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Alfa Romeo P2: auto storica mitica e gloriosa

Le imprese dell’Alfa Romeo P2 si sono incise nella leggenda del motorsport.

Alfa Romeo P2
Vista laterale

Parlare dell’Alfa Romeo P2, senza entrare in un vortice emotivo è impossibile, perché si tratta di un mito nel mito. Le vicende storiche e sportive di quest’auto da corsa hanno consolidato l’immagine del marchio milanese, proiettandolo in una nuova dimensione. Solo 6 gli esemplari prodotti, dal 1924 al 1925, quando il modello vinse il primo campionato del mondo di automobilismo. Un risultato che, da solo, basta a far brillare in modo indelebile il suo curriculum sportivo e il suo valore culturale.

Fra le regine da gara degli anni venti, l’Alfa Romeo P2 ebbe tra i suoi piloti grandi nomi del motorsport. Siete curiosi? Eccoli: Antonio Ascari, Giuseppe Campari, Gastone Brilli-Peri, Achille Varzi e Tazio Nuvolari. Il debutto in corsa avvenne al Circuito di Cremona, il 9 giugno 1924, per la 200 Miglia. Fu un esordio vincente, con Antonio Ascari primo al traguardo: il risultato fece presagire il luminoso futuro. Da segnalare anche il record velocistico mondiale messo a segno nella stessa circostanza, sui 10 chilometri lanciati, con 195 km/h.

Un cammino sportivo costellato di successi

Alcune settimane dopo giunse la gloria anche al Gran Prix de l’Automobile Club de France di Lione, con Giuseppe Campari al volante. La striscia vincente ebbe un seguito al Gran Premio d’Italia del 19 ottobre, con un poker guidato da Antonio Ascari, primo alla bandiera a scacchi, davanti a Wagner, Campari e Wagner, anche loro su Alfa Romeo P2. I due successi su quattro gare in calendario consentirono all’auto del “biscione” di guadagnare il titolo iridato nel 1925. I sigilli giunsero nel Gran Premio d’Europa di Spa-Francorchamps (Belgio) con Antonio Ascari e nel Gran Premio d’Italia a Monza con Gastone Brilli-Peri. Questi risultati bastarono a consegnare alla casa milanese l’affermazione nel primo campionato del mondo di automobilismo.

Purtroppo la stagione fu segnata anche da un lutto, perché durante il Gran Premio di Francia, a Montlhéry, Ascari ebbe un incidente mortale quando governava le danze della corsa transalpina. Era il 26 luglio. Doveroso il ritiro delle altre due Alfa Romeo P2 in gara. Nel 1926 queste vetture, per via di un cambio regolamentare, furono tagliate fuori dal World Manufacturers Championship e trovarono impiego in categorie diverse, nelle mani di squadre private. I successi continuarono ad arrivare, anche negli anni a venire. Da segnalare, fra gli altri, il primo posto conquistato alla Targa Florio del 1930 da Achille Varzi, che riuscì ad imporsi nella difficile sfida siciliana. Fu un trionfo in veste ufficiale, che interruppe una lunga serie di vittorie targate Bugatti.

Alfa Romeo P2: curiosità tecniche

Il progetto dell’Alfa Romeo P2 ruotò attorno all’ingegno di Vittorio Jano, tecnico di notevole caratura portato nella casa milanese da Enzo Ferrari. La sua opera tanto peso ebbe nella storia sportiva dell’azienda lombarda, che ancora oggi gode dei riflessi positivi di quelle strepitose parentesi sportive. Dotata di telaio a longheroni e traverse di acciaio, l’Alfa Romeo P2 si fregia del primo motore ad 8 cilindri in linea del marchio del “biscione”. Si tratta di un 1987 cm3 sovralimentato. Questo, nella prima versione del 1924, erogava 140 cavalli di potenza. L’anno dopo il serbatoio energetico toccò quota 155 cavalli, per crescere ancora nel tempo. Il picco si spinse a 175 cavalli nel 1930, anno del già citato trionfo nella Targa Florio, leggendaria gara siciliana ideata da don Vincenzo Florio.

In quest’ultimo step la cilindrata crebbe a 2006 cm3, grazie a un leggero rialesaggio. Cambiamenti interessarono anche le carreggiate, allargate per accogliere gli assali della nuova serie 6C, insieme ad altre modifiche tecniche. A rallentare le danze dell’auto ci pensavano dei freni a tamburo, che avevano il loro bel lavoro da fare per garantire adeguate decelerazioni al mezzo, capace di raggiungere i 225 km/h di velocità massima. Sul fronte sospensioni, l’Alfa Romeo P2 faceva ricorso all’assale rigido sia davanti che dietro.

Due i posti a bordo, con quello del meccanico arretrato. Da segnalare la presenza di un sottoscocca carenato, utile in chiave aerodinamica, anche se a quei tempi la scienza dei flussi non era molto avanzata. Il peso dell’auto era pari a 750 chilogrammi. Solo 6 gli esemplari prodotti, 3 dei quali trasformati in P2-30. I 2 esemplari dell’Alfa Romeo P2 rimasti ancora in vita si trovano oggi al Museo Storico Alfa Romeo di Arese e al Museo dell’Automobile di Torino.

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