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Stellantis, lo stabilimento di Cassino simbolo del declino del gruppo in Italia

Nel 2017, Cassino produceva circa 135.000 vetture in un anno, con una media mensile superiore a quanto oggi si realizza in sei mesi.

stellantis cassino

Un tempo Cassino era il fiore all’occhiello della produzione automobilistica italiana di Stellantis, oggi è diventato il simbolo del suo declino. Lo stabilimento del frusinate, che appena otto anni fa rientrava tra i più produttivi (ma prima della nascita del gruppo), si presenta ora come un’enorme scatola semi-vuota, più simile a un monumento di archeologia industriale che a un impianto moderno.

La colpa non è neanche troppo lontana dalle aspettative sul dramma di Cassino e Stellantis. Sempre la stessa, la famigerata “carenza di ordini” che suona ormai come un disco rotto nelle comunicazioni aziendali. I tre modelli affidati alla fabbrica, Alfa Romeo Giulia, Stelvio e Maserati Grecale, non convincono il mercato (anche perché due di questi sono nettamente arrivati alla fine del loro ciclo, pronti per l’aggiornamento completo) e non generano volumi sufficienti a tenere in moto le linee.

stellantis cassino

Ecco che siamo davanti a turni ridotti all’osso e lavoratori che, da gennaio a oggi, hanno trascorso più giornate a casa che sul posto di lavoro. Con l’ennesima settimana di stop totale delle linee di Montaggio, Verniciatura e Lastratura, Cassino ha collezionato un triste primato: più giorni di fermo che di attività effettiva, un record che nessuno vorrebbe mai rivendicare. Il confronto con il passato fa ancora più male.

Nel 2017, Cassino produceva oltre 135.000 vetture in un anno, con una media mensile superiore a quanto oggi si realizza in sei mesi interi. Nel primo semestre 2025, infatti, le auto uscite dalle linee sono state appena 10.500, un numero persino inferiore a quello registrato durante i mesi più duri del lockdown pandemico.

stellantis cassino

La promessa di rilanciare l’impianto con le nuove versioni elettrificate di Giulia e Stelvio si è arenata. Le linee a Cassino erano pronte, ma i modelli full electric non hanno trovato l’entusiasmo del pubblico, costringendo Stellantis a rivedere i piani e virare su varianti ibride. Una svolta che, se tutto andrà bene, non vedrà la luce prima del 2027. Nel frattempo, si procede con gli esodi incentivati: l’accordo firmato a giugno, con l’opposizione della Fiom, prevede 600 esuberi complessivi e circa 250 uscite volontarie incentivate, pari a un decimo della forza lavoro attuale, che conta 2.400 dipendenti. Una lenta emorragia che rischia di svuotare ulteriormente lo stabilimento.