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Ammanco record di petrolio russo: rischio rincaro carburanti

Dopo le prime batoste, potrebbe arrivarne un’altra: ammanco record di petrolio russo da aprile, rischio rincaro carburanti

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Con la transizione energetica, la politica UE e italiana non ha retto, perché dichiaratasi impreparata a queste sfortune improvvise: aumenti dei carburanti alla pompa. Poi la guerra Russia-Ucraina ha peggiorato tutto, con benzina e diesel alle stelle, senza contare metano ed elettricità. Guai per gli automobilisti. Ma non finisce qui. Dopo le prime batoste, potrebbe arrivarne un’altra: ammanco record di petrolio russo da aprile, rischio rincaro carburanti. Per via delle sanzioni UE alla Russia. Non arriva più oro nero da Mosca, e così il bene diviene ancora più prezioso. In parallelo all’esplosione della domanda da parte della Cina e alle pur sempre presenti speculazioni.

Petrolio russo: cosa succede

Nell’Oil Market Report di marzo, l’AIE (Agenzia Internazionale Energia) fa il punto sul venire meno dell’export di greggio dalla Russia. Occhio: Mosca è il più grande esportatore di petrolio, invia 8 milioni di barili al giorno di greggio e prodotti raffinati a tutto il mondo.

Stime AIE: un ammanco di greggio russo pari a 3 milioni di barili al giorno a partire da aprile. In più, le perdite potranno aumentare man mano che il conflitto comporterà sanzioni economiche ulteriori e una sempre più vasta condanna internazionale. Insomma, più si dà addosso a Putin, più i rubinetti si chiudono. Senza contare il gas.

Ma si può sperare in un rimpiazzo da parte dell’Iran? Questo l’augurio della politica UE. No. Troppo ottimistico, secondo l’AIE. Uno: si deve raggiungere in fretta un accordo sul nucleare. Due: ci vorranno almeno sei mesi per aumentare di solo un milione di barili al giorno le esportazioni da Teheran. Situazione delicata per la politica UE: dalle mire di Putin al nucleare di Teheran.

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I numeri del greggio

Le esportazioni di greggio dalla Russia diminuiranno di 2,5 milioni di barili al giorno. Così divisi: 1,5 milioni di greggio e uno di prodotti petroliferi.

Prima dell’invasione dell’Ucraina, la Russia esportava circa 5 milioni di barili giorno di greggio e 3 di prodotti. Le consegne via oleodotto in Europa, Cina e Bielorussia continueranno. Un flusso che conta circa 1,9 milioni di barili giorno. Inoltre, gli asset in Europa di Rosneft e Lukoil continueranno a ricevere le esportazioni via nave, per altri 500.000 barili quotidiani.

Le consegne di 800.000-900.000 barili di greggio alla Cina continueranno e forse aumenteranno. Morale: un potenziale ammanco nelle esportazioni di greggio russo di 1,5 milioni di barili giorno. Perché Pechino è onnipresente, e sta divenendo sempre più forte sotto ogni profilo.

Sullo sfondo, per i politici, anche la questione dei prezzi di gas e ed elettricità che decollano.

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