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Stellantis, il piano negli Stati Uniti: più benzina e meno elettrico per recuperare utili

Per rilanciare la redditività, Stellantis intende sfruttare la cancellazione delle sanzioni sui limiti di consumo carburante.

dodge charger

In risposta al mutato contesto statunitense e alla pressione dei dazi doganali, Stellantis annuncia una revisione strategica della sua offerta per il mercato americano. Il colosso automobilistico, proprietario di marchi attivissimi negli States come Jeep, Dodge e Ram, punterà con forza su modelli ibridi e a combustione interna, più redditizi rispetto agli elettrici, per ridurre l’impatto economico delle nuove politiche imposte da Donald Trump.

Durante una conference call con gli investitori, il neo-CEO di Stellantis Antonio Filosa ha ammesso che il gruppo non è affatto nella posizione auspicata, soprattutto alla luce di una perdita netta di 2,3 miliardi di euro registrata nella prima metà del 2025.

antonio filosa stellantis

Per rilanciare la redditività, Stellantis intende sfruttare la recente cancellazione delle sanzioni per il mancato rispetto dei limiti di consumo carburante. “Questo ci permetterà di allinearci meglio alla reale domanda del mercato americano e migliorare i margini”, ha dichiarato Filosa.

Come esempio tangibile della nuova direzione, Stellantis ha riportato in vita il celebre motore Hemi V8 per i pick-up Ram, invertendo la precedente decisione di adottare motori più ecologici ma poco apprezzati dal pubblico statunitense.

hemi v8 su RAM trx

Il gruppo stima che solo nel secondo semestre del 2025 affronterà 1,2 miliardi di euro di dazi, ai quali si sommano 3,3 miliardi di euro di oneri di ristrutturazione, segno delle difficoltà nel consolidare la propria posizione competitiva sia negli Stati Uniti che in Europa. Tuttavia, Stellantis specifica che il 58% dei veicoli venduti negli States è assemblato sul territorio americano, e che il 95% delle unità importate proviene da Messico e Canada, beneficiando così dell’esenzione dai dazi prevista dall’accordo USMCA.

Il CFO Doug Ostermann ha sottolineato che l’impatto delle tariffe è in continua evoluzione, in attesa di ulteriori aggiornamenti sui negoziati in corso. Intanto, concorrenti come General Motors anticipano un’escalation dei costi doganali, stimando un esborso potenziale fino a 5 miliardi di dollari.