L’architettura a 6 cilindri mancava nella storia della casa di Maranello dai tempi delle Dino 246 GT e GTS. A riportarla in listino, ci hanno pensato, nell’era moderna, le Ferrari 296. Oggi torniamo ad occuparci di questo frazionamento, per stilare una classifica prestazionale delle auto del “cavallino rampante” spinte da un V6. Come base di riferimento abbiamo scelto la pista di Fiorano, dove ogni singolo pezzo della traccia planimetrica mette a dura prova il comportamento dinamico del mezzo.
Le 13 curve disseminate nei circa 3 mila metri di nastro d’asfalto, con le loro alchimie, si legano a quelle di alcuni dei circuiti più famosi al mondo. Qui le “rosse” vengono messe alla prova, prima della convalida progettuale. A volere l’impianto fu Enzo Ferrari in persona. La sua inaugurazione risale al 1972. Negli anni successivi sono seguiti degli aggiornamenti, che non hanno stravolto la sua fisionomia. La pista di casa è uno strumento molto utile per capire l’efficacia delle auto stradali e da corsa del marchio emiliano.
Come potrete vedere, l’ordine di classifica, nei tempi segnati a Fiorano dalle sportive a 6 cilindri Ferrari, rispecchia fedelmente il loro potere energetico e prestazionale, anche con riferimento alle metriche relative all’accelerazione. Volete scoprire quali sono le “rosse” stradali più veloci a Fiorano, tra quelle spinte da un V6? Seguiteci nel viaggio alla loro scoperta, iniziando ovviamente dalla primatista.
Ferrari F80 (1’15″30)
Questa è l’auto di punta dell’era contemporanea. Discende dalla nobile famiglia delle supercar, lanciata dalla GTO nel 1984 e proseguita con le varie F40, F50, Enzo e LaFerrari. In essa si condensa lo stato dell’arte dell’ingegneria del marchio. Non poteva essere diversamente, visto che è l’auto di punta del “listino”. Rispetto alle antesignane spinge molto più in alto l’asticella, anche se l’estetica e il ridotto numero di cilindri creano qualche prurito negli appassionati, specie in rapporto a quanto si era visto prima su questi due fronti. Il salto in avanti tecnologico e prestazionale è stato però di portata quantica.
La Ferrari F80 è un gioiello che sfrutta in modo efficiente le sinergie col mondo delle corse. Concepita, con le sue architetture estreme, per le prestazioni, degne di un’auto da pista, riesce a coniugare il loro vigore estremo con la massima guidabilità. Miracoli che sono in Emilia Romagna sono in grado di compiere. Del resto, non si diventa un mito universale per puro caso. Il sistema propulsivo di questa “rossa” aggiunge al motore endotermico V6 biturbo e ibrido, da 3.0 litri di cilindrata, la componente elettrica, per una potenza di sistema di ben 1.200 cavalli. Mai una vettura stradale del “cavallino rampante” si era spinta a questi livelli prima del suo avvento.
Tale forza vulcanica giunge al suolo tramite un cambio F1 a doppia frizione ad 8 rapporti. Le performance sono di riferimento, con uno scatto da 0 a 100 km/h in 2.1 secondi e da 0 a 200 km/h in soli 5.75 secondi. La velocità massima è di oltre 350 km/h. Stretta la connessione con le monoposto di F1 e, soprattutto, con la 499P vincitrice delle ultime due edizioni della 24 Ore di Le Mans. L’estetica è molto aggressiva. Si proietta verso il futuro, ma non è sensuale come quella delle supercar che l’hanno preceduta, a causa della maggiore incidenza della componente aerodinamica.
Nuova 296 Speciale (1’19″00)
Evoluzione di matrice racing della 296 GTB, ha un temperamento da corsa. Questa “rossa” vola in pista e regala un go-kart feeling che rende entusiasmante la sua guida. Incredibile il passo avanti compiuto rispetto alla vettura di partenza, che è già un riferimento assoluto sul piano dinamico. Non è fuori luogo l’uso della parola miracolo, perché tutti ritenevano impossibile fare meglio. Ma nel dizionario degli uomini del “cavallino rampante” la parola impossibile non esiste.
La Ferrari 296 Speciale sposa al meglio il know-how agonistico. Con lei la famiglia delle serie hot aperta dalla Challenge Stradale e poi proseguita con le 430 Scuderia, 458 Speciale e 488 Pista, si è spinta verso nuovi lidi. Il tutto pur rinunciando a 2 cilindri. La ricetta di estremizzazione dell’auto di partenza è passata, anche in questo caso, da un innalzamento della potenza e dalla riduzione del peso, oltre che da un ulteriore efficientamento aerodinamico.
Qui la deportanza è di 435 chilogrammi quando si viaggia a 250 km/h. I generatori di vortice del fondo sono ottimizzati per suddividere efficacemente i flussi tra il canale centrale e quelli laterali. Lo scarico si innesta sopra il diffusore in maniera del tutto inedita rispetto alla vettura di partenza, prendendo spunto dalla F80. Molto incisiva l’estetica, che rende la 296 finalmente ricca di carattere anche nella vista frontale. Sullo specchio di coda spuntano due piccole ali laterali che rimandano a quelle della FXX-K. Il colpo d’occhio è molto più energico e muscolare. Qui non ci sono tracce dell’abito da sera, ma l’eleganza resta al top. Come il driving thrills, portato a un livello più alto che mai in seno alla produzione Ferrari.
La 296 Speciale gode della spinta di un motore V6 biturbo da 3.0 litri di cilindrata, ibrido plug-in, con 880 cavalli di razza al servizio del piacere. Ben 50 cavalli in più di quelli della GTB. Il peso cala di circa 70 chilogrammi. Il rapporto peso/potenza migliora in modo significativo, per l’utile apporto sia al numeratore che al denominatore. Fuori dal comune le prestazioni, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 2.8 secondi e da 0 a 200 km/h in 7.0 secondi. Va oltre i 330 km/h il dato relativo alla velocità massima. Incredibili le sue dinamiche. L’assetto elastico prevede rigidezze e angoli cinematici appositamente calibrati, allo scopo di ottimizzare il comportamento. Del pacchetto fanno parte degli ammortizzatori Multimatic a taratura singola, di derivazione 296 GT3, e molle in titanio per contenere al massimo il peso. C’è pure una versione scoperta, battezzata 296 Speciale A, che sulla pista di Fiorano ferma i cronometri su un tempo un soffio più alto.
Ferrari 296 GTB (1’21″00)
Non è la più veloce del gruppo, ma se si considera la sua natura da granturismo, il tempo sul giro che fa segnare sulla pista di Fiorano è qualcosa di fantastico. Anche il feeling di guida si pone nell’Olimpo della specie, a riprova della sua eccellenza assoluta sul piano dinamico e prestazionale. Questa sportiva del “cavallino rampante” ha riscritto i parametri del godimento nella line-up produttiva “standard” della casa di Maranello. Con lei ci si emoziona più che con la SF90 Stradale, per il miglior feeling restituito al conducente, anche se i risultati cronometrici dell’altra sono migliori.
La Ferrari 296 GTB è un gioiello tecnologico, che regala ingegneria e handling di riferimento. Con lei il tradizionale motore V8 delle progenitrici ha lasciato spazio ad un V6, come sulle vecchie Dino 206 e 246. Un cambio di passo che non entusiasma sul piano sentimentale, ma il risultato è così straordinario da far sfumare ogni forma di legittimo romanticismo. Questa unità propulsiva, da circa 3.0 litri di cilindrata, gode di doppia sovralimentazione. Come se non bastasse, ad aggiungere ulteriore vigore ci pensa la componente elettrica, che completa il pacchetto ibrido. Così la potenza massima di sistema tocca quota 830 cavalli: una cifra pazzesca per un mezzo del suo segmento di mercato.
A rendere ancora più effervescente la scuderia provvede la leggerezza, con un peso di soli 1470 chilogrammi (davvero pochi per un’ibrida). Il livello delle performance è congruo ai contenuti tecnologici, con uno scatto da 0 a 100 km/h in 2.9 secondi e da 0 a 200 km/h in 7.3 secondi. La punta velocistica si spinge oltre la soglia dei 330 km/h. Ciò che queste cifre non raccontano è, però, la finezza caratteriale del modello e la sua efficacia dinamica, da best in class. Con la Ferrari 296 GTB si vive un’esperienza di guida sublime, sia su strada che in pista, condita da musicalità meccaniche simili nei toni a quelle dei V12, anche se con intensità sonora minore.