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Auto, un’industria in crisi: non mancano più “solo” i microchip

L’industria dell’auto è in affanno e non più “solo” per la carenza dei microchip: i problemi vanno dai componenti elettrici ai badge.

Senato Stati Uniti legge semiconduttori
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L’emergenza sanitaria da Coronavirus ha determinato vari disagi ai responsabili acquisti nel mondo dell’auto. Si è spesso parlato della carenza dei microchip, ma ormai l’elenco delle parti mancanti risulta ben più lungo, con alcune Case afflitte da criticità solo in apparenza trascurabili. Del resto, ulteriori eventi hanno complicato lo scenario, a partire dal conflitto in Ucraina con le relative conseguenze sulle forniture di gas e, pertanto, sulla disponibilità di energia.

Auto, oltre ai semiconduttori c’è di più: i problemi di approvvigionamento

Bosch microchip SiC

Tra i casi limite emersi, la Ford ha ammesso al Wall Street Journal di avere problemi a reperire gli stemmi da affliggere sulle carrozzerie. Nello specifico, l’Ovale Blu ha confidato di essere in attesa di riceverli dal suo fornitore di fiducia, una compagnia del Michigan, alle prese con un rallentamento delle attività. Il Costruttore a stelle e strisce ha tentato di farvi fronte attraverso le stampanti 3D, ma il risultato finale ha lasciato piuttosto a desiderare, tale da rimandare le consegne del pick-up più popolare, l’F-150, con 40-45 mila esemplari parcheggiati negli stabilimenti.

In buona sostanza, è lo stesso scenario che va avanti a ripetersi da parecchi mesi per via della crisi dei semiconduttori. A causa della penuria di componenti elettronici, i marchi hanno allungato a dismisura le tempistiche, come attestato da una ricerca pubblicata proprio in questi giorni. Eloquente è il caso della Peugeot che, fermata dalla mancanza di pezzi elettronici per i suoi i-Cockpit, ha fatto recapitare esemplari “analogici” alla propria clientela, provvedendo, naturalmente, a rimborsare una parte del corrispettivo.

microchip

La Mercedes sta consegnando ibride plug-in senza il cavo adibito alla carica domestica. Ciò è da attribuirsi alla scarsa reperibilità di materie prime che non pochi fornitori dell’industria stanno affrontando, nonché dalla decisione di tante aziende di rallentare i ritmi per evitare di veder schizzare le tariffe a livelli astronomici. Forti disagi che hanno spinto il gruppo Volkswagen di spostare in Belgio o in Spagna delle attività attualmente sparse tra Germania, Slovacchia e Repubblica Ceca.

In Italia, la Federacciai, l’associazione nazionale di rappresentanza del settore siderurgico, ha lanciato in diverse circostanze l’allarme sui rincari dell’energia e delle materie prime.

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