L’inventore che trasforma plastica in carburante è “sotto attacco”: la verità sul caso Julian Brown

Julian Brown ha perfezionato la sua tecnologia partendo da esperienze personali nel campo della saldatura e una forte spinta idealistica.
verità sul caso Julian Brown verità sul caso Julian Brown

Dopo quasi tre settimane di totale assenza dai social, Julian Brown, il giovane inventore ventunenne salito agli onori della cronaca per la sua tecnologia innovativa chiamata Plastoline, è finalmente riapparso. A confermare che il ragazzo è sano e salvo è stata sua madre, Nia Brown, in una dichiarazione rilasciata a Daily Mail, nella quale ha affermato: “Julian sta bene, ma non posso divulgare ulteriori dettagli per motivi di sicurezza”. E qui si sono scatenate (di nuovo) le teorie del complotto.

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Il caso aveva suscitato grande allarme tra i suoi 1,8 milioni di follower su Instagram, soprattutto dopo un video pubblicato alcune settimane fa, in cui Brown si mostrava visibilmente scosso e affermava di essere “sotto attacco”. Il filmato, accompagnato da una didascalia criptica, aveva immediatamente acceso il dibattito online, dando origine a una raffica di ipotesi che coinvolgevano persino potenziali interessi ostili legati alla sua invenzione. Qualche grande nome o la lobby dei produttori di carburanti nella questione?

verità sul caso Julian Brown
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La tecnologia sviluppata da Brown, un reattore di pirolisi a microonde alimentato da energia solare, promette di trasformare i rifiuti plastici in carburanti utilizzabili come benzina, diesel e persino cherosene. Il processo si basa sulla scomposizione della plastica in assenza di ossigeno, generando idrocarburi liquidi: una soluzione tanto geniale quanto (possibilmente) destabilizzante per le industrie energetiche tradizionali. Certo, se fosse nuova. Ma si tratta dell’ennesima applicazione di alcuni principi già oggetto di esperimenti e brevetti emersi negli ultimi dieci anni.

Nonostante l’interesse crescente per il giovane inventore, però, il Dipartimento di Polizia di Atlanta aveva dichiarato a Newsweek di non aver ricevuto alcuna denuncia formale di scomparsa. Il silenzio di Brown, infatti, sarebbe stato puramente “social” e dovuto, a quanto si apprende, a qualche attacco hacker. Tutto quanto il contesto, però, ha solo aumentato la confusione e l’inquietudine, fino alla conferma ufficiale della madre.

Julian, originario dell’area metropolitana di Atlanta, ha perfezionato la sua tecnologia partendo da esperienze personali nel campo della saldatura e una forte spinta idealistica: “Vedevo un problema enorme, quello della plastica, e nessuna soluzione efficace”, ha raccontato a Forbes.

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La sua startup, NatureJab, è diventata virale grazie alla sua presenza su TikTok e Instagram, dove mostra i suoi esperimenti, spesso realizzati con materiali riciclati e in un contesto “open source”. Il percorso non è stato privo di ostacoli: nel 2024 Brown ha subito gravi ustioni durante un test fallito, ma non ha mai abbandonato il suo progetto. In questi anni, però, ha anche raccolto oltre 30.000 dollari su GoFundMe e ricevuto una sovvenzione da 100.000 dollari da Alexis Ohanian, cofondatore di Reddit. “Finché sarò in vita, i rifiuti plastici saranno energia inutilizzata”, ha dichiarato a Bold Journey.

È vero che esistono rischi reali e concreti per coloro che, quali innovatori, con le loro idee, mettono in discussione i modelli economici dominanti. Ma in questo caso, probabilmente, si è montato un caso che si nutre più delle suggestioni dei complottisti che di un effettivo tentativo di mettere a tacere una mente (innegabilmente) brillante.

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