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Le più belle Maserati, Lancia e Alfa Romeo di Marcello Gandini

Marcello Gandini ha firmato auto straordinarie della produzione italiana, eccone alcune.

Maserati Shamal posteriore
Il massiccio posteriore (Foto Maserati)

Marcello Gandini è uno dei più grandi designer automobilistici mondiali. Si può definire uno stilista dell’universo a quattro ruote. Dalla sua matita sono nate alcune delle auto più spettacolari di sempre, come le Lamborghini Miura e Countach. Diverse le collaborazioni di pregio con alcuni storici marchi italiani, oggi presenti nella galassia Stellantis. Proprio a questi dedichiamo oggi le nostre attenzioni, per mettere in risalto l’eccellenza della partnership.

Scegliere tre modelli per rappresentare al meglio il rapporto non è stata un’impresa facile, ma ci abbiamo provato. Ovviamente, non abbiamo la pretesa che la nostra lista sia condivisa da tutti. Alcuni, infatti, potrebbero muovere qualche appunto, avendo gusti diversi dai nostri, ma crediamo che nessuno possa mettere in dubbio la qualità e il carattere delle vetture selezionate. Ci sono un’Alfa Romeo, una Lancia e una Maserati. Volete scoprire di quali gioielli si tratta? Bene: non vi resta che leggere il resto del post per soddisfare la vostra curiosità.

Maserati Shamal

Il fatto che la Maserati Shamal sia opera di Marcello Gandini è messo in risalto dal taglio dei passaruota posteriori, che ricordano quelli della Lamborghini Countach, mitica opera del grande maestro piemontese. Un modo ulteriore per sottolineare la paternità stilistica dell’auto, che rappresenta la punta di diamante della gamma Biturbo. Si tratta, infatti, della versione più estrema e prestazionale di quella famiglia, da cui si distingue per il fascino nettamente più esotico, oltre che per il quadro dinamico molto più spinto.

Questa coupé da sogno non cerca l’eleganza, come la Quattroporte della quarta serie, firmata dallo stesso autore. Altri gli scopi, altre le ispirazioni stilistiche. Pur essendo un’auto molto innovativa, il legame con la tradizione del marchio è palese, non solo per il nome del modello, che riprende quello di un vento caldo della Mesopotamia. La spinta fa capo a un motore V8 da 3.2 litri, sovralimentato con una coppia di turbocompressori. Frutto di una nuova progettazione, questo cuore meccanico sviluppa una potenza massima di 326 cavalli, che pungono come un tridente.

L’accelerazione da 0 a 100 km/h viene liquidata in 5.3 secondi, mentre la velocità massima si spinge oltre quota 270 km/h. Notevole il pacchetto tecnologico, che interessa anche le sospensioni, dotate di un sistema elettronico di controllo attivo. Così viene garantito il giusto mix di comfort e precisione di guida. Netto lo stacco della Maserati Shamal dalle altre coupé della serie Biturbo, da cui il modello si distingue al primo sguardo. Controllare l’energia scaricata sulle ruote motrici posteriori è un bel piacere, ma bisogna saperci fare.

Lancia Stratos

Un autentico mito, che ha lasciato una traccia indelebile nella storia dell’auto e dell’automobilismo. Roba da far vibrare l’apparato emotivo, stimolando le migliori corde sensoriali. Marcello Gandini ne ha firmato lo stile per Bertone, disegnando delle linee consegnate all’eternità. Il frutto degli sforzi creativi è un’auto dal look avveniristico che, al momento del debutto, sembrava un’astronave venuta da Marte. Sua cifra stilistica sono le linee a cuneo, cui va il merito dell’identità estetica molto marcata. Impossibile confondere questa vettura con le altre.

La Lancia Stratos si è fissata nel cuore degli appassionati, per il fascino della sua composizione. Gran parte del merito va al motore, un V6 Dino da 2.4 litri, proveniente da casa Ferrari. Anche la trasmissione è Made in Maranello. Superfluo dire che le musicalità meccaniche sono da antologia. Si starebbe per ore ad ascoltare il suo magnifico sound, sia nella versione stradale che in quella da gara. Quest’ultima, con i suoi successi a raffica, ha reso iconico il modello, consegnandolo alla leggenda.

L’abitacolo dell’auto era una cellula di sicurezza in acciaio, cui erano saldati due telai a tubi quadri di acciaio, a supporto del gruppo propulsivo e delle sospensioni. Fra le caratteristiche architettoniche, il passo corto e le carreggiate larghe, per un comportamento agile e maneggevole. Sull’efficienza dinamica non c’è nulla da aggiungere, vista la forza espressiva dei risultati. I trionfi raccolti dal modello valgono più di mille parole: la Lancia Stratos HF da gara vinse il titolo costruttori del mondiale rally nel 1974, 1975 e 1976. Nel 1977, con questo modello, Sandro Munari si assicurò il titolo piloti.

Alfa Romeo Montreal

Firmata da Marcello Gandini per Bertone, si offre allo sguardo con un look di carattere. Anche se non ha avuto il successo meritato, si è ritagliata uno spazio nella storia del marchio del “biscione”. Gran parte del merito è ascrivibile allo stile della sua carrozzeria, che non fatica a conquistare il consenso degli occhi, grazie al trattamento muscolare dei volumi e alla personalità stilistica al modello. Anche il motore è all’altezza delle aspettative, con un vigore prestazionale di adeguato spessore. Quest’auto sportiva italiana fece il suo debutto al Salone di Ginevra del 1970. Ancora oggi è in grado di guadagnare la scena, su strada come nei contesti espositivi.

Fra i dettagli stilistici, meritano di essere menzionate le “palpebre” che celano parzialmente i doppi fari anteriori e le sei feritoie orizzontali sui montanti che snelliscono la vista laterale, conferendole altro vigore dinamico. Uno degli elementi caratteristici del suo design è la vistosa presa d’aria di tipo Naca al centro del cofano motore, per alleggerire sul piano ottico il rigonfiamento dovuto alla presenza di un corposo V8.

Questo motore da 2.6 litri, con 200 cavalli all’attivo, deriva da quello della 33 da gara, ammorbidito per l’uso stradale. Notevole il quadro prestazionale, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 7.1 secondi e da 0 a 1000 metri in 27.5 secondi. La velocità massima si spinge oltre i 224 km/h. Sono cifre che oggi, magari, fanno ridere, ma in quegli anni avevano il loro peso specifico. Il compito di smorzare le danze dell’Alfa Romeo Montreal era affidato a quattro dischi autoventilanti Girling.

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