Parigi rivoluzionaria nel giro di pochi mesi, ma questa volta non si tratta di barricate e sanculotti, ma di volanti e batterie che possono accendere l’entusiasmo come poche novità. Il nuovo CEO di Citroen, Xavier Chardon, ha deciso di prendersi la scena e di spiegare, con un misto di candore e pragmatismo francese, come intende rimettere ordine nel marchio del “double chevron”.
Il CEO ammette, senza troppi giri di parole, che un po’ di confusione c’è, e chi guida una Citroen probabilmente capisce pure di che parla. Ma Chardon garantisce che la casa del comfort e delle sospensioni innovative è pronta a tornare a innovare, come ai tempi in cui la 2CV portava la libertà anche nei paesini sperduti della Provenza. Ma, non sarà mica il momento di un annuncio inerente la mitica utilitaria?
Il boss parigino vuole infatti riportare in vita lo spirito democratico della 2CV, quella che negli anni Cinquanta fece salire il popolo a bordo di una macchina che costava meno di un cavallo, ma andava più lontano. “È parte della nostra cultura”, ha dichiarato, aggiungendo che il suo obiettivo è rendere la mobilità di nuovo accessibile tra il 2025 e il 2026. Non un’operazione nostalgia, ma un ritorno ai fondamentali di semplicità, libertà e un pizzico di follia ingegneristica.
La nuova Citroen 2CV, almeno spiritualmente parlando, non sarà una copia vintage, ma una reinterpretazione moderna del concetto di libertà su quattro ruote, in chiave elettrica e sostenibile.
Il CEO, reduce dal Gruppo Volkswagen, non si nasconde dietro i numeri: l’Europa ha perso due milioni di auto dopo la pandemia, di cui un milione sotto i 15.000 euro, schiacciate da normative severe e prezzi saliti alle stelle. Il parco auto, quindi, inevitabilmente, invecchia, le emissioni non calano e la gente tiene la vecchia macchina finché non cade a pezzi.
Chardon vuole cambiare tutto questo e intravede una forte opportunità nelle mini elettriche accessibili, fortemente incoraggiate (adesso che siamo alle strette) anche dall’Unione europea, un po’ come le giapponesi kei car, ma con stile e savoir-faire francese. “Citroen deve tornare a fare auto per tutti”, spiega.