La Jeep Grand Cherokee si prepara al model year 2026 con un aggiornamento che si mostra in una nuova combinazione di efficienza e modernità. Merito dell’assetato V8 HEMI da 5,7 litri che è stato messo in pensione e che, molto probabilmente, non tornerà mai più. Un addio malinconico all’8 cilindri che segna il cambio di rotta per il SUV di lusso.
A sostituire parzialmente l’iconico motore arriva un 4 cilindri 2.0 Hurricane 4 Turbo completamente nuovo. Questo motore non è affatto banale, poiché sfrutta la tecnologia Turbo Jet Ignition ereditata dalla Maserati MC20 (o più precisamente dal suo motore Nettuno).
Questa tecnologia sul nuovo motore della Jeep, spesso impiegata negli sport motoristici, combina un turbocompressore a geometria variabile, una precamera in ogni cilindro e iniezione diretta e indiretta. In pratica, una candela innesca la prima dose di carburante nella precamera, da cui le fiamme incendiano la miscela residua nel cilindro.
Il risultato di questa magia ingegneristica è una potenza di 320 CV e una coppia di 450 Nm, con il 90% disponibile in una fascia ampia tra 2.600 e 5.600 giri/min. Jeep sostiene che questo nuovo 4 cilindri offra prestazioni superiori ai rivali di pari cilindrata, garantendo al contempo consumi più accettabili. Si prevede, infatti, che si attesti sotto i dieci litri di benzina ogni 100 km, un risultato “più che soddisfacente” per questo gigante.
È importante notare che questo quattro cilindri avanzato non è nemmeno il motore entry-level . Tale posizione è infatti mantenuta dal meno potente V6 aspirato da 3.6 litri, con 215 kW e 348 Nm. Al vertice della gamma, l’unica vera erede della potenza V8 è l’ibrido plug-in 4xe, che combina un 2.0 Turbo della famiglia Global Medium Engine con un motore elettrico per erogare ben 380 CV e una coppia titanica di 637 Nm. Questa versione ricaricabile, con una batteria da 17 kWh, vanta un’autonomia combinata di 750 km, rendendola di fatto la versione più potente di sempre della Jeep Grand Cherokee.


