La Fiat Panda è stata un’auto di grande successo commerciale. Nella versione 4×4 è diventata quasi un’icona, per le sue doti off-road. In rete impazzano dei video che la mettono a confronto con moderni e costosissimi SUV, costretti ad arrendersi in contesti impervi o sulla neve, dove lei sfoggia invece un’incredibile nonchalance. Anche la versione a 2 ruote motrici si è ritagliata il suo spazio nel cuore della gente, per la sua praticità e per i costi di acquisto e di esercizio particolarmente contenuti.
Oggi il modello è giunto al 45° compleanno. Una ricorrenza anagrafica importante, che non è sfuggita ai più attenti. La presentazione ufficiale della prima serie avvenne infatti nel 1980. Con le sue forme squadrate e sbarazzine, la Fiat Panda ha affollato per anni le strade italiane, diventando una presenza dominante in certi contesti ambientali. Fabrizio Giugiaro, autore del suo stile per Italdesign, ne va molto fiero.
Confesso che non mi ha mai fatto simpatia il look squadrato di questa vettura, simile a quello di un elettrodomestico, ma sul piano dello sfruttamento degli spazi, della funzionalità e del contenimento dei costi produttivi non era possibile fare meglio. La sua specificità estetica, che la rendeva inconfondibile, l’ha resa nel tempo un fatto di costume. Oggi il suo aspetto scanzonato suscita sguardi benevoli, nostalgici e pieni di simpatia. Nel 1981 ottenne il premio Compasso d’Oro.
Un’auto piccola e sorprendente
Pochi sanno che la prima serie del modello aveva persino la funzione letto matrimoniale. La piccola utilitaria torinese offriva infatti la possibilità di trasformare l’abitacolo in un posto per dormire o per vivere una notte romantica, quasi come a casa. Bastava reclinare tutti i sedili ed il gioco era fatto. Questa funzione era citata persino sul manuale d’uso delle versioni con schienale ad inclinazione regolabile, ottenibile in opzione al momento dell’acquisto. Una ulteriore nota di colore, per un modello che sapeva dipingere un’assortita tela cromatica in termini di caratteristiche.
La Fiat Panda prima serie era un’auto semplice e rigorosa. Il suo nome si è fissato nella storia e nell’immaginario collettivo. Anche il design del modello, pur non essendo scultoreo, ha fatto scuola, elevandosi a riferimento di praticità. La sua forza attrattiva nasce dalla natura essenziale di ogni elemento estetico e compositivo. Questa city car offre un abitacolo spazioso rispetto alle dimensioni esterne. Anche la luminosità a bordo è sorprendente. Chi soffre il mal d’auto, come me, viaggia sui sedili posteriori in modo meno asfissiante che su mezzi di ben più alto calibro, ma bui e con scarsa visuale.
Sulla Fiat Panda non c’è spazio per i fronzoli: lei bada al sodo. Il suo debutto in società, come già scritto, avvenne nel 1980. Nella configurazione iniziale prese forma fino al 2003, con un restyling intermedio. Era una superutilitaria. Un’auto votata alla semplicità estrema. Nel listino della casa torinese andava a posizionarsi fra la 126, di cui prese il posto, e la 127. La presentazione del modello, in anteprima, avvenne il 29 febbraio del 1980 all’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, nei giardini del Quirinale. La settimana dopo giunse il vernissage ufficiale, al Salone dell’Auto di Ginevra.
Dotata di motore e trazione anteriore, la Fiat Panda prima serie fu inizialmente offerta nelle versioni 30, alimentata da un bicilindrico raffreddato ad aria da 652 centimetri cubi, e 45, alimentata da un quattro cilindri raffreddato ad acqua da 903 centimetri cubi. La potenza era quella riportata nelle rispettive sigle. La versione S, lanciata nel 1983, aggiungeva qualche piccolo sfizio sia alla 30 che alla 45. Molto compatte le dimensioni della Fiat Panda, con una lunghezza di 3380 millimetri, una larghezza di 1460 millimetri e un’altezza di 1445 millimetri.
La Fiat Panda sapeva adattarsi a tutto
Spartana ma versatile, questa vettura sapeva accontentare molti bisogni. La flessibilità e l’economia d’esercizio erano due suoi punti di forza. Il successo del modello fu immediato. Nel tempo il calore della clientela nei suoi confronti trovò conferma, sfociando in numeri commerciali strepitosi, forse oltre le aspettative più rosee del management.
Al Salone di Parigi del 1982 fu lanciata la Panda 45 Super, con cambio a 5 marce e finiture più curate. Molto riuscita, sul piano estetico, la nuova calandra di plastica nera a tutta larghezza, che collegava con gusto i due fari. Un elemento distintivo, di forte presa scenica.
Poi fu il turno della prima versione 4×4, con sistema di trazione integrale sviluppato dall’azienda austriaca Steyr-Puch. In questa veste 4WD, la city car piemontese godeva della spinta di un motore da 965 centimetri cubi di cilindrata, in grado di esprimere una potenza massima di 48 cavalli. La sua scocca era rinforzata rispetto alle versioni standard.
Diverse serie speciali
Alcuni allestimenti speciali costellarono la vita della Fiat Panda prima serie, che ricevette una rinfrescata nel 1986, con una rivisitazione meccanica. Al posto delle due unità propulsive iniziali giunsero quelle da 769 centimetri cubi (con 34 cavalli) e 999 centimetri cubi (con 45 cavalli nella 4×2 e da 50 cavalli nella 4×4). I due nuovi cuori segnarono una rivoluzione: erano i celebri FIRE, autentici gioielli ingegneristici. Le nuove versioni furono commercializzate con la sigla di Panda 750 e Panda 1000.
Fra le varianti speciali introdotte negli anni successivi, la più apprezzata e glamour fu senz’altro la 4×4 Sisley del 1987, in serie limitata, con un look molto curato e degli interni sfiziosi. Qui l’utilitaria Fiat divenne qualcosa di chic, suscettibile di essere esibita senza traumi in via Montenapoleone a Milano. Altri allestimenti dell’iconica utilitaria maturarono prima del restyling 1991. Quest’ultimo interessò l’abitacolo e la calandra, resa più simile a quella della Tipo, auto più recente del marchio che fece da musa ispiratrice per il nuovo family feeling. Qui, però, le alchimie grafiche dell’elemento identificativo prendevano forma nel nero della plastica grezza, senza la verniciatura utilizzata per le altre auto del marchio piegate al nuovo schema espressivo.
Con la revisione stilistiche fecero il loro sbarco alcune variazioni negli allestimenti. Giunse anche la nuova versione Dance, spinta dal cuore di 903 centimetri cubi. Sulla Selecta furono adottati il FIRE da 1108 centimetri cubi a iniezione elettronica e con catalizzatore. Negli anni successivi abbandonarono la gamma le versioni 750, non più in regola con le nuove norme antinquinamento. Per superarle, sulla 900 fu adottato un nuovo cuore da 899 centimetri cubi, a iniezione elettronica.
Anche il FIRE 1000 fu alimentato allo stesso modo, aggiungendo note di merito al suo pacchetto di eccellenza tecnologica. Altri piccoli cambiamenti accompagnarono la Fiat Panda fino all’uscita di scena, contribuendo al suo rango di superutilitaria fra le più vendute di sempre in Italia. Interessanti e sfiziose le versioni Jolly, Country Club e Trekking. A inizio 2002 fece il suo ingresso in gamma la 4×4 Climbing, funzionale e modaiola. Nel mese di settembre 2003 calò il sipario produttivo sull’iconico modello, in tutte le sue varianti. In quell’anno in listino fece il suo ingresso la Panda di seconda generazione, ma quella è un’altra storia, di cui ci occuperemo in futuro, con un altro articolo.














