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Le polveri sottili aiutano il coronavirus

Lo dice uno studio della Società di medicina ambientale. Pertanto, meglio abbattere le polveri sottili

smog corona

Le polveri sottili aiutano il coronavirus: questo il verdetto di uno studio del della Società di medicina ambientale (Sima). Il particolato atmosferico funziona da da vettore di trasporto, per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. Che si “attaccano” (con un processo di coagulazione) al particolato atmosferico.

Le polveri sottili aiutano il coronavirus

Questo è un guaio, specie al Nord, dove non si respira. Tanto che l’Unione europea vuole appiopparci una multa di un miliardo di euro, causa smog. Il particolato fa da base. Il tasso di inattivazione dei virus nel particolato atmosferico dipende dalle condizioni ambientali. Un aumento delle temperature influisce positivamente sulla velocità di inattivazione del virus.

Lo dicono i numeri: attenzione al particolato

C’è una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di PM10 registrati nel periodo 10 febbraio-29 febbraio e il numero di casi infetti da Covid-19 aggiornati al 3 marzo. Le concentrazioni elevate superiori al limite di PM10 in alcune Province del Nord Italia possono aver esercitato un’azione di impulso alla diffusione virulenta dell’epidemia.

Esempi del passato: virus e particolato

Nel 2010, l’influenza aviaria è stata veicolata per lunghe distanze attraverso tempeste asiatiche di polveri che trasportano il virus. I ricercatori hanno dimostrato che vi è una correlazione di tipo esponenziale tra due numeri: le quantità di casi di infezione; e le concentrazioni di PM10 e PM2.5. Nel 2016, esiste una relazione tra la diffusione del virus respiratorio umano (RSV) nei bambini e le concentrazioni di particolato. Questo virus causa polmoniti in bambini e viene veicolato attraverso il particolato in profondità nei polmoni. La velocità di diffusione del contagio è correlata alla concentrazione di PM10 e PM2.5.

 

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