Dopo tre decenni di assenza e un’esistenza trascorsa nell’ombra, Lancia ha finalmente dato ai suoi appassionati la notizia che si aspettava evidentemente da tempo. Il brand ha infatti lanciato ufficialmente il programma rally con la nuova Ypsilon HF Integrale Rally2.
L’evento di Parigi ha svelato la Ypsilon HF Racing da strada, l’intermedia Ypsilon Rally4 HF e l’ammiraglia Ypsilon Rally2 HF Integrale, quest’ultima destinata a competere nella stagione WRC2 2026. Non è ancora il ritorno nel WRC, ma l’intenzione, ben pianificata, è quella di arrivare lì partendo dalle serie di supporto.

Mentre Lancia tenta la risalita con una moderna, ma piccola e commercialmente non troppo ambiziosa, Ypsilon, è doveroso ricordare le auto che hanno reso il brand il più illustre nella storia del WRC, detentore ancora oggi del record di 10 titoli di Campione del Mondo Costruttori.
Si deve partire dalla Lancia Fulvia HF, la pioniera che, dal 1965, trasformò la scuderia privata HF Squadra Corse in squadra ufficiale. Non era la più potente (il suo V4 a trazione anteriore arrivava a 170 CV), ma si distingueva per l’agilità su strada, dimostrando che l’ingegneria intelligente poteva battere la forza bruta e vincendo il Campionato Internazionale Costruttori del 1972.

Il punto di svolta fu la Stratos HF, la prima auto al mondo costruita appositamente per i rally e non derivata da un’auto stradale. Con il design futuristico a cuneo, a opera del compianto Marcello Gandini, e un motore centrale Dino V6 da 2,4 litri preso in prestito da Ferrari (quasi 300 CV), la Stratos vinse tre titoli consecutivi nel neonato WRC.
Poi nel 1982 arrivò la Lancia Rally 037. In un’epoca in cui Audi iniziava la rivoluzione della trazione integrale Quattro, la 037, sviluppata con Abarth secondo i folli regolamenti del Gruppo B, scommise tutto sulla trazione posteriore. Con un telaio tubolare e un motore Fiat Lampredi DOHC montato centralmente che arrivava fino a 330 CV, la 037 stupì tutti, vincendo il titolo costruttori WRC del 1983. Fu l’ultima auto a trazione posteriore a riuscirci, segnando un’epica vittoria dell’ingegno sulla forza bruta.

La successiva, la Lancia Delta S4, fu il mostro del Gruppo B. Riconosciuta la superiorità del 4WD, montava un motore 1.8 litri a doppia sovralimentazione, capace di erogare fino a 1.000 CV al banco prova. Nonostante non vinse il titolo (dato che poi il Gruppo B fu cancellato), la S4 resta l’auto da rally più audace mai costruita.

Infine, la regina dei record, la Delta HF. Costretta a ripartire dalla Serie A, Lancia trasformò la hatchback Delta in una macchina da rally con trazione integrale, vincendo il Campionato Costruttori in sei stagioni consecutive, dal 1987 al 1992, grazie alle sue evoluzioni (Integrale 8V, 16V ed Evo), stabilendo un record di 46 vittorie che resiste ancora oggi.
