L’Alfa Romeo ha scritto pagine memorabili nella storia dell’automobilismo grazie ai suoi motori iconici e alle berline dal carattere unico, ma ci sono appassionati che ancora oggi scelgono di spingersi oltre i limiti. Tra questi c’è il preparatore tedesco OKTech, che ha deciso di rimettere le mani su una delle vetture più amate dagli alfisti: l’Alfa Romeo 75.
Ecco dunque come nascosono le due interpretazioni del preparatore che trasformano la berlina degli anni Ottanta in una vera leggenda da pista. La prima versione nasce intorno al mitico V6 Busso, elaborato fino a superare i 500 cavalli di potenza, con un regime che tocca i 9.000 giri/min e un peso complessivo di appena 975 chili. Numeri che trasformano questa 75 in un’autentica scheggia, capace di emozionare non solo per le prestazioni ma anche per il sound, degno del soprannome “violino dell’Alfa” che ha reso celebre il Busso tra generazioni di appassionati.
La seconda interpretazione, invece, si affida al quattro cilindri Bialbero, in una configurazione che rievoca l’epopea IMSA. La potenza stimata si aggira intorno ai 360 CV, in linea con lo spirito dell’Alfa 75 Evoluzione utilizzata nelle competizioni e protagonista della storica vittoria al Giro d’Italia del 1988. Pur non essendo ancora passata al banco prova, questa versione promette emozioni pure e un carattere che rimanda direttamente alle Alfa Romeo da corsa di quegli anni.
L’Alfa 75, introdotta a metà degli anni Ottanta e giunta ormai al 40esimo anniversario, rimane un’icona indiscussa per la comunità degli alfisti. Già all’epoca poteva contare su un V6 2.5 litri da 155 CV e, dal 1987, su una versione da 3 litri capace di 186 CV nella variante “America”. Motorizzazioni che hanno contribuito a consolidare il mito del Busso, prodotto dal 1979 al 2005 in diverse configurazioni fino al 3.2 litri montato sull’Alfa GT.
Oltre al lavoro meccanico, OKTech ha rivisto anche la struttura e l’equipaggiamento. Quindi, ecco telaio aggiornato, supporti modernizzati e interni che mescolano fascino vintage e tecnologia attuale. Il cruscotto squadrato originale è rimasto, ma al centro troneggia uno schermo digitale, mentre le finiture curate evocano le creazioni segrete di Autodelta.
Il tuner tedesco, intanto, sta già lavorando su un’Alfetta GTV “Freccia d’argento”, un progetto che promette di infiammare ancora una volta la fantasia degli amanti delle sportive italiane.