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Fra Autostrade e Governo scontro più aspro

Intanto, gli automobilisti non conoscono il loro destino in fatto di pedaggi

atlantia

Fra Autostrade e Governo scontro più aspro: Atlantia (che detiene Aspi, Autostrade per l’Italia), della famiglia Benetton, resta sulla sua posizione. Ossia quella di essere disponibile alla cessione di Autostrade per l’Italia. E, per quanto riguarda la trattativa con Cassa depositi e prestiti, rimane la volontà di compiere ogni sforzo per raggiungere un accordo rispettoso delle finalità espresse nella lettera del 14 luglio. Ma anche di “tutelare i diritti e gli interessi degli azionisti. Ma Atlantia ha ribadito che non intende concedere a Cassa depositi e prestiti la manleva da responsabilità connesse al crollo del Ponte Morandi o altri problemi sulla rete.

Fra Autostrade e Governo scontro più aspro: questione manleva

Cosa significa? Atlantia vuole vendere Aspi. Ma, se lo fa, la responsabilità dei danni per il Ponte Morandi fa capo al compratore. Non più ad Atlantia. Come già ClubAlfa aveva annunciato in largo anticipo qui.

A metà luglio, il Governo Conte e i grillini avevano cantato vittoria. L’opzione della revoca, che porta con sé il rischio di un lungo contenzioso legale, era uscita di scena. Infatti, i Benetton avevano accettato di uscire dall’azionariato. Mentre la società controllata dal Tesoro (Cassa depositi e prestiti) avrebbe dovuto entrare. Acquisendo l’intera partecipazione di Atlantia in Aspi. Poi però il patatrac: le trattative sul prezzo e sulle condizioni della vendita sono apparse in salita.

Per Cassa depositi e prestiti, responsabilità dei danni dal crollo del Ponte di Genova, più soldi in manutenzione, meno soldi dai pedaggi che dovevano scendere. Morale: Aspi forse venduta agli stranieri. Enorme vittoria di Benetton e sconfitta terribile per il Governo Conte e il M5S.

Il 4 agosto il consiglio di amministrazione di Atlantia ha comunicato di aver individuato una soluzione alternativa: mettere sul mercato l’88% di Autostrade attraverso una gara internazionale. Un esito totalmente diverso rispetto a quello concordato a luglio: un trionfo per i Benetton.

Atlantia sostiene di aver rispettato le condizioni dettate dal Governo: fra l’altro, sono stati stanziati 3,4 miliardi di euro nel Bilancio di Aspi quale importo compensativo, tra cui 700 milioni per la ricostruzione del Viadotto Polcevera e per risarcire i danni diretti. È stato anche accettato di cedere il controllo di Aspi.

Dal crollo del Ponte al crollo alle regionali

L’eterna minaccia della revoca della concessione ad Aspi è tornata in auge. Ma qui c’è un altro guaio: attorno ai 25 miliardi di euro da pagare ad Atlantia per la fine della convenzione in anticipo sui tempi. Prima lo Stato dà la rete in concessione con contratto, poi non rispetta quel contratto. Possibile un contenzioso legale lungo e sanguinoso.

Con la revoca, si avrebbe un default sistemico gravissimo, esteso a tutto il mercato europeo, per 16,5 miliardi di euro. Più il blocco degli investimenti”. E verrebbero messi a serio rischio 7.000 posti di lavoro in Aspi. Intanto, gli automobilisti restano appesi al nulla: che ne è della manutenzione? E che ne è dei pedaggi?

Per il Governo Conte e i pentastellati, anche una questione d’immagine: escono sconfitti dopo il crollo del Ponte di Genova. Fino al crollo elettorale dei grillini alle scorse regionali, chissà, magari anche per questa vicenda. Unita ai monopattini elettrici, che sono una catastrofe per la sicurezza stradale, la mancanza di incentivi forti all’auto, il Reddito di cittadinanza flop, i bonus a pioggia in senso assistenzialistico.

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