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Le 3 Ferrari biturbo più esaltanti dell’era moderna

Ecco una selezione di “rosse” al vertice prestazionale della gamma Ferrari, nate dal 1984 ad oggi.

Ferrari F40

Le Ferrari per antonomasia sono a 12 cilindri, ma anche le auto sportive ad 8 cilindri hanno recitato un ruolo importante nella storia della casa di Maranello, grazie ad alcune supercar moderne da sogno, capeggiate dalla mitica F40. Quest’ultima è dotata di un cuore biturbo, che spinge con un vigore straordinario. Oggi abbiamo scelto per voi 3 “rosse” dotate di architettura V8, al vertice prestazionale della gamma nei loro periodi storici.

Sono delle auto particolarmente emozionanti – specie le più “anziane” del trio – che si sono ritagliate uno spazio nella leggenda. Tutte vantano un sistema di sovralimentazione con due turbocompressori, ma si distinguono significativamente l’una dall’altra, anche se in ciascuna di esse si legge lo spirito più nobile del marchio emiliano. Se lo gradite, seguiteci alla scoperta di questi 3 magnifici gioielli Made in Italy, partendo dalla più recente espressione della serie.

Ferrari SF90 Stradale

Non ha il carisma della GTO e della F40 e neppure può competere col loro fascino, ma sul piano prestazionale è un’auto fotonica. Al momento è la “rossa” stradale più potente mai costruita. Sulla pista di Fiorano è anche la più veloce, facendo meglio di sette decimi rispetto alla Ferrari LaFerrari, ma ci penserà l’erede di quest’ultima, ormai dietro l’angolo, a riportare le giuste gerarchie nella gamma.

La Ferrari SF90 Stradale ha fatto il suo debutto in società nel 2019. Il design porta la firma di Flavio Manzoni, che ha interpretato molto bene il compito a lui assegnato. Ne deriva un’auto sportiva dai lineamenti decisamente piacevoli. La parte meno riuscita è quella del lunotto posteriore, ma con la versione Spider sono state sistemate meglio le cose, recuperando un quadro espressivo più elegante ed omogeneo. Di assoluto rilievo l’apparato tecnologico, votato all’eccellenza.

Cuore pulsante del modello è un propulsore ibrido da 1000 cavalli di potenza. Questa cifra nasce dalla somma fra i 780 cavalli a 7500 giri erogati dal motore termico V8 biturbo da 4 litri di cilindrata e i 220 cavalli messi piatto dalle tre unità elettriche, due delle quali posizionate all’avantreno, per garantire la trazione integrale. La Ferrari SF90 Stradale è la prima vettura ibrida plug-in di serie del “cavallino rampante”. Si giova del know-how maturato dalla casa di Maranello in Formula 1. Anche il nome dell’auto riprende quello di una monoposto del Circus, giusto per non lasciare spazio ad equivoci.

I buoi dietro il carro

Questo modello riporta nella parte alta della gamma -serie limitate escluse- il motore posteriore centrale, che mancava dalla F512 M, ultima discendente della stirpe Testarossa. Un vuoto che gli appassionati sentivano e che, finalmente, è stato colmato, anche se non con una vettura a 12 cilindri. L’energia del suo cuore viene scaricata a terra giovandosi dell’apporto di un nuovo cambio F1 doppia frizione ad otto rapporti, rapidissimo ed affidabile. Molto basso il posizionamento del baricentro, per un utile apporto all’eccellenza del suo quadro dinamico.

Le prestazioni sono al top: l’accelerazione da 0 a 100 km/h viene liquidata in 2.5 secondi (ma alcuni tester hanno fatto decisamente meglio); per mettere in archivio i 200 km/h, sempre con partenza da fermo, ci vogliono solo 6.7 secondi. Cifre stratosferiche, rese possibile dal sistema propulsivo ibrido. La velocità massima si spinge oltre quota 340 km/h. Anche qui siamo al top.

La Ferrari SF90 Stradale dispone di un inedito eManettino, per calibrare l’apporto dei motori elettrici, su quattro profili operativi: eDrive (modalità full electric), Hybrid, Performance e Qualify (per chi cerca il massimo profilo prestazionale). A rallentare la foga della Ferrari SF90 Stradale provvedono dei potenti freni carboceramici, capaci di arrestare l’auto sportiva del “cavallino rampante” in meno di 29.5 metri dalla velocità di 100 km/h.

Ferrari F40

Qui si parla della regina assoluta, della vettura che più di ogni altra è entrata nel cuore della gente, almeno con riferimento alle “rosse” dell’era moderna. Solo la 250 GTO e la 330 P4 godono di ammiratori altrettanto sfegatati, ma sono di un’altra epoca. Incredibile l’effetto che fa la sua visione, anche oggi. Con lei accanto, sfigura qualsiasi altra supercar. Sembra un’astronave giunta dallo spazio: pensate all’effetto che fece quando giunse in società nell’ormai lontano 1987.

Sono passati 35 anni dall’esordio, ma la Ferrari F40 è come se fosse uscita ieri, almeno dal punto di vista stilistico. Pininfarina ha firmato per lei delle forme incantevoli, che seducono più di tutte le altre, in ambito automobilistico. Il frontale e la vista di 3/4 anteriore sono pazzeschi, ma il resto è sulla stessa lunghezza d’onda. In mezzo al traffico mette in ombra tutto ciò che la circonda, guadagnando in un attimo la scena.

Le sue linee da prototipo scappato dalla pista di Le Mans si esprimono con grande eleganza dialettica, miscelando al meglio l’aggressività con la scorrevolezza stilistica. Se il look è coerente in ogni elemento della composizione, lo stesso può dirsi per la tela tecnica, costruttiva e motoristica. Il merito è della gestione del progetto, avvenuta sotto la regia creativa di una sola testa pensante: quella dell’ingegnere Nicola Materazzi. A lui gli appassionati devono dire mille volte grazie per questo prezioso capolavoro a quattro ruote, entrato per sempre nella storia dell’auto (e non solo).

L’essenza del mito di Maranello

Qui lo spirito genuino del “cavallino rampante” si manifesta nella forma più pura, senza artifizi o note stonate. Ecco perché Enzo Ferrari adorava la F40, ultima “rossa” sbocciata quando ancora era in vita. Alla sua vista, in occasione del vernissage, ammaliato dalle sue forme incantevoli, il Commendatore si lasciò andare a commenti molto lusinghieri, mettendo al bando la proverbiale riservatezza.

Come dargli torto? Questa è una magnifica opera d’arte, una sorta di suo testamento spirituale. Le scariche d’adrenalina regalate a chi sta a bordo sono pazzesche. Il piacere dell’esperienza sensoriale trae ulteriore beneficio dal sound del motore, che elargisce scariche di coppia di straordinaria intensità. Alla qualità dell’handling concorre il peso ridotto, pari a 1100 chilogrammi a vuoto, ottenuto con un ampio uso di materiali compositi.

Il cuore V8 da 2.9 litri della Ferrari F40 è sovralimentato con 2 turbocompressori. La potenza massima si spinge a quota 478 cavalli a 7000 giri al minuto. Sono purosangue di razza. Di riferimento le performance nel suo periodo storico (e non solo): accelerazione da 0 a 200 km/h in 12 secondi netti (ma alcuni tester fecero decisamente meglio), chilometro con partenza da fermo in 21 secondi e velocità di uscita di 270 km/h. Punta velocistica oltre i 324 km/h.

Ferrari GTO

Questa è una delle “rosse” che fanno maggiormente vibrare l’apparato emotivo degli appassionati. Sin dalla sua uscita, avvenuta nel 1984, milioni di persone si sono innamorate di lei. Ancora oggi è al vertice delle preferenze dei ferraristi, insieme a pochi altri gioielli del “cavallino rampante”, dal carisma incredibile. La GTO ha preso forma in 272 esemplari, contro i 200 inizialmente previsti, per non deludere alcuni importanti collezionisti che non erano riusciti ad entrare nella lista iniziale.

Il suo stile porta la firma di Leonardo Fioravanti per Pininfarina ed evoca in qualche modo quello della 308 GTB, ma con un carattere e una carica di aggressività di ben altro tenore. Impossibile confonderle. La spinta fa capo a un motore V8 da 2855 centimetri cubi di cilindrata, disposto in senso longitudinale e sovralimentato da una coppia di turbocompressori, che sviluppa una potenza massima di 400 cavalli a 7000 giri al minuto e una coppia di 496 Nm a 3800 giri al minuto. Il tutto su un peso a vuoto di 1160 chilogrammi.

Ne deriva un quadro prestazionale di riferimento per i suoi tempi, con una velocità massima di 305 km/h, un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 4.9 secondi e da 0 a 1000 metri in 21.7 secondi. Certo, oggi numeri del genere non impressionano, ma a metà anni ottanta nessuno faceva meglio. Questa creatura del “cavallino rampante”, nota anche come 288 GTO (ma non è il suo nome ufficiale), è stata la prima serie limitata dell’era moderna.

L’auto che ha scritto un nuovo capitolo

Come abbiamo evidenziato in un’altra circostanza, si tratta della vettura che, in qualche modo, ha aperto il cantiere delle supercar, forse in termini assoluti. Senz’altro ha segnato un punto nodale nell’ambito dell’evoluzione della casa di Maranello. Impossibile non farsi travolgere dalle emozioni al cospetto della Ferrari GTO del 1984.

Questa vettura entra nell’apparato emotivo della porta principale. Difficile pensare a qualcosa di più genuino, considerazione che vale anche per la successiva F40. A lei va il merito di aver sdoganato i materiali compositi, come il kevlar, in un prodotto destinato alla clientela stradale, pur se con un apporto marginale.

L’applicazione di tali ingredienti si concentra sulla carrozzeria, ma dà un evidente contributo al contenimento delle masse, quindi al profilo prestazionale del modello. Con la GTO è nato un approccio nuovo, che ha segnato un cambio di passo di cui oggi fruiscono le realizzazioni più recenti del “cavallino rampante”. Il suo cuore biturbo ha fatto scuola. Oggi la doppia sovralimentazione è ricorrente nella produzione del marchio emiliano.

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