Dalle officine di Maranello arriva una trovata che affascinerà gli amanti delle partenze da cinbeteca. Ma anche una inaspettata assurdità ingegneristica che solo un’azienda come Ferrari poteva partorire. Parliamo del brevetto per un launch control che potrebbe non essere un bottone nascosto nel tunnel centrale o un’opzione nel touchscreen, ma una vera e propria maniglia montata sul tetto.
Non stiamo parlando di una maniglia di cortesia per il passeggero spaventato, ma di un comando d’accensione che potremmo pensare su di un caccia militare o persino su un’astronave. La Ferrari ha brevettato un sistema che, onestamente, ha del “cool” ma, bisogna ammetterlo, è praticamente lontano da (quasi) ogni logica.
La procedura è teatrale quanto elementare. Il conducente preme il freno, afferra e tira verso il basso una maniglia sul tetto per attivare il launch control. Una volta rilasciata, la maniglia torna automaticamente in posizione, pronta per la prossima partenza al semaforo.
La ragione di questo brevetto Ferrari potrebbe essere duplice. Qualcuno potrebbe semplicemente fermarsi a “non c’è ragione”. Carbuzz ne segnala correttamente due. Da un lato, c’è la ricerca dell’analogico in un mondo sempre più digitale. Dall’altro c’è la pura e semplice praticità. Attivare il launch control attraverso pulsanti sulla plancia è una possibile distrazione non da poco, soprattutto se si è in procinto di rilasciare una potenza mostruosa. La maniglia sul tetto permette al pilota di mantenere l’attenzione sulla strada, riducendo i tempi di reazione e ottimizzando la performance al via.
E poi c’è la questione dei costi. Pare che l’implementazione di un sistema launch control con una maniglia meccanica sia più semplice ed economico rispetto a complicati hardware e software distribuiti sul cruscotto.
Questo brevetto si inserisce nel continuo sforzo di Ferrari per innovare l’esperienza di guida. Anche se il Launch Control è ormai uno standard su quasi tutte le auto sportive, l’approccio di Maranello è, come sempre, fuori dagli schemi. La maniglia da astronauta ne è l’ennesimo esempio.


