Il tempo passa in fretta e non chiede il permesso. Ce ne accorgiamo ogni giorno. Sembra ieri, ma sono passati due decenni dal lancio del programma Ferrari XX. Con il suo debutto, la casa di Maranello ha esplorato un nuovo mondo, concedendo ruoli ed esperienze fuori dal comune ad alcuni dei collezionisti più affezionati del pianeta.
Questo progetto ha avvicinato la figura del cliente a quella del collaudatore, con un contributo diretto all’evoluzione del know-how aziendale. Un ruolo insolito, maturato su auto-laboratorio ad altissimo indice prestazionale, che hanno fatto da anello di congiunzione fra i bolidi da corsa e le supercar più performanti del listino del “cavallino rampante“.
I facoltosi (e fortunati) protagonisti del programma hanno potuto esplorare i loro limiti prestazionali, col supporto dei tecnici del marchio, alla stessa stregua dei tester e dei piloti professionisti. Le loro indicazioni hanno arricchito la banca dati, allargandola a nuove sensibilità.
Un lavoro dietro le quinte che ha riempito di orgoglio chi ne è stato investito, dopo aver sostenuto una spesa milionaria, per l’acquisto di una vettura di questa famiglia, non omologabile per l’uso stradale. A condire il quadro con note di grande coinvolgimento emotivo ci hanno pensato le sessioni al limite, con tuta e casco, fra i cordoli di alcuni dei circuiti più importanti al mondo.
Ad aprire il programma ci pensò la Ferrari FXX, svelata prima delle Finali Mondiali al Mugello, quando l’agenda del tempo segnava l’anno 2005. Una sorpresa, che nessuno si aspettava. Base di partenza, per quest’auto-laboratorio, fu la Enzo, ma in un quadro radicalmente rivisto nella meccanica e nell’aerodinamica. Nomi importanti fra gli acquirenti: l’ultimo esemplare della serie, ossia il numero 30, finì addirittura nelle mani di Michael Schumacher.
Agli owner, il compito di affinare il prodotto e farlo crescere, con la prospettiva di un travaso di esperienze e tecnologie sulle vetture del “normale” listino della casa di Maranello. Nel primo step, il modello metteva sul piatto una potenza massima di oltre 800 cavalli, sonoramente erogati dal motore V12, potato a 6.3 litri di cilindrata, contro i 6.0 della “donor car”. Il tutto su un peso di appena 1.150 chilogrammi.
Usabile solo in pista, nell’ambito dello specifico programma, questa “rossa” era (e continua ad essere) una fonte inesauribile di emozioni. Sicuramente merita un posto di rilievo nella storia della casa del “cavallino rampante”. Sulla FXX ci sono dei sistemi completi di telemetria, come sui bolidi di Formul1 1.
Con l’arrivo della versione Evo, la potenza crebbe a 860 cavalli, a 9.500 giri al minuto. I tempi di cambiata si ridussero a 60 ms, un valore inferiore di 20 ms rispetto allo step precedente. I rapporti furono adeguati ai 1.000 giri in più offerti dal propulsore. Affinata la veste aerodinamica, per assicurare livelli ancora maggiori di carico deportante.
Seconda discendente della stirpe in esame fu la Ferrari 599 XX, che spogliava la 599 GTB Fiorano dell’abito da sera, trasformandola in una specie di bolide da corsa. Anche lei, come la FXX, può esibire la sua rabbia solo sui circuiti, non essendo omologata per l’uso stradale.
Sotto l’aggressiva carrozzeria trova accoglienza un motore V12 da 6.0 litri di cilindrata, in grado di sviluppare una potenza massima di oltre 700 cavalli. La cifra crebbe a 750 cavalli sulla versione Evo, suo step successivo.
Dopo toccò alla Ferrari FXX K il compito di evolvere ulteriormente la specie, portandola verso nuovi lidi. Basata su LaFerrari, questa “belva” da pista spinse ancora più in alto l’asticella. Solo pochi collezionisti hanno avuto il privilegio di assicurarsi un esemplare del modello. Si può parlare, a ragione, di un capolavoro tecnologico, ma anche lo stile è al top.
Non è un caso che la vettura si sia aggiudicata il Red Dot Best of the Best 2015. Nel 2016 fu il turno del Compasso d’Oro e poi del Premio Gold Award agli IF Design Awards di Monaco di Baviera. Sotto la splendida carrozzeria c’è una tecnologia da Gran Premio. La K presente nella sigla è un riferimento al “Kers”, ossia al sistema di recupero e riutilizzo dell’energia cinetica accumulata in frenata, per migliorare ulteriormente il quadro prestazionale.
I numeri sono al top, anche col metro dei nostri giorni. Qui l’unità propulsiva, abbinata al cuore elettrico, eroga una potenza massima di 1.050 cavalli. Oltre 860 di questi giungono dal motore termico V12 da 6.3 litri, insieme alle sublimi musicalità meccaniche della spettacolare creatura emiliana. La coppia motrice tocca il suo picco a 900 Nm. Base di lavoro è stata LaFerrari.
Sulla versione Evo, il cuore della Ferrari FXX K rimase immutato, ma l’arrivo di nuove soluzioni stilistiche ed aerodinamiche, insieme ad altri accorgimenti, portarono ancora oltre il quadro prestazionale. Inebrianti le emozioni offerte da questa “rossa”. Le note del motore ibrido della creatura in esame entrano direttamente nel cuore, dove si fissano in forma perenne. Un po’ come accade per la altre protagoniste di questo articolo, precedentemente passate in rassegna.
Si tratta di auto di ricerca, caratterizzate da un livello di eccellenza assoluta, su tutti i fronti. I protagonisti del programma Ferrari XX si sentono parte di una famiglia. Questo spirito è il migliore che si possa desiderare. Tanti i rapporti di amicizia nati al suo interno. Possiamo parlare di un “lusso esperienziale“, riservato a un club esclusivo di persone, coccolate con avventure su misura, non solo in pista.
I clienti hanno speso cifre fuori dagli standard dei comuni mortali per il privilegio di farne parte, con delle auto non usabili quotidianamente. Il loro apporto ha dato, come dicevamo, agli ingegneri di Maranello una gamma di dati allargati, per traghettare sui modelli di serie le conoscenze acquisite. Aggiungendo, così, ai parametri connessi alla sensibilità e alle doti di guida dei tradizionali tester quelli dei “normali” utenti, anche se spaventosamente ricchi e dotati. Un modo, anche questo, per far sentire gli owner come parte di una storia importante. La storia del programma Ferrari XX, giunto nel 2025 ai quattro lustri di vita.
Fonte | Ferrari