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Ecco la Consulta per le politiche della mobilità sostenibile

Ci siamo, arriva un nuovo ente per la transizione ecologica

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Italia pronta al Green Deal. Ecco la consulta per le politiche della mobilità sostenibile: speranze per l’elettrico: arriva un nuovo ente per la transizione ecologica. Lo annuncia, e qui il gioco di parole è necessario, il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili. Tutto a favore dell’ambiente, con speranze per l’elettrico. L’auspicio è che ci sia spazio per colonnine e incentivi.

Quali i target? L’elaborazione di proposte e indirizzi, l’aggiornamento e la condivisione della valutazione d’impatto delle politiche e degli interventi del ministero. A partire dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Coi soldi dell’Unione europea.

Pe il ministro Enrico Giovannini, che ha firmato il decreto istitutivo della Consulta, le decisioni sulle attività e i progetti avranno un impatto su persone e imprese, su economia e ambiente. Così, è importante raccogliere pareri, dati e valutazioni per perseguire le attività del ministero. In un’ottica di condivisione finalizzata allo sviluppo sostenibile.

Ci si arriva col confronto con le parti sociali, le organizzazioni datoriali, le associazioni ambientaliste e le reti della società civile. Dopo l’approvazione del Pnrr, ci sarà il focus di approfondimento sulle singole missioni del Piano stesso e sui progetti di competenza del ministero.

Mobilità sostenibile: e i costi?

Nel mirino, i costi della transizione alla sostenibilità. Per esempio, chi paga l’installazione delle colonnine elettriche? Gli appalto come vanno fatti? E poi c’è la questione della manutenzione delle stazioni di rifornimento della corrente.

Ma di quanti soldi parliamo in arrivo dall’Ue? Il Governo Draghi presenterà un pacchetto complessivo di interventi da 221,5 miliardi. Ossua 191,5 miliardi coperti con il Recovery Fund (138,5 per nuovi progetti e 53 per sostituire coperture di progetti già in essere). Più i 30,04 del Fondo complementare alimentato con lo scostamento di bilancio in cui dovranno confluire i progetti “esclusi” dal Piano: l’Italia si deve esporre come disavanzo. Da qui, passa il futuro del Paese. Sono debiti buoni, da impiegare con sapienza.

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