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Le Ferrari degli oligarchi e dei paperoni russi

Nei garage degli uomini d’affari dell’ex Unione Sovietica non mancano le “rosse”, scopri quali.

Ferrari California
La Ferrari California (Foto Ferrari)

Gli oligarchi e i ricchi imprenditori russi amano le cose costose. Anche le supercar rientrano nelle loro simpatie. Fra gli uomini d’affari del paese di Vladimir Putin che si sono concessi delle auto sportive di fascia alta, a marchio Ferrari, un posto di primo piano spetta senz’altro a Roman Abramovich, noto alle nostre latitudini anche per i suoi investimenti calcistici. Il riferimento va all’acquisto della squadra inglese del Chelsea. A lui e a tanti altri peperoni dell’ex Unione Sovietica piace circondarsi di cose belle.

Le grandi ricchezze accumulate coi loro business vengono messe in mostra soprattutto con l’acquisto di mega-yacht, ma anche le auto sportive e di lusso fanno la loro parte. Qui abbiamo deciso di focalizzare l’attenzione sulle fuoriserie del “cavallino rampante” acquistate nel tempo da alcuni paperoni russi. Partiamo proprio da Roman Abramovic, che possiede una FXX ed una 488 GT3. Poi ci sono la Ferrari Enzo nera di Suleiman Kerimov, distrutta in un incidente a Nizza, e la California di Alexander Donskoy, ex sindaco della città di Arkhangelsk.

Ferrari FXX: il gioiello di Abramovic

Questa è la “rossa” più prestazionale fra quelle in mano agli oligarchi russi. Si tratta di un’evoluzione in chiave racing della Enzo e non è omologata per l’uso stradale. Serve soltanto come laboratorio viaggiante, trasformando i suoi clienti in “Piloti Collaudatori“, chiamati ad interagire coi tecnici della casa del “cavallino rampante” per lo sviluppo di nuove soluzioni. La Ferrari FXX, che ha poi ceduto il passo alla FXX K, è anche un formidabile strumento di piacere. Per questa sua natura è nata una lotta all’accaparramento dei 30 esemplari prodotti, l’ultimo dei quali finito nelle mani di un certo Michael Schumacher.

L’auto deriva dal know-how maturato coi modelli speciali e da competizione. Si caratterizza per un livello prestazionale di assoluta eccellenza. La travolgente forza dinamica giunge da un motore aspirato V12 da 6262 centimetri cubi di cilindrata, che eroga la bellezza di 800 cavalli, a 8500 giri al minuto. Il cambio deriva direttamente da quelli di Formula 1 e completa un passaggio di marcia in soli 80 millisecondi. Lo scatto da 0 a 100 km/h richiede meno di 2.8 secondi. Ancora più muscolare il tono della versione Evoluzione, che ha portato la scuderia a quota 860 cavalli, a 9500 giri al minuto. Migliore anche il carico deportante offerto da questo step evolutivo. Il tempo di cambiata si è ridotto da 80 a 60 millisecondi.

Enzo: l’hypercar di Kerimov

Questa vettura del 2002 porta un nome impegnativo, essendo un omaggio al fondatore della casa del “cavallino rampante”. Inserita nel filone aperto dalla GTO del 1984, ha fatto seguito in questa stirpe anche alle successive F40 ed F50. Il suo look è esuberante, quasi da prototipo da corsa, pur nel quadro di una grande pulizia formale. Difficile trovare connessioni con altri modelli del marchio, ma si capisce subito che è una Ferrari. In totale fu prodotta in 400 unità, l’ultima delle quali donata a Papa Giovanni Paolo II, per fini benefici.

La spinta della Enzo era affidata a un motore aspirato V12 da 5998 centimetri cubi di cilindrata, con angolo di 65° fra le bancate, in grado di erogare una potenza massima di 660 cavalli a 7800 giri al minuto. Questa vigorosa carica energetica, abbinata alla leggerezza della vettura, resa possibile dall’ampio uso di fibra di carbonio, si traduceva in prestazioni di riferimento per quel periodo storico. Il canonico passaggio da 0 a 100 km/h richiedeva 3.65 secondi, in meno di 10 secondi si era già a 200 km/h, mentre il chilometro con partenza da fermo veniva bruciato in 19.6 secondi. La velocità massima si spingeva oltre quota 350 km/h.

Ferrari California: la compagna di Donskoy

Questa coupé-cabriolet oggi trova continuità nel listino della casa di Maranello con la Portofino M. Al momento del debutto scrisse una nuova pagina nella storia delle auto del “cavallino rampante” con il V8 disposto in posizione anteriore arretrata. Mai, prima di lei, una “rossa” aveva avuto un tetto rigido retrattile. La Ferrari California fu prodotta a partire dal 2008. Tra i suoi punti di forza c’era la versatilità. Anche in questo caso lo stile portava la firma di Pininfarina, con un risultato coerente, sia in configurazione aperta che in configurazione chiusa. Solo lo specchio di coda lasciava perplessi, per la pesantezza del blocco.

Decisamente più riuscita, su questo fonte, la successiva versione T. Anche l’abitacolo profumava di classe. Più confortevole di altre opere della casa emiliana, la California regalava ottime qualità dinamiche. Cuore pulsante del modello era un motore ad otto cilindri da 4296 centimetri cubi di cilindrata, capace di sviluppare una potenza massima di 460 cavalli a 7500 giri al minuto. L’accelerazione da 0 a 100 km/h veniva liquidata in 3.9 secondi. Notevole anche la velocità massima, nell’ordine dei 310 km/h. Ancora meglio faceva la versione del 2012, arricchita di altri 30 cavalli e alleggerita di altri 30 chilogrammi.

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