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Mercato auto Italia: le tre criticità da risolvere

Il mercato auto in Italia ha registrato nel 2022 dei dati negativi, basati su tre minacce da affrontare prima che sia troppo tardi.

Concessionaria auto

Il mercato auto in Italia continua a vivere una situazione di crisi. Stando alle previsioni degli analisti le immatricolazioni nel 2023 non supereranno la soglia di un milione e mezzo di unità. Quindi, c’è la questione della sicurezza stradale da fronteggiare, alla luce degli ultimi allarmanti rapporti.

Il parco circolante italiano è nelle ultime posizioni a livello europeo. Infine, il passaggio alla mobilità elettrica procede talmente a rilento da provocare un clima di generale sfiducia tra gli operatori di settore, che potrebbe rivelarsi una chimera lungo la nostra penisola. Gli aspetti da prendere in considerazione per il rilancio del settore sulla scena sono parecchi, secondo il Centro Studi Promotor di Bologna.

Mercato auto Italia: le sfide da affrontare

mercato auto

In occasione della trentesima conferenza annuale, tenutasi a Milano, il massimo responsabile del centro, Gian Primo Quagliano, ha illustrato i punti critici da affrontare nel Belpaese, in rapporto al comparto delle quattro ruote. Le stime effettuate dalla squadra di analisti paventano un massimo di un milione e mezzo di vetture vendute nel 2023. Rispetto alle registrazioni compiute nel 2019, ovvero nel periodo precedente all’emergenza sanitaria da Coronavirus, si prospetta una flessione 21,7 per cento. Del resto, le targhe del 2022 sono state 1.316.702, un livello pari a quello del 1978, evidenzia Quagliano. Salvo clamorosi scossoni l’andamento risulterà sottotono ancora una volta.

Trovare una soluzione al problema è complicato, anche se il Governo ha garantito dei nuovi incentivi per l’acquisto di esemplari a basse e zero emissioni. La popolazione prende maggiormente in considerazione il mondo dell’usato, ma – come sottolinea AutoScout24 – il numero dei passaggi di proprietà ha subito, a sua volta, una contrazione. Le autovetture nuove patiscono numerosi disagi, tra cui i problemi accusati dalla catena di approvvigionamento. La crisi si avverte in ogni parte del Pianeta e l’Italia non fa eccezione. Le difficoltà manifestate nel procurarsi le materie prime e componenti quali i microchip essenziali per lo svolgimento del regolare servizio delle società è motivo di frustrazione. Così si allungano inevitabilmente i tempi di attesa e, anche chi avrebbe le disponibilità economiche per puntare sul nuovo, deve valutare soluzioni alternative.  

Il mercato auto è caduto in una spirale negativa in Italia, da cui è complicato uscirne. La luce in fondo al tunnel si intravede a malapena e il paragone con gli altri major markets europei rafforza i pensieri negativi.

L’età media del parco circolante è da mani nei capelli: i dati più recenti, inerenti al 2021, riportano un forte aumento in confronto al passato. Nel 2007 era di 7 anni e 6 mesi, mentre adesso il valore è quasi raddoppiato: 12 anni e 2 mesi. In rapporto ai vicini di casa del Vecchio Continente il divario è netto: nel Regno Unito è di 10 anni, in Germania di 10 anni e un mese, in Francia di 10 anni e 5 mesi.

Durante l’intervento nella conferenza annuale di Promotor, Quagliano ha fornito delle delucidazioni circa la forte riluttanza del popolo a cambiare mezzo. La pandemia da Covid ha acuito la ritrosia di avvalersi di servizi di trasporto pubblico, ammesso e non concesso il regolare svolgimento dell’attività, date le misure restrittive emanate dalle istituzioni. A causa del contesto attuale parecchie persone non hanno avuto grande voce in capitolo. Sprovvisti dei risparmi necessari per sostituire la vettura ormai da tempo in età da rottamazione, sono andati avanti a trarne uso. Ciò comporta delle gravi conseguenze in termini di impatto sull’ecosistema.

Le emissioni di anidride carbonica nell’ambiente sono, ovviamente, maggiori con macchine datate, non fabbricate secondo gli standard più recenti a livello comunitario. Come se ciò non fosse abbastanza, sussiste la questione della sicurezza. Le tecnologie implementate sui modelli di nuova generazione sono un lusso per tanti e ciò impedisce di ridurre il rischio di incidenti stradali, troppo spesso finiti in tragedia.

Dunque, le emissioni di CO2, specialmente nelle grandi città caratterizzate di continuo dall’emergenza, e l’assenza degli ADAS dalle dotazioni hanno un effetto gravoso. Dai suddetti elementi Promotor apre una riflessione sulle manovre da adottare in Camera. Rispetto allo scorso anno si sono avanzati 250 milioni di euro e, ad avviso dello studio di ricerca, il governo Meloni ha un’opportunità da cogliere. Per dare una scossa al mercato e indurre le persone a cambiare la propria vettura, si invita a ridistribuire il surplus.

Mercato auto Europa otto mesi 2022

Il tesoretto stanziato nel 2023, esclusivamente per i motori endotermici con emissioni di CO2 limitate (tra i 61 e i 135 grammi per chilometro) sembrano destinati a estinguersi in fretta. Dagli iniziali 150 milioni nel giro di un paio di settimane ce ne sono ancora più di 50 disponibili. Invece, sui modelli ibridi plug-in e full electric pochi milioni sono stati usufruiti. Per il Centro Studi Promotor i numeri attestano la scarsa efficacia dei contributi statali. E non è una novità, sicché anche nel 2022 sono serviti a poco.

Per i veicoli a combustione interna dalle emissioni contenute i fondi sono, al contrario, sul punto di terminare. Ad avviso dell’agenza occorre non soltanto rifinanziarli, bensì renderli più cospicui, rispetto agli attuali 2.000 euro. In concomitanza, l’esecutivo è chiamato a correggere gli altri, aumentando i limiti e i tetti di spesa delle aziende per aggiungere nelle relative flotte di phev ed elettriche. I vincoli vanno eliminati e l’incentivo deve essere contemplato a chiunque ne avanzi richiesta, purché riguardi auto a basso impatto ambientale, ha concluso Quagliano.  

Fonte: Centro Studi Promotor

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