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3 Ferrari GTB a motore V12 da collezionare

Ecco alcune auto di Maranello che, singolarmente prese, farebbero la gioia di ogni appassionato, figuriamoci insieme.

Ferrari 275 GTB
La Ferrari 275 GTB ex Clint Eastwood ad un evento automobilistico.

GTB è l’acronimo di Gran Turismo Berlinetta. Le Ferrari che portano questa sigla sono delle auto speciali. Ci sono quelle a motore posteriore centrale, come le varie 208, 308, 328, 348, 488, 296, ma gli esemplari di questa razza a portare il motore V12 sono coi buoi davanti al carro, ossia col cuore disposto in posizione anteriore. Ad aprire la famiglia ci pensò la mitica 275 GTB, che ancora oggi è in cima ai sogni di tutti gli appassionati. Nel post odierno abbiamo raccolto per voi le 3 “rosse” a 12 cilindri con la sigla GTB, da custodire assolutamente in una collezione. Seguiteci nella lettura: vi accompagneremo alla loro scoperta. Allacciate le cinture: si parte!

Ferrari 275 GTB

È una delle “rosse” più ambite dai collezionisti ed è un pezzo di storia importante della casa di Maranello. Mettere in garage un esemplare della specie è il sogno di ogni appassionato. Stiamo parlando di una delle opere più iconiche del “cavallino rampante”, di un vero mito su quattro ruote. La Ferrari 275 GTB entra immediatamente nel cuore di tutti. Basta guardarla per innamorarsene. Le sue linee, firmate Pininfarina, sono da capolavoro d’arte. Non c’è un dettaglio che stoni nella composizione grafica complessiva. Tutto è stato concepito con gusto sopraffine, per consegnarne le sue forme all’antologia del design.

Presentata al Salone dell’Auto di Parigi del 1964, questa scultura ruotata si concede alla vista con una silhouette incantevole. Nei suoi volumi si compie una mirabile sintesi di classe e sportività. Facile cogliere delle parentele stilistiche con la leggendaria Ferrari 250 GTO, anche se in un quadro espressivo sostanzialmente diverso. Il lungo cofano anteriore ospita un motore V12 da 3.3 litri di cilindrata, che eroga una potenza massima di 280 cavalli a 7600 giri. Qui i buoi sono davanti al carro, come piaceva ad Enzo Ferrari in quel periodo storico.

Tono da culturista

Le prestazioni erano d’eccellenza per i suoi tempi, con una vigorosa accelerazione e una velocità massima nell’ordine dei 260 km/h. Ad accompagnare le dinamiche del modello ci pensavano (e ci pensano) delle musicalità meccaniche a dir poco sublimi. Dopo di lei giunse la Ferrari 275 GTB/4, il cui debutto in società prese forma al Salone dell’Auto di Parigi del 1966. Nella parte finale della sigla è stato aggiunto un numero che evidenzia la presenza dei quattro alberi a camme, per la priva volta introdotti su una “rossa” stradale a dodici cilindri. Il suo cuore deriva da quello della P2 da gara.

L’elemento estetico che consente, al primo colpo d’occhio, di distinguerla dalla precedente versione a due alberi a camme è il rigonfiamento presente sul cofano anteriore. Questo ospita un motore da 300 cavalli di potenza massima, contro i 280 dell’altra. Intatta la cilindrata di 3.3 litri, ma le modifiche introdotte migliorarono il tono muscolare, specie agli alti regimi. La velocità massima crebbe a 270 km/h. Sulla Ferrari 275 GTB/4 i tecnici della casa di Maranello misero a frutto le esperienze dorate acquisite in pista dal “cavallino rampante”, vincente sui campi di gara di tutto il mondo. La sua unità propulsiva nacque nel solco della migliore tradizione del marchio.

La Ferrari 365 GTB/4 Daytona

Anche questa è una “rossa” speciale, entrata a pieno titolo nella storia della casa di Maranello. Si tratta di un grande classico del “cavallino rampante” ed ha segnato un’epoca. La Ferrari 365 GTB/4 “Daytona” è un vero mito, capace di far sognare persone di tutte le generazioni e di tutte le estrazioni geografiche ed economiche. Nella sigla, come da tradizione, sono raccontate alcune delle sue caratteristiche. La cifra iniziale indica la cilindrata unitaria del modello. GTB sta per Gran Turismo Berlinetta, 4 per il numero di alberi a camme.

Daytona è il soprannome dato a questa “rossa” per celebrare il successo della 330 P4 alla 24 Ore statunitense del 1967, quando tre bolidi da corsa del “cavallino rampante” tagliarono in parata la linea del traguardo, per un ricordo molto iconografico, entrato per sempre nella storia. Fu un omaggio di degnissimo spessore. Il fatto che sia diventata una delle auto sportive più amate di tutti i tempi ribadisce ulteriormente la presa di questa creatura sul pubblico. Basta guardarla per ritagliarle uno spazio nel cuore. Pininfarina, nel definirne le linee, fu felicemente ispirato. Il lungo cofano anteriore domina la scena. Al suo interno è custodito un motore V12 da 4.4 litri di cilindrata, che sviluppa una potenza massima di 352 cavalli. Una cifra di rilievo anche per gli standard attuali, figuriamoci nei suoi anni.

Energia vigorosa

Di grande spessore il quadro prestazionale, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 6.1 secondi, da 0 a 400 metri in 14.2 secondi, da 0 a 1000 metri in 25.1 secondi. La velocità massima si spingeva fino ai 280 km/h: niente male, vero? Il quadro dinamico veniva reso più emozionante dalle sublimi musicalità meccaniche espresse dal cuore aspirato di questa creatura del “cavallino rampante”, che vantava un buon livello di handling, grazie anche all’efficacia delle sospensioni a ruote indipendenti con quadrilateri sovrapposti. Ai freni a disco autoventilati il compito di rallentare le danze della Ferrari 365 GTB/4 Daytona.

La vettura, prodotta dal 1968 al 1974, fu presentata al Salone dell’Auto di Parigi del 1968. Anche se la distribuzione dei volumi era quella della precedente 275 GTB/4, il taglio degli stessi risultava molto più affilato. La scelta di collocare il motore in posizione anteriore longitudinale incise sulle caratteristiche proporzioni della carrozzeria. Dotata di telaio a traliccio in tubi di acciaio, la Ferrari 365 GTB/4 Daytona scaricava a terra la potenza con l’ausilio di un cambio manuale a 5 marce, disposto al retrotreno, in blocco col differenziale, secondo lo schema transaxle.

Ferrari 599 GTB Fiorano

Questa vettura è l’unica Gran Turismo Berlinetta dell’era moderna coi buoi davanti al carro, come sulle 275 GTB e 365 GTB/4 Daytona dei tempi romantici. Si tratta di un’architettura meccanica particolarmente amata da Enzo Ferrari, che le diede prevalenza per un lungo periodo produttivo. Discendente delle 550 Maranello e 575M Maranello, si caratterizza per un taglio espressivo sostanzialmente diverso, ma ugualmente votato all’eleganza. Chi ama il design classico trova in lei molti spunti d’affezione. A dominare la scena, come sulle progenitrici, ci pensa il lungo cofano anteriore, che custodisce un motore V12 da 5999 centimetri cubi di cilindrata, con 620 cavalli di potenza all’attivo, sviluppati a 7600 giri al minuto.

Oggi non è una potenza impressionante in senso assoluto, ma ai suoi tempi era un riferimento per le granturismo del normale listino, serie limitate escluse. Anche la coppia si spingeva molto in alto, toccando quota 608 Nm a 5600 giri al minuto. Il suo è un cuore nobile, derivato da quello della mitica Enzo e solo parzialmente addomesticato, per assecondare la natura diversa del modello. Di eccellente livello le performance, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 3.7 secondi, da 0 a 200 km/h in 11.0 secondi e con una velocità massima di oltre 330 km/h. Ciò che le cifre non raccontano sono la qualità della tela dinamica e l’opulenza del suo sound, ma è facile realizzare il concetto.

Qualità Made in Maranello

La Ferrari 599 GTB Fiorano onora nel nome la pista di casa ed è una GT fatta davvero bene. Come riferito in un’altra circostanza, all’ottimo handling di questa “rossa” contribuiscono le sospensioni a controllo magnetoreologico, che aiutano a rispondere in tempo reale alle sollecitazioni, per adattare l’assetto, in modo rapidissimo, ad ogni situazione operativa. Mai, prima di lei, il listino della casa di Maranello aveva annoverato un modello con tale soluzione: un valore aggiunto, che custodisce con orgoglio.

Il debutto in società della Ferrari 599 GTB Fiorano avvenne al Salone dell’Auto di Ginevra del 2006. Le sue linee trovarono molti ammiratori, perché anche questa volta Pininfarina fece un ottimo lavoro, ma la presa scenica delle berlinette a motore posteriore centrale è nettamente più alta ed emotivamente più coinvolgente. Al tenore della sua eccellenza concorrevano le soluzioni innovative e tecnologicamente evolute di cui si giovava. La loro miscela aveva ripercussioni positive sulle doti sportive e sensoriali del modello, capace di inebriare con il suo temperamento straordinariamente efficace e ricco di carattere. Anche il comfort era (ed è) di notevole qualità.

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