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Dopo il ripensamento dell’Ue sul 2035, i mercati non hanno festeggiato troppo

Gli investitori speravano in un rinvio di cinque anni o in un taglio degli obiettivi al 50%, ma Bruxelles ha preferito diversamente.

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L’Europa ha appena lanciato quello che gli analisti di Bank of America definirebbero un botto di capodanno timido. Uno di quelli che fanno appena girare la testa dal tavolo durante la cena. Perché un annuncio che doveva scuotere il settore ha invece lasciato l’amaro in bocca. Costruttori e mercati non hanno reagito in modo esattamente esaltante.

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Martedì, la Commissione Europea ha deciso di abbandonare il drastico obiettivo del 100% di veicoli elettrici nuovi entro il 2035, ripiegando su un più prudente 90%. Una mossa che sembra quasi una timida risposta alla deregolamentazione aggressiva di Donald Trump, che negli Stati Uniti ha già polverizzato crediti d’imposta e incentivi, portando le vendite di veicoli elettrici a un crollo del 40% solamente a novembre.

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La nuova “flessibilità” europea permette la sopravvivenza dei veicoli ibridi e termici oltre la scadenza del 2035, a patto che quel restante 10% di emissioni sia compensato dall’uso di acciaio a basse emissioni di carbonio o biocarburanti e carburanti sintetici. Questo nuovo obiettivo Ue, però, sarebbe solo del “minimo indispensabile”.

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I mercati hanno risposto con un freddo sdegno, andando a vedere il titolo (anche) di Stellantis. Renault, la più esposta al mercato europeo, ha perso quasi il 2%, seguita a ruota da una Volkswagen già scossa dalle chiusure degli stabilimenti tedeschi e da Stellantis in affanno. Anzi, in sostanziale stallo.

Mentre gli investitori speravano in un rinvio di cinque anni o in un taglio degli obiettivi al 50%, Bruxelles ha preferito mantenere la sua agenda ambientale, introducendo piccoli aiuti come i “supercrediti” per le auto elettriche compatte, quelle sotto i 4,2 metri. Nonostante queste regole proteggano i margini evitando inutili guerre di prezzo, il settore continua a soffrire di uno svantaggio normativo enorme rispetto a Cina e States.

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Per UBS, importante banca d’investimento svizzera, il pacchetto europeo è una delusione. Le misure avranno rilevanza finanziaria solo dal 2030, offrendo un sollievo minimo a breve termine. L’Europa ha chiarito che una “svolta di 180 gradi” sulla politica climatica non è sul tavolo, lasciando i produttori come Stellantis e altri a combattere contro i giganti cinesi con una mano legata dietro la schiena.