Lo stiamo vedendo, le fabbriche francesi di Stellantis si stanno preparando a un periodo di magra. Secondo le stime dei sindacati, citate dal Financial Times sulla base delle presentazioni aziendali, la produzione nei cinque stabilimenti di assemblaggio in Francia è destinata a calare dell’11% tra il 2025 e il 2028. Un segnale a dir poco preoccupante per l’industria automobilistica europea.
Se le previsioni si riveleranno accurate, la produzione Stellantis francese scenderà al di sotto delle 590.000 unità nel 2028. Il dato più allarmante riguarda lo stabilimento di Poissy, dove la produzione Stellantis toccherà il suo punto più basso. Curiosamente, proprio a Poissy, all’inizio di quest’anno, il Gruppo automobilistico franco-italo-americano aveva già dovuto interrompere temporaneamente la produzione a causa della debole domanda in Europa.

La notizia della contrazione produttiva, se confermata, inoltre, arriva in un momento cruciale per il Gruppo. Nonostante un aumento del 13% dei ricavi nel terzo trimestre, Stellantis ha registrato costi una tantum significativi, derivanti dalle modifiche ai piani strategici e di prodotto sotto la guida del nuovo CEO, Antonio Filosa.
Il nuovo CEO, che presenterà il suo nuovo piano aziendale all’inizio del nuovo anno, ha già annunciato mosse che suonano come una ritirata strategica dai piani più aggressivi in campo elettrico. Tra le sue decisioni, non solo si contano miliardi di euro di oneri al lordo delle imposte registrati nel primo semestre, ma anche il rientro di modelli popolari come il Jeep Cherokee (possibile successone americano) e un palese riorientamento verso i veicoli ibridi e a benzina.

Insomma, mentre la produzione francese si contrae e la domanda in Europa resta pigra, Stellantis sembra aver deciso che il futuro immediato è meglio non giocarselo con il full electric imposto. Meglio puntare sul caro vecchio motore a benzina, e magari con un po’ di ibrido a fare da contorno, oltre che su nomi “rassicuranti”. La Francia intanto attende, con la speranza che il piano Filosa non comporti altre brutte sorprese sul fronte dell’occupazione e dei volumi produttivi.
