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Dire basta al diesel è un suicidio, i perché di Carlo Bonomi

Per l’industria italiana le scelte fatte a livello europeo che eliminano il gasolio sono dannose, lo sostiene Carlo Bonomi, Presidente degli industriali.

Carlo Bonomi

L’addio ai vecchi motori diesel e benzina, con la transizione elettrica come primo obbiettivo sono scelte che hanno effettuato i vertici della Unione Europea. E ne ha parlato Carlo Bonomi, Presidnete degli industriali italiani (Coinfindustria). Alla transizione elettrica tutti gli Stati Membri si stanno adeguando. La mobilità elettrica deve essere raggiunta e la volontà della UE è assodata.

Bisogna passare alla mobilità elettrica più sostenibile a livello ambientale, con il conseguente addio ai motori endotermici. Ma non tutti sono in accordo con quanto stabilisce la UE, o meglio, c’è chi sostiene che esistano delle controindicazioni evidenti in questa scelta. E la filiera italiana dell’industria automobilistica ne esce con le ossa rotte, almeno questo sostiene il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che, come riporta il sito “FormulaPassion.it”, parla di autentico suicidio.

Perché secondo Bonomi la transizione elettrica penalizza l’Italia

Se qualcosa si può dire di Carlo Bonomi, Presidente degli industriali italiani è che le sue parole sono sempre dirette. Anche in questo caso il Presidente di Confindustria non lesina giri di parole per confermare come gli autentici diktat europei sullo stop ai propulsori endotermici non siano certo positivi per le produzioni del Bel Paese.

Bonomi non fa altro che analizzare quelle che sono ormai le decisioni prese dalla UE in materia di sostenibilità elettrica nella circolazione, con conseguente addio ai propulsori endotermici.

“La decisione di abbandonare il diesel a livello europeo secondo me è stata un suicidio. Le aziende tedesche hanno dichiarato di voler stanziare 70 miliardi di investimenti per la transizione, se noi pensiamo alle nostre Piccole e Medie Imprese (PMI) della componentistica, è ovvio che di fronte a questi investimenti, vadano in sofferenza”, queste le parole di Bonomi.

Elettrico ok, ma fare attenzione

Bonomi non è certo contrario alla mobilità elettrica, perché l’ambiente va tutelato, questo è chiaro. Ma bisogna prestare attenzione a tante cose che evidentemente in Europa trascurano. Bonomi, intervistato dal quotidiano “La Stampa” di Torino, è stato abbastanza chiaro.

“La transizione verso la mobilità elettrica se fatta in ottica di una governance mondiale, con obiettivi non velleitari e soprattutto se sono accompagnate dai mezzi per la transizione, non è sbagliata”, queste le parole di Bonomi durante l’assemblea della Unione degli Industriali di Torino.

L’occasione è stata propizia per Bonomi per rimarcare la centralità della città di Torino anche se con qualche crepa rispetto a Milano. Torino, la città che adesso diventa di nuovo centrale per via delle novità che hanno interessato Stellantis, con Mirafiori che diventa centro nevralgico della transizione elettrica del colosso nato dalla fusione tra PSA ed FCA.

Cosa ha detto il numero uno degli industriali

In aiuto a questa transizione elettrica ci sono i programmi relativi al Recovery Plan, cioè al Piano di Ripresa e Resilienza che il governo Draghi ha previsto. Servono fondi secondo Bonomi. Infatti, il Presidente di Confindustria ha ribadito che “il Pnrr è un piano e un piano non basta. Occorre agire, applicarlo in concreto” Occorre trasformare i progetti in atti compiuti e con dotazioni economiche che i soldi della UE per la ripresa, devono garantire. “La terziarizzazione che ha fatto la fortuna di Milano non ha svolto né un ruolo trainante a Torino, né ha compensato la maturità di alcuni comparti manifatturieri”, questa l’accusa di Bonomi.

Su Torino l’allarme di Bonomi è evidente. “La ricerca di vocazioni alternative ha, per ora, soddisfatto solo parzialmente i bisogni della crescita, nel tempo inferiore a quella media del Nord Italia. Lo storico concreto posizionamento di Torino nella tecnologia è adatto al momento e possiamo tornare a crescere in tutti i settori tecnologici e non solo nell’auto. Pensiamo all’aerospazio, alla meccanica strumentale, alla filiera del food, del turismo e della cultura”, così ha concluso il numero uno degli industriali italiani.

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