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Incentivi auto pluriennali: idea del Centro Studi Promotor

Come sollevare il settore automotive, così importante per il Paese

incentivi auto

Il 2020 s’è chiuso in modo malinconico per le immatricolazioni delle vetture nuove. Adesso, ci sono gli ecoincentivi, ma a tempo, con scadenza a metà anno. Di qui, l’idea di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor: incentivi auto pluriennali. Costruito privilegiando le vetture a basso impatto, ma tenendo anche conto che l’apporto delle auto elettriche e a basso impatto nel rinnovo del parco circolante nel 2020 è stato modesto nonostante gli incentivi particolarmente generosi in vigore.

Incentivi auto pluriennali: per il rinnovo del parco circolante

Quagliano evidenzia che le immatricolazioni di auto elettriche non hanno superato il 2% del totale, mentre per le ibride plug-in (cioè con la spina per la ricarica della batteria) si sono attestate all’1,7%. Queste quote non potranno incrementarsi significativamente nel giro di pochi anni.

Ecco perché, secondo il Centro Studi Promotor, il piano di riqualificazione del parco circolante italiano dovrebbe prevedere incentivi strutturali e poliennali. Per comprare con rottamazione anche vetture con alimentazioni tradizionali dalle emissioni contenute.

Infatti, la grande emergenza italiana prima della pandemia era avere il parco circolante più vecchio d’Europa con un forte impatto negativo sull’ambiente sulla sicurezza stradale: lo dicono i tassi di mortalità per incidente: 55 morti per milione di abitante nel 2019 in Italia, contro i 48 della Francia, i 37 della Germania e i 28 del Regno Unito. Con benefici per l’economia e il fisco, che incassa con l’IVA.

Piano auto quasi come il superbonus 110% degli immobili

Il CSP ricorda che il Governo ha varato un grande piano di riqualificazione del patrimonio immobiliare. La soluzione proposta dal Centro Studi è varare anche un grande piano pluriennale per riqualificare il parco circolante italiano di vetture. Perché? Perché l’auto, dopo la casa, è il secondo bene delle famiglie italiane per importanza economica. Non ci sarebbe bisogno di coprire il 110% della spesa, come si fa con le ristrutturazioni immobiliari.

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