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Dino 246 GT by Scaglietti del 1971 all’asta a St. Moritz

La Dino 246 GT è un’auto da sogno, che accarezza al meglio l’apparato emotivo degli appassionati. Un esemplare si offre ai rilanci dei collezionisti.

Dino 246 GT
Foto da profilo Twitter di RM Sotheby's

Una splendida Dino 246 GT del 1971 sarà battuta all’asta da RM Sotheby’s, il 15 settembre, nella rinomata località svizzera di St. Moritz. Qui, gli spazi del Grand Hotel des Bains Kempinski faranno da cornice a una sessione di vendita con tanti lotti di prestigio, pronti a sedurre gli appassionati e i collezionisti. L’auto di cui ci stiamo occupando è una delle tentazioni più incisive della serie. Per lei si attendono valori di aggiudicazione fra 350 mila e 400 mila franchi svizzeri (pari, rispettivamente, a 366 mila e 418 mila euro), ma la forza della contesa potrebbe spingere le cifre a livelli ancora più alti.

Questa Ferrari senza “cavallino rampante” appartiene alla serie M della bellissima coupé emiliana. Consegnata per la prima volta a Firenze, nel marzo 1971, era originariamente rifinita in tinta amaranto. Ora si giova di un’attraente livrea grigia, combinata con interni di colore beige: una miscela molto riuscita sul piano cromatico.

La Dino 246 GT by Scaglietti messa all’asta fu sottoposta, qualche anno fa, a un costoso restauro presso Modena Cars SA, completato a inizio 2015 e con costi superiori ai 200 mila franchi (pari a circa 209 mila euro). Ora è in condizioni molto appetibili. Nel 2016 la vettura ottenne la certificazione Ferrari Classiche, guadagnando l’ambito “Libro Rosso”. Telaio, motore e cambio hanno numeri corrispondenti a quelli delle origini, con riflessi positivi sul valore storico dell’esemplare sottoposto alla tentazione dei potenziali acquirenti.

Dino 246 GT: un capolavoro senza tempo

Riprese on board su una Dino 246 GT

Ricordiamo che la Dino 246 GT fece il suo ingresso trionfante nel mondo dell’auto quando la ruota del tempo segnava l’anno del 1969: un’epoca di rivoluzione silenziosa, che scuoteva le fondamenta delle leggende motoristiche italiane. Questa vettura fu la prima della sua stirpe ad affacciarsi sul palcoscenico commerciale con un motore posteriore centrale, dopo la Dino 206 GT. Era un gioiello di eleganza, potenza e raffinatezza, che incarnava l’essenza stessa del design italiano. Ancora oggi incanta. Si tratta di uno dei capolavori stilistici migliori di tutti i tempi.

Questa creatura, frutto dell’unione tra la genialità di Pininfarina nella progettazione della carrozzeria e la visione olistica di Enzo Ferrari, portò con sé una ventata di innovazione in un mondo, come quello dell’auto, dominato in quel tempo dalle convenzioni.

Cuore pulsante del modello era un motore V6 da 2.4 litri di cilindrata, situato con orgoglio alle spalle del pilota e del suo eventuale passeggero. Una scelta audace, una deviazione dall’ortodossia dell’epoca, poiché il commendatore Ferrari aveva in precedenza enfatizzato l’importanza di tenere i “buoi davanti al carro”. La Dino 246 GT trasformò questa innovazione in una sorprendente affermazione di potenza e agilità.

Con 195 cavalli pronti a ruggire a 7600 giri al minuto, il 6 cilindri di Maranello non era certo l’unità propulsiva più potente in assoluto, ma rappresentava una prodezza di ingegneria in rapporto alla sua cilindrata. Questa piccola meraviglia meccanica forniva prestazioni che sfidavano lo spirito del suo tempo.

La Dino 246 GT mostrava su strada un comportamento eccezionalmente vivace ed efficace, facendone una compagna affidabile e divertente sulle tortuose strade di montagna come sulle strade più aperte. Con una accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 7.2 secondi, questa iconica coupé poteva sfrecciare fino a una velocità massima di 235 km/h, catturando gli animi dei guidatori con il suo suono inebriante.

Ma il vero piacere di possedere una Dino 246 GT risiedeva nella sua esperienza di guida. Salendo a bordo, ci si ritrovava in un ambiente minimalista e senza fronzoli, ma intriso di raffinatezza. I sedili sportivi e avvolgenti invitavano il conducente a prendere le redini con decisione, mentre il cruscotto pulito e funzionale offriva tutte le informazioni necessarie senza distrazioni inutili. Qui, l’essenziale prendeva il sopravvento, regalando al “pilota” la possibilità di concentrarsi completamente sulla strada e sulla sensazione di pura potenza sotto il cofano.

Questa vettura rappresentava un equilibrio perfetto tra eleganza e muscolarità, un’opera d’arte meccanica che ha conquistato il cuore dei collezionisti e degli appassionati di tutto il mondo.

Un’opera d’arte destinata all’eternità

La prova di una Dino 246 GT

La sigla 246 GT racchiudeva le caratteristiche distintive dell’opera. Il codice numerico era l’indicatore della sua cilindrata di 2.4 litri, mentre il suffisso “GT” evocava la sua anima da gran turismo, pronta a divorare chilometri su strade aperte o circuiti sinuosi. Il telaio, in linea con la tradizione del marchio, era composto da un traliccio di tubi d’acciaio di vario spessore, con un pianale in lamiera saldato, rinforzato da strutture di supporto per il motore e le sospensioni posteriori.

Questa struttura leggera e sportiva contribuiva al contenimento del peso, che si attestava a soli 1125 chilogrammi, una cifra vantaggiosa considerando la potenza disponbile, con benefici sulle prestazioni della magnifica auto in esame.

Ma la vera bellezza della Dino 246 GT non risiedeva solo nella sua meccanica di alto livello e nella progettazione esemplare. Quest’auto era (ed è) un’opera d’arte su quattro ruote, un’icona di stile e ingegneria italiana che aveva (ed ha) il potere di catturare l’immaginazione di chiunque. Le linee fluide e armoniose, plasmate con maestria da Pininfarina, sono un inno alla perfezione del design italiano. La carrozzeria compatta e snella trasmette un senso di agilità e velocità anche quando la macchina è ferma, una promessa di emozioni in arrivo.

La Dino 246 GT non era solo una macchina, ma un sogno su quattro ruote, un’opera d’arte in movimento che faceva battere il cuore degli appassionati di automobili di tutto il mondo. La sua eredità continua a vivere ancora oggi, celebrata da coloro che apprezzano il fascino e la potenza intrinseca di questa creazione senza tempo. La Dino 246 GT rimane una regina di bellezza, un’icona di eleganza e prestazioni, e continua a incantare chiunque abbia la fortuna di varcare la soglia del suo abitacolo e sentire il ruggito del suo motore. Una leggenda nel mondo delle auto sportive italiane, la Dino 246 GT rimarrà sempre un simbolo dell’arte automobilistica italiana.

Fonte | RM Sotheby’s

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