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3 Ferrari 250 scoperte: auto da antologia

Portano la sigla più nobile e storicamente importante del marchio. Le 250 regalano emozioni stellari.

Ferrari 250 Testa Rossa

Ferrari è un nome che fa vibrare le corde emotive degli appassionati, per il fascino della sua storia e delle sue auto. L’universo dorato del “cavallino rampante” è fatto di corse, di passione, di motori da sogno, di bellezza, di vibrazioni sensoriali, che proiettano in una dimensione magica e preziosa. Le “rosse” sono sempre speciali e si distinguono in meglio da tutte le altre. Impossibile resistere al loro richiamo ormonale.

Alle vetture della serie 250 va la palma di migliore famiglia del marchio di Maranello. Sono auto uniche, entrate nella leggenda dalla porta principale. Qui ne abbiamo raccolte 3 fra quelle scoperte, da strada e da gara, che impreziosirebbero ogni collezione. Seguiteci nel nostro viaggio alla loro scoperta. Non ve ne pentirete.

Ferrari 250 MM

Deriva dalla 250 S e fu sviluppata sfruttando al meglio le esperienze di collaudo acquisite nei primi anni di attività agonistica del marchio. Il suo stile sobrio e brioso le fece conquistare le luci dei riflettori. Nella versione barchetta si rese protagonista di prestazioni di qualità, che le diedero accesso ai capitoli più belli della letteratura automobilistica.

La Ferrari 250 MM è spinta da un motore anteriore a 12 cilindri da 3 litri, che sfoggia una potenza massima di 240 cavalli a 7200 giri al minuto. La buona riserva energetica regalava un comportamento esuberante, con elevati valori di propulsione agli alti regimi. Era una vettura valida ed efficace, degna di fregiarsi del “cavallino rampante” di Baracca. Dotata di un telaio tubolare a passo corto e di un cambio impegnativo, richiedeva una particolare perizia di guida. Solo nelle mani di chi ne percepiva le sfumature caratteriali donava il meglio di se.

Fu realizzata in un certo assortimento di versioni, per soddisfare le diverse necessità funzionali e di mercato. Trentadue gli esemplari prodotti tra il 1953 e il 1954. Dalle officine di Maranello uscirono diciassette berlinette Pinin Farina, tredici barchette Vignale, una spider Morelli e una coupè Vignale. La base meccanica fu presentata al Salone di Parigi del 1952 e pose al meglio le premesse per le future 250, che ebbero un peso rilevante nella storia della casa emiliana, rappresentandone il cardine ideale.

Una rossa da corsa

Il battesimo agonistico del modello avvenne al Giro di Sicilia, con Paolo Marzotto. Grazie alle sue credenziali, la 250 MM guadagnò l’ammirazione di illustri personaggi, come il regista Roberto Rossellini, che con essa prese parte alla Mille Miglia del 1953. Nella maratona bresciana Giulio Cabianca conquistò un decoroso nono posto assoluto. Notevole la sesta piazza raccolta alla Targa Florio dallo stesso driver. La “rossa”, condotta da Luigi Villoresi, arrivò prima al Gran Premio di Monza, seguita al terzo posto dalla “sorella” di Giuseppe Farina. Splendidi i successi conseguiti alla Coppa d’Oro delle Dolomiti, con Paolo Marzotto, e alla 10 Ore di Messina, con Castellotti e Mussitelli.

La vettura di Maranello sfoderava un comportamento nervoso, che la rendeva difficile da interpretare, ma una volta compresa elargiva un buon feeling di guida. Era come una bella donna che, prima di farsi conquistare, esige un lungo ed intenso corteggiamento. Grazie alle sue doti dinamiche, Ferrari trionfò nella prima edizione del Campionato Mondiale Sport. Di questa creatura meccanica il grande pubblico ricorda con affetto la versione berlinetta vestita da Pinin Farina, che fece il suo esordio al Salone di Ginevra del 1953. Aveva un’ampia calandra ellittica frontale, dei montanti obliqui e dalle superfici che si alternavano fra loro con la soave poesia delle rotondità.

Ferrari 250 GT Spider California SWB

Sognare ad occhi aperti rientra nell’ordine naturale delle cose con questa “rossa”, dove sportività, classe ed emozioni si miscelano in modo impeccabile. La Ferrari 250 GT Spider California SWB è una delle opere più riuscite del “cavallino rampante” ed è una delle auto scoperte più belle e seducenti di sempre. Sul finire degli anni cinquanta, il suo debutto in società fu fonte di emozioni speciali per gli appassionati, che ancora oggi continuano ad amare questa meravigliosa creatura, entrata per sempre nella storia, come uno dei prodotti più nobili dell’arte di Maranello.

La versione a passo corto è la più bella della famiglia. Rispetto alla LWB, che ha un interesse più lungo, la SWB (acronimo di Short Wheel Base) coinvolge maggiormente. Sergio Scaglietti, nel dare forma alla sua carrozzeria, ha avuto sicuramente un’ispirazione celestiale. Il mercato d’elezione del modello erano gli USA. Per la piazza statunitense, infatti, l’importatore d’oltreoceano del marchio, Luigi Chinetti, voleva una sportiva di questo tipo. Convinto del sicuro successo di una scoperta del genere ne parlò con Enzo Ferrari, che riuscì a persuadere.

In linea con le tendenze del periodo, diversi elementi meccanici e strutturali vennero mutuati dalle berlinette del “cavallino rampante” di quegli anni. Rispetto ai modelli chiusi, però, la Ferrari 250 GT Spider California aveva una specifica identità, che la rendeva inconfondibile. Tale era anche il piacere delle esperienze a cielo aperto, che elargivano emozioni stellari, sia alle andature più sostenute che nella passeggiate in stile “Dolce Vita”. Poche auto possono vantare un romanticismo dinamico paragonabile a quello di questa “rossa”.

Emozioni speciali

Sublime il carattere del suo motore V12 da 3 litri di cilindrata, con angolo di 60 gradi fra le bancate, che eroga 280 cavalli di potenza massima, a 7000 giri al minuto. Questo cuore, alimentato da tre carburatori Weber 36 DCL, regala splendide musicalità meccaniche e una spinta di alto livello, in un quadro di adeguata affidabilità. La velocità massima, pari a 270 km/h, è emblematica del suo tono muscolare. Al cambio manuale a quattro rapporti il compito di assecondarne le danze. Il telaio a traliccio in tubi di acciaio di diverso spessore garantiva delle dinamiche stradali di riferimento nel suo periodo storico.

Facile, con la Ferrari 250 GT Spider California SWB raggiungere dei livelli di performance molto vigorosi. Ai freni a disco, calibrati sullo spirito del modello, il compito di rallentarne l’azione. Questa “rossa” conobbe anche gli impegni agonistici, ma non nacque per essi, anche se nei duelli in gara si difendeva bene. Ciò che, però, ha consegnato alla storia il modello è stato lo stile. Si può parlare di un capolavoro di eleganza, che unisce al meglio l’armonia dialettica e la sportività. Impossibile plasmare meglio la materia su una vettura da godere en plein air.

Ferrari 250 Testa Rossa

È una delle “rosse” più belle ed entusiasmanti di sempre. Vanta una storia sportiva di alto rango ed è un mito nel mito del “cavallino rampante”. Con lei si entra nel cuore della leggenda. La Ferrari 250 Testa Rossa del 1957 è una vettura da sogno, che oggi fa impazzire i collezionisti, ma anche i semplici appassionati, per il suo fascino inebriante. Impossibile non innamorarsi di questa creatura, che meriterebbe un posto al Louvre, accanto alla Gioconda.

Parlare di un‘opera d’arte a quattro ruote, in questo caso, è perfettamente appropriato. I progettisti della casa di Maranello si misero al lavoro sul modello dopo che la Commissione Sportiva Internazionale impose ai prototipi da gara il limite dei 3 litri di cilindrata. A Scaglietti il compito di svilupparne la carrozzeria. Il risultato? Un capolavoro assoluto. Le sue alchimie dialettiche sono da antologia. Anche il resto, ovviamente, è al top.

Un capolavoro d’auto

Nella sigla ci sono due caratteristiche distintive di questa incantevole “rossa”: 250 è la cilindrata unitaria; Testa Rossa è un riferimento al colore dei coperchi delle punterie del suo motore. Stiamo parlando di un V12 da 2953 centimetri cubi, alimentato da 6 carburatori Weber, che sviluppa una potenza massima di 300 cavalli a 7200 giri al minuto. La spinta è formidabile, grazie anche al peso di soli 800 chilogrammi. A rendere più esaltante la tela dinamica provvede il sound mozzafiato offerto al godimento dei sensi.

Con questa scultura dinamica del “cavallino rampante” si vive una dimensione di autentico godimento emotivo. Anche se allo sguardo si concede con la grazia dei capolavori d’arte, la Ferrari 250 Testa Rossa è una barchetta destinata alle corse. Grande la sua sintonia con l’universo dorato del motorsport. I risultati stanno a testimoniarlo, con tre mondiali marche vinti nel 1958, 1960 e 1961. Un piccolo e prezioso antipasto della sua forza giunse al tavolo del Drake in occasione del vittorioso debutto in gara alla 1000 km di Buenos Aires, nel mese di gennaio del 1958. Qui la nuova arma “rossa” mise a segno una splendida doppietta, con Hill e Collins primi, seguiti al traguardo da Von Trips, Gendebien e Musso. La prima stella di una galassia luminosa.

Ricco e glorioso il palmares, grazie anche all’evoluzione del prodotto. Nel 1959 la carrozzeria fu trattata da Pininfarina, per renderla più aerodinamica, ma perse un po’ della sua dirompente personalità dell’interpretazione iniziale. Al 1960 risale l’esordio della nuova Ferrari 250 TRI. L’anno dopo fu il turno della Tipo 61, dove la scienza dei flussi prese un netto sopravvento sulle ragioni stilistiche. Fra gli elementi estetici più caratterizzanti, il cofano posteriore alto e piatto, con spoiler terminale e coda tronca, come voluto da Giotto Bizzarrini.

 

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