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Fiat Grande Panda: la produzione a basso costo con operai di Marocco e Nepal fa discutere

Fa discutere la strategia di Stellantis volta a massimizzare il profitto con operai provenienti da paesi del terzo mondo

Fiat Grande Panda

Settembre si chiude con un segnale incoraggiante per Stellantis, che ha registrato una crescita dell’11,5% delle vendite in Europa, consolidando la leadership nel segmento ibrido. A trainare il risultato è la strategia legata alla piattaforma Smart Car, base tecnica della nuova Fiat Grande Panda, definita dal gruppo come il simbolo di una produzione più efficiente e a costi contenuti.

La manodopera a basso costo utilizzata da Stellantis per la produzione di Fiat Grande Panda suscita polemiche

La city car di Torino, infatti, rappresenta pienamente la filosofia inaugurata dall’ex CEO Carlos Tavares e oggi proseguita dal suo successore Antonio Filosa: “produrre di più, spendendo meno”. Un equilibrio delicato tra innovazione industriale e compressione dei costi che, se da un lato rafforza la competitività, dall’altro solleva interrogativi sulle condizioni di lavoro nei siti produttivi.

Come riportato da MF–Milano Finanza, Fiat Grande Panda è costruita nello stabilimento serbo di Kragujevac, dove da mesi lavorano anche operai italiani trasferiti da Melfi, Pomigliano e Atessa. In circa duecento hanno accettato la mobilità temporanea in cambio di uno stipendio pieno e di un’indennità di trasferta, alternativa alla cassa integrazione.

Accanto a loro, i lavoratori serbi, che percepiscono salari medi di circa 600 euro al mese. Una situazione che ha reso difficile attrarre nuova manodopera locale, spingendo Stellantis – secondo le fonti di MF – a reclutare operai dal Marocco, con compensi di circa 300 euro mensili, per avviare il terzo turno produttivo. Nonostante ciò, la fabbrica non è ancora a pieno regime: i due turni principali producono circa 400 vetture al giorno, mentre il terzo non supera le 40 unità. L’obiettivo del gruppo resta quello di raggiungere 500 Fiat Grande Panda giornaliere, un traguardo inizialmente previsto per aprile ma ancora lontano.

Fiat Grande Panda

Per colmare il gap produttivo, Stellantis ha esteso il reclutamento anche in Asia. Sono già arrivati cento lavoratori dal Nepal, mentre davanti ai cancelli dello stabilimento si registrano arrivi da India, Bangladesh e Bhutan. Il caso di Fiat Grande Panda fotografa così la doppia faccia del successo Stellantis: numeri in crescita e leadership di mercato, ma anche una dipendenza crescente da una rete produttiva globale basata su forti differenziali salariali e su una manodopera migrante che diventa l’anello invisibile del “miracolo industriale” europeo. Questo ovviamente sta suscitando non poche polemiche in Italia e anche all’estero sulla strategia messa in atto dal gruppo che in questo modo cerca di proporre sul mercato un prodotto che possa essere venduto ad un prezzo competitivo. Molti però si domandano a che prezzo ciò stia avvenendo.