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Dramma energia dopo 30 anni di no a tutto

Si vive un momento drammatico per l’energia. Pagando anche gli infiniti no a tutte le proposte alternative?

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Altro che crisi petrolifera degli anni 1970: l’Italia vive un momento drammatico per l’energia. Con rincari che riguardano la benzina a 2 euro il litro, il metano a 1,8 euro il kg, l’elettricità con bollette da incubo. Tutto ha ricadute su inflazione, beni di consumo, costo della vita. Proprio mentre si usciva a fatica dalla pandemia di Covid. A pagare, tutti. Per gli automobilisti, sono davvero legnate quando fanno rifornimento.

Il problema ora è che non si vede la luce in fondo al tunnel. Ci si interroga sul come e sul perché si sia giunti a questo. La domanda è lecita: si pagano anche gli infiniti no a tutte le proposte alternative? Solo per fare un esempio, si cercava di essere meno dipendenti dalle importazioni di petrolio con nuove trivellazioni in Italia, ma alla fine tutto è stato sempre bloccato.

Dramma energia: addio tabù carbone e nucleare

D’improvviso, per paradosso, il “padre” del Green Deal europeo, Frans Timmermans, ha ammesso: cadono i tabù sul ricorso al carbone e al nucleare, ha spiegato in un’intervista alla Bbc. Il governo tedesco, determinato ad accelerare sulle rinnovabili, ha anche detto che potremmo doverci tenere un po’ più a lungo il carbone e il nucleare, l’aggiunta. Quindi, i no del passato al carbone e al nucleare, d’incanto divengono nì. O magari anche sì.

Secondo paradosso. Qualcuno portava avanti questa tesi: la riduzione dell’offerta di combustibili fossili (o anche il taglio degli investimenti in produzione) si traduce in un’analoga riduzione della domanda di quei combustibili (se non ci sono alternative disponibili). In realtà, questo non è avvenuto. Anzi, c’è solo aumento dei prezzi, instabilità politica e rifiuto.

Quali soluzioni?

C’è chi punta sul fotovoltaico. Ma servono investimenti fortissimi, da cui si rientra nel lungo termine.

Troncare con la Russia, per non importare gas e petrolio? Lo dovremmo importare da altri, non si sa pagando quanto.

Ci sarebbero i soldi del Piano di rilancio. Soldi da dare agli Enti locali. In caso di mancato rispetto degli obblighi e degli impegni finalizzati all’attuazione delle direttive da parte di Regioni, Province autonome, città metropolitane, Province, Comuni o di qualsiasi altro soggetto attuatore, il Governo può procedere alla nomina di commissari, con il potere di prendere i provvedimenti necessari alla realizzazione dei relativi progetti.

Lo prevede l’articolo 120 della Costituzione: il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica.

Costi del gas: mistero

Poi c’è il mistero dei costi. Nell’attuale situazione di aumento dei costi dell’energia, aggravata dall’invasione russa dell’Ucraina, si sono moltiplicati gli appelli al Governo per conoscere l’effettivo costo del gas importato in Italia, che gli operatori acquistano con contratti di lungo periodo e che viene rivenduto ai prezzi ancorati all’indice Ttf olandese. La sottosegretaria al Mite Vannia Gava ha detto che per preminenti ragioni di sicurezza, oltre che per ragioni di tutela di dati sensibili, anche sotto il profilo commerciale, si ritiene non opportuno fornire indicazioni così puntuali.

Cosa fa l’Unione Europea per l’energia

La Commissione europea si prepara a rivedere il “toolbox” di ottobre 2021 per calmierare l’effetto dell’aumento dei prezzi dell’energia. Le prime azioni servono a ridurre la dipendenza dal gas russo importato. La prima azione è l’aumento delle forniture di Gnl. La Commissione sta discutendo con i maggiori consumatori mondiali di gas naturale liquefatto, cioè Giappone, Corea del Sud, Cina e India, per capire come si svilupperà la loro domanda in futuro e quindi per evitare la competizione e i prezzi alti. Corea e Cina, aggiungiamo, piuttosto amici di Putin.

La seconda azione è l’accelerazione sulle rinnovabili. La Commissione raccomanda agli Stati membri di reinvestire i proventi delle aste Ets per sostenere lo sviluppo delle rinnovabili. E poi fotovoltaico, biogas, idrogeno. A marzo 2022. Un po’ in ritardo, no? Era proprio necessario arrivare a questo punto prima di attivarsi su tutta la linea? La politica non poteva prevenire anziché curare?

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