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Alfa Romeo GT: 20 anni di vita per la coupé

Non è entrata nella leggenda, ma l’Alfa Romeo GT viene ricordata ancora oggi per le sue doti. Col V6 Busso suona come un violino.

Alfa Romeo GT
Screen shot da video Sfanalare

Compleanno importante per l’Alfa Romeo GT. Questa coupé ha preso forma negli stabilimenti di Pomigliano d’Arco dal 2003 al 2010, in oltre 80 mila esemplari. Ormai è entrata nell’anno del ventesimo compleanno, quindi della piena maturità. La sua presentazione avvenne nel mese di marzo di quattro lustri fa, al Salone dell’Auto di Ginevra, teatro di molti debutti importanti dell’industria automobilistica italiana. Le consegne iniziarono molto più avanti, trovando calda accoglienza in una certa fascia di clientela.

Se il frontale ricordava la 147, il profilo laterale e lo specchio di coda avevano un codice espressivo specifico, che rendeva inconfondibile il modello. Guardandola, si aveva l’impressione di trovarsi al cospetto di un’auto dal temperamento atletico. Sembrava quasi il guanto di un pugile, pronto a mettere al tappeto la concorrenza, ma era solo un’impressione visiva. Il suo stile ottenne diversi riconoscimenti. Ecco perché nel restyling del 2006 gli uomini della casa milanese toccarono solo dei dettagli marginali.

L’Alfa Romeo GT fu proposta in diversi allestimenti, alcuni dei quali in serie speciale. Come già detto, prese forma in più di 80 mila unità: una prova dell’accoglienza positiva che ebbe sul mercato. Questa coupé del “biscione” aveva il motore anteriore, come la trazione. Gli alfisti avrebbero preferito scaricare sulle ruote posteriori l’energia del sistema propulsivo.

Sarebbe stata una scelta più intonata al taglio stilistico del modello e alla storia del marchio di cui si fregia, ma in quella fase storica il management puntò su una soluzione meno impegnativa sul piano economico. Ne derivava una comportamento stradale meno divertente, ma comunque appagante e, soprattutto, sicuro, per la prevedibilità delle reazioni, più facili da gestire rispetto a quelle di un’auto a trazione posteriore.

Sul piano dimensionale, l’Alfa Romeo GT non era proprio piccola: 4.489 millimetri di lunghezza, 1.763 millimetri di larghezza, 1.367 millimetri di altezza, 2.596 millimetri di passo. Omologata per 5 posti, questa coupé è stata una discendente ideale delle storiche GT a tre volumi della casa automobilistica milanese. La capienza del bagagliaio, accessibile dal comodo portellone posteriore, raggiungeva i 320 litri: un dato notevole per la categoria di appartenenza. Il serbatoio da 63 litri garantiva una buona autonomia.

Sul fronte delle motorizzazioni, la gamma faceva inizialmente perno su due cuori a benzina: quello a 4 cilindri di 2.0 litri JTS da 165 cavalli di potenza, con cambio manuale a 5 rapporti, e il V6 di 3.2 litri da 239 cavalli di potenza, con cambio manuale a 6 rapporti. Gli acquirenti della versione meno corposa in termini di cubatura potevano scegliere anche il cambio robotizzato Selespeed, con comandi al volante, inserito nella lista degli optional. Poi fu il turno del 1.9 Multijet, un diesel da 150 cavalli abbinato a una trasmissione manuale a 6 rapporti. Di questa unità propulsiva giunse anche una versione da 170 cavalli.

A completare il quadro ci pensò il motore più piccolo della gamma: quello da 1.8 litri a benzina, Twin Spark da 140 cavalli, il cui ingresso in listino avvenne nel 2005. Qui il cambio era manuale a 5 marce. Il primato prestazionale della famiglia toccava alla vettura col V6 da 3.2 litri, capace di accelerare da 0 a 100 km/h in 6,7 secondi e di raggiungere una velocità massima di 243 km/h. A smorzare le danze del modello provvedevano dei potenti freni a disco. Appagante il comportamento dinamico, con un vigore prestazionale degno del “biscione”. L’Alfa Romeo GT non è entrata nella leggenda, ma ha svolto con molta dignità il suo compito. Tanto di cappello a chi l’ha creata.