Davvero auto e bici possono convivere in città? Dopo il paragone fra Alfa Romeo e Cupra, fa ancora parlare di sé l’amministratore delegato del Gruppo Volkswagen, Herbert Diess. Stavolta, l’occasione è stata l’avvio di un progetto pilota che accorda a 500, tra i dipendenti del complesso di Wolfsburg, l’autorizzazione a raggiungere la loro di lavoro in bici.
Ecco le parole di Diess, su Twitter: “Pedalare è divertente, salutare e fa bene all’ambiente. Nei centri urbani sovraffollati, l’auto, inclusa l’auto elettrica a zero emissioni, sarà accettata in futuro solo se la bici avrà spazio sufficiente nel mix di mobilità”. Tradotto: sì alla convivenza macchina-due ruote a pedali.
Detto da un capo di un’associazione ciclistica, si capirebbe subito. Fa parte del lavoro di lobby, legittimo. Detto dal capo di VW, ha un altro significato: vuole dire che il gigante tedesco è oggi molto sensibile al tema ambientale. E al tema della mobilità alternativa.
In più, va detto che in Germania i verdi hanno un peso specifico notevole. Può darsi che le parole di Diess abbiano come obiettivo quello di cercare una proficua collaborazione con le forze politiche. A favore anche dell’auto elettrica. Su cui VW spinge in modo forsennato, con le ID.3 e ID.4, per fare fastidio specie a Tesla. La bici come mezzo complementare all’auto, e non come nemico dei veicoli a motore: l’automobilista può spostarsi con un’auto elettrica fin dove può, e poi in bici. Senza inquinare.
Auto e bici: rapporto difficile
Ma torniamo al quesito di partenza: davvero auto e bici possono convivere in città? Anzitutto, dipende dalla cultura delle strada dei due tipi di utenti: uno è forte, in auto; l’altro è debole, sulla bici. Entrambi tuttavia, in egual modo, devono rispettare il Codice della Strada. Devono utilizzare il buon senso. Se l’automobilista non può sfoderare aggressività e prepotenza, da parte sua il ciclista non può tagliare la strada senza rispettare il semaforo rosso. A sua volta, il ciclista non può viaggiare sui marciapiedi, divenendo utente aggressivo nei confronti di chi è ancora più debole, il pedone.
Esiste poi un problema di spazio. Magari negli Stati Uniti o nella stessa Germania, la carreggiata è abbastanza ampia per auto e bici. Non così nelle città italiane. Dove l’invasione di piste ciclabili senza senso, non protette, rende rischiosa la convivenza fra auto e bici.
Non ultimo, cautela coi nuovi strumenti: i monopattini elettrici. Che stanno trasformando i centri urbani in contesti ancora più pericolosi.