Attenzione al coronavirus in car sharing. Perché? Semplice. Perché i virus amano gli ambienti chiusi e piccoli, come gli abitacoli delle auto. E perché il coronavirus sopravvive a lungo sulle superfici. Quindi anche nelle vetture questo è possibile. Pertanto nessun allarme ingiustificato, niente panico; tuttavia sì a lavarsi le mani di frequente, specie dopo aver toccato il volante, la leva del cambio, o magari il cruscotto. O la stessa maniglia della porta. Cautela per la trasmissione del coronavirus: dal malato alla struttura dell’auto, da questa alla mano del guidatore, che poi si porta la stessa mano alla bocca o al naso.
Coronavirus in car sharing: perché le precauzioni
Il car sharing è il noleggio lampo, per qualche minuto, in città. Se le auto sono sporche o vandalizzate (come spessissimo accade), questo può anche non rappresentare un pericolo immediato per la salute. Ma se le auto sono state guidate da un portatore di coronavirus, che ha parlato o tossito o starnutito in macchina, le particelle di saliva possono essersi depositate sulle superfici interne della vettura. Il rischio è lì. L’ideale sarebbe pulire prima di partire. Alla peggio, lavarsi benissimo le mani dopo l’uso della vettura, senza mai portarle a bocca e naso.
Coronavirus in Lombardia: allarme
Il guaio riguarda in particolare la Lombardia, anche Milano. Comunque, ora c’è il decreto: è fatto obbligo alle Autorità sanitarie territorialmente competenti di applicare la misura della quarantena. Con sorveglianza attiva. Per 14 giorni. A chi? Agli individui che abbiano avuto contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva Covid-19. Qui sta il problema: individuare chi è stato a contatto con un malato. Un malato che sappia di esserlo. Non sempre ci sono i sintomi. A ogni buon conto, se in auto in car sharing si trasporta una persona che ha i sintomi del virus (starnuti e tosse soprattutto), va ricordato al malato di usare fazzoletti usa e getta. E si dovrebbe pulire accuratamente le strutture della vettura dove possono essersi depositate goccioline di saliva. Ecco perché chi è stato negli ultimi 14 giorni in Cina deve comunicare tale circostanza al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria territorialmente competente. Acquisita la comunicazione, l’Autorità sanitaria territorialmente competente provvederà all’adozione della misura della permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva.
Coronavirus e contagio in Italia: la situazione
Alle 12 del 23 febbraio 2020, quanti rischi di contagio in Italia? Quali pericoli per chi va in car sharing, sui mezzi pubblici, nei centri commerciali, nei luoghi chiusi e affollati? Complessivamente sono 132 le persone che sono state positive al coronavirus. Di queste due sono decedute, e c’è poi il ricercatore italiano tornato da Wuhan che è guarito. Questa la distribuzione regionale: 88 casi in Lombardia, 24 in Veneto, 6 in Piemonte, 9 in Emilia-Romagna e 2 nel Lazio (la coppia di turisti cinesi). Il totale delle persone che sono quindi attualmente sotto osservazione sono 129. Di queste sono 54 ricoverate in ospedale con sintomi, 26 in terapia intensiva e 22 in isolamento domiciliare. Lo ha detto il capo della Protezione civile Angelo Borrelli. Poi c’è la questione posti letto. Sono oltre 3000 i tamponi eseguiti. Al momento sono già disponibili posti letto nelle strutture militari in Italia nel caso fosse necessario mettere i cittadini in quarantena. L’Esercito ha messo ha disposizione 3.412 posti letto in oltre mille camere, mentre l’Aeronautica ne ha dati circa 1.750. È stata fatta inoltre una ricognizione con le Regioni per gli alberghi.