con undici vittorie, mentre la Ferrari, terza in classifica, si è dovuta “accontentare” di sette sigilli, complice anche la sfortuna. La casa del “biscione”, quindi, ha fissato bene il suo nome nell’albo d’oro della corsa di don Vincenzo Florio, andata in scena 61 volte, dal 1906 al 1977, quasi senza interruzioni, fatta eccezione per le parentesi belliche. Oggi la numerazione prosegue con la formula rally, ma è un’altra cosa.

Tornando alla scultura in scala reale celebrativa dell’Alfa Romeo 40/60 HP di Enzo Ferrari, dicevamo che questa troverà presto accoglienza in una splendida realtà culturale ed espositiva della Lombardia: si tratta del Museo Ondarossa, in provincia di Varese. Chapeau!

Alfa Romeo 40/60 HP
Foto Calogero Sperandeo

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