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Revoca Autostrade per l’Italia: 3 possibilità

Che cosa può succedere al gestore di Atlantia (Benetton): automobilisti molto interessati, perché ci sono i pedaggi in ballo

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È arrivata un’altra notizia forte in tema di revoca Autostrade per l’Italia, di cui si parla da due anni, ossia dal crollo del Ponte di Genova: c’è una lettera riservata sul dossier Autostrade inviata il 13 marzo al presidente del Consiglio Giuseppe Conte dalla ministra dei Trasporti Paola De Micheli. Che punta a soluzione transattiva. Il motivo? L’Avvocatura dello Stato ritiene possibile, in sede giudiziaria, il diritto di Aspi all’integrale risarcimenti di 23 miliardi. Per la revoca della concessione. Soldi riconosciuti dai giudici in Italia o in Europa.

Revoca Autostrade per l’Italia: tris di ipotesi

A questo punto, le possibilità sono tre.

  1. La revoca della concessione. Con possibile penale, che la ministra De Micheli non vede di buon occhio.
  2. Concessione revocata con commissariamento, tramite decreto legge.
  3. Aumento di capitale Aspi facendo entrare lo Stato, tramite la Cassa depositi e prestiti, e una cordata di investitori. Così l’attuale quota dei Benetton (l’88% detenuto da Atlantia, la loro holding infrastrutturale, che hanno in mano con il 30,25%) diventa minoritaria.

Sullo sfondo, la possibilità che si arrivi anche a un abbassamento dei pedaggi.

Che cosa dice la Fondazione Crt sulla questione Autostrade

Sulla revoca Autostrade per l’Italia, dice la sua anche la Fondazione Crt, che detiene il 4,53% delle azioni di Atlantia. La decisione del Governo è auspicabile, afferma, che tenga conto di 3 fattori:

  • la credibilità internazionale dell’Italia;
  • l’impatto economico e sociale sul mondo del lavoro e sulla crescita del sistema infrastrutturale sempre più strategico per il Paese;
  • il valore sociale generato dalla redistribuzione delle risorse delle Fondazioni azioniste a favore degli enti non profit del territorio.

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