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Peugeot 208 GTI, il Leone prenderà spunto da un’antenata illustre

Presentata alla 24 Ore di Le Mans, la e-208 GTI si farà attendere. Gli ordini partiranno durante la gara del 2026.

peugeot e-208 GTI

Peugeot ha deciso che il leggendario marchio GTI non è morto, ma ha solo cambiato alimentazione per evitare di finire in bancarotta. Alain Favey, CEO del Leone, ha confermato che l’obiettivo è riportare le “grandi sensazioni di guida” al centro della scena, partendo dalla nuova Peugeot e-208 GTI. D’altronde, se nella Casa francese non credessero nel futuro del brand GTI, non si scomoderebbero nemmeno. Il piano, infatti, è di espandere la gamma anche alla prossima 208 hatchback e alla 308 entro il 2028.

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La sfida nel settore delle hot hatch elettriche si fa seria. La e-208 GTI dovrà vedersela con la Alpine A290, la Cupra Born VZ e la temibile Volkswagen ID Polo GTI, capace di 278 CV e uno scatto 0-100 km/h in 5,7 secondi. Favey non ha usato mezzi termini: il punto di riferimento è la Alpine, e l’obiettivo è essere migliori della “connazionale”. Una rivalità storica che si sposta dai carburatori alle batterie, rievocando i fasti di quando la 205 GTI sfidava la Renault 5 GT Turbo.

peugeot e-208 GTI

Presentata alla 24 Ore di Le Mans, la e-208 GTI si farà attendere. Gli ordini partiranno durante la gara del 2026, con consegne a fine anno. Diciotto mesi di attesa possono sembrare un’eternità, ma Peugeot assicura che servono per rendere l’auto “davvero al top” e “credibile”.

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Nel frattempo, il fascino retrò sarà garantito da richiami estetici alla mitica 205, come i cerchi pepperpot, le iconiche strisce rosse e gli stemmi GTI ben in vista, elementi già anticipati dal concept Polygon. Ma perché abbandonare la benzina? Tutto merito della solita antipatica burocrazia: in Francia, le emissioni di CO2 possono costare fino a 70.000 euro di sanzione.

peugeot e-208 GTI

Favey è stato brutalmente onesto. Produrre una GTI termica oggi significherebbe creare un’auto bellissima che nessuno potrebbe permettersi di acquistare. Senza il mercato interno francese, lo sviluppo non sarebbe sostenibile. Quindi, mettiamoci l’anima in pace (più o meno): il futuro del Leone sportivo è silenzioso.

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