C’è un confine sottile tra il coraggio collezionistico e la pura incoscienza, e quel confine è spesso tracciato dalla ruggine (o dai forellini causati da questa). Ma tutto può cambiare se siamo al cospetto di una Fiat Panda. Niente può essere più irresistibile di un’autentica icona italiana come, appunto un’edizione del Pandino Italia 90 che ha bisogno di tante (ma tante) attenzioni.
Quella che un tempo è stata una gloria nazionale su quattro ruote, celebrativa delle “Notti Magiche”, è stata acquistata 2020 e si è trasformata in un esperimento involontario su quanto velocemente una city car italiana possa degradarsi se lasciata su un prato umido per un intero lustro. La storia di questa Fiat Panda Italia 90 racconta proprio questo degrado, ma anche l’amore e la rinascita grazie all’appassionato (anche) YouTuber OG Cars.

La genesi di questo progetto di restauro è una vera e propria odissea. Acquistata a metà prezzo dopo che la leva del cambio aveva deciso di lasciarci staccandosi completamente durante una rotonda nel centro di Londra, l’auto ha passato gli ultimi cinque anni a fungere da costoso capanno per gli attrezzi nel giardino dei genitori del proprietario. La condizione estetica attuale è evidentemente spaventosa, anche se ha ancora lo stesso fascino della Panda bianca scintillante di un tempo.
Come afferma lo YouTuber, la carrozzeria si sfoglia come una cipolla, rivelando strati di vernice non originale, tentativi di restauro con vernice a martello e minuscoli spruzzi di marrone regalati involontariamente da un vicino che stava verniciando la staccionata adiacente.

Sotto il cofano la situazione non migliora. Il motore si avvia a stento, il carburatore implora pietà e il cambio a quattro marce ha i sincronizzatori decisamente in pessimo stato. Siamo lontani da questo modello basato sulla Panda 750 faceva brillare, modestamente, il suo motore 4 cilindri da 769 cc a benzina da 34 CV e trazione anteriore.
Gli interni, pur vantando i rarissimi sedili con la mascotte deo Mondiali italiani del 1990 “Ciao” e il design originale, sono tenuti insieme più dalle preghiere e da cuscini strategici che dalla tappezzeria originale.

Eppure, contro ogni logica e buon senso, c’è un piano ambizioso all’orizzonte. Ispirato dal miraggio dei Mondiali 2026 e dal desiderio di partecipare al prossimo raduno di “Pandino” di giugno, l’obiettivo è resuscitare questo relitto entro marzo per il Restoration Show al NEC. La tabella di marcia prevede saldature, riverniciatura totale e il ritorno dei leggendari copricerchi a pallone. Sarà una corsa contro il tempo.
