Una Ferrari 412 è stata sottoposta a un restomod che non intercetta il consenso dei puristi, anche se il lavoro è stato eseguito allo stato dell’arte. Ora sotto il suo cofano anteriore pulsa un moderno V12 da 6.5 litri di cilindrata, “preso a prestito” da una 812 Superfast, abbinato a un cambio manuale a sei marce, derivato da quello automatico della 599 GTB Fiorano.
Basta questo a differenziarla enormemente dall’auto di partenza, che nacque per sostituire la 400i, cui diede una gradevole rinfrescata pure nello stile, ad opera di Pininfarina. Nella sua configurazione standard, la spinta della 412 fa capo a un V12 da 5.0 litri, in grado di sviluppare 340 cavalli di potenza massima. In questa veste, l’energia giunge a terra, sulle ruote posteriori, con 2 opzioni di trasmissione: automatica a 3 marce e manuale a 5 marce.
Notevoli le prestazioni. Nella versione a 5 rapporti, l’accelerazione da 0 a 100 km/h viene archiviata in 6.7 secondi, mentre dopo 26.4 secondi il chilometro con partenza da fermo passa nel mondo dei ricordi. La punta velocistica tocca quota 245 km/h. Ovviamente, con la nuova meccanica scelta per il restomod ci si spinge a livelli nettamente migliori, ma le metriche non sono tutto nella vita.
Cominciamo col dire che questo intervento di tuning, orientato alla modernizzazione del prodotto, in un quadro che combina l’estetica classica con la tecnologia e le prestazioni attuali, è venuto a costare più di 1.8 milioni di milioni di dollari. Siamo ben oltre il valore di mercato di una Ferrari 412 usata. Con la stessa cifra si sarebbe potuto acquistare un gioiello del “cavallino rampante” di tutt’altro fascino e tenore emotivo, originale al 100%, ma ognuno ha le proprie preferenze.
Un vecchio adagio latino diceva che “de gustibus non est disputandum“. Qui non voglio metterlo in discussione, ma la massima non mi trova d’accordo, almeno nel caso specifico. La fusione di “restauro” e “modifica” proposta dalla grossa coupé 2+2 in esame tocca pure lo stile della carrozzeria e degli interni, completamente personalizzati e rivestiti in cashmere mongolo. Il risultato è l’esemplare della specie più singolare e costoso oggi esistente.
Solo una persona dalle possibilità economiche sconfinate poteva pensare a una trasformazione del genere. Non vi è dubbio che il committente appartenga a pieno titolo alla categoria. Per giungere al risultato finale, Otsuka Maxwell Design (OMD), cui è stato conferito l’incarico di tradurre la visione in realtà, ha dedicato al progetto oltre 5.000 ore di lavoro.
Il look della (ormai ex) Ferrari 412 è diventato molto più muscolare, ma non ha la magia delle origini. Sicuramente è più allineato ai canoni del presente, senza che questo si traduca in un vantaggio visivo. Per quel che mi riguarda, preferisco la veste ordinaria, a mio avviso più coerente e compiuta, ma io sono un tradizionalista, legato al culto incontaminato del “cavallino rampante“, quindi appartengo alla categoria delle mosche bianche.
Abbiamo già scritto della sostituzione del motore, che è l’intervento di maggiore portata eseguito sul modello restomod. Qui la spinta fa capo a un V12 aspirato da 6.5 litri. Lo stesso della 812 Superfast, con 800 cavalli al servizio del piacere. Cambiano i coperchi delle valvole, per dare un aspetto più retrò, quando si apre il cofano anteriore. Così le stonature cronologiche sono in parte mascherate. Presenti all’appello anche dei piccoli interventi di revisione tecnica, ma questi non incidono sulle doti generali. Grande la cura per gli aspetti estetici.
L’energia giunge al suolo col supporto di una trasmissione manuale a 6 rapporti. Si tratta, in sostanza, dell’automatico della 599 GTB trasformato in manuale. Un lavoro folle anche questo, eseguito sempre da OMD. Sul fronte estetico, la proposta in esame differisce sensibilmente dalla Ferrari 412 standard. Tanti gli elementi visivi diversi, che si legano ai canoni dei tempi moderni. In questa prospettiva va letta l’eliminazione dei fari a scomparsa. Fanno un certo effetto i cerchi forgiati Brixton da 18 pollici, che puntano a dare energia alla fiancata.
Nell’abitacolo le modifiche sono altrettanto significative, con una nuova tela grafica, condita da sconfinate distese di Alcantara e pelle. Spicca la scelta di usare il cashmere mongolo, dal costo faraonico. Sulla plancia spunta un quadro strumenti digitale, abbinato a un display di infotainment moderno. La qualità realizzativa sembra impeccabile, ma non riesco ad accettare nemmeno l’aggiunta di un adesivo su una Ferrari, figuriamoci un restomod di questa portata. So di appartenere a una minoranza di integralisti, ma sarebbe bello conoscere il vostro punto di vista sulla questione.
Fonte | Carscoops
