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Raduno di Alfa Romeo sulle strade della Targa Florio per i 100 anni del Quadrifoglio

Un secolo di storia onorato in alcuni luoghi simbolo della mitica corsa siciliana, dove il Quadrifoglio fece il suo esordio.

Alfa Romeo Quadrifoglio
Foto Stellantis Heritage

Una nutrita rappresentanza di Alfa Romeo del presente e del passato ha onorato il mito della Targa Florio e i primi 100 anni del “Quadrifoglio“, nella terra dove questo simbolo fece il suo debutto, per poi diventare protagonista sulle piste di tutto il mondo e su alcuni dei più blasonati modelli della casa automobilistica milanese.

Il raduno dinamico su alcuni tratti praticabili del Piccolo Circuito delle Madonie è partito con la visita alle mitiche tribune di Floriopoli. Poi tappa al Museo della Targa Florio di Collesano, che ha conferito un premio in ricordo di Ugo Sivocci, vincitore nel 1923 della mitica sfida siciliana. Presente il nipote Giorgio Sivocci. Insieme a lui, Giovanni Vaccarella, figlio dell’indimenticabile campione Nino Vaccarella che, su Alfa Romeo, vinse due edizioni della Targa Florio: nel 1971 con Toine Hezemans, su 33/3; nel 1975 con Arturo Merzario, su 33TT12.

Quella di ieri, organizzata dal Club Alfa Romeo – Centro Sicilia “Ugo Sivocci”, è stata una bella giornata di passione, che ha celebrato al meglio la storia, in alcuni dei luoghi dove il mito del “biscione” è cresciuto nella dimensione internazionale. La corsa ideata da don Vincenzo Florio, in Sicilia, segnò l’esordio (come già scritto) del Quadrifoglio Verde di Alfa Romeo, un simbolo iconico nel mondo dell’auto.

Pochi sanno che questa raffigurazione ebbe origine come amuleto scaramantico per il pilota Ugo Sivocci. Nel 1923, il progettista Giuseppe Merosi disegnò per lui il bel logo. L’esordio in gara avvenne, con il pilota campano al volante, in occasione della Targa Florio di quell’anno. Contro ogni pronostico, Sivocci vinse la corsa, dando così inizio alla storia del Quadrifoglio come simbolo di successo per Alfa Romeo. Il tragico destino volle che, solo qualche mese dopo, il pilota di Aversa morisse durante le prove del Gran Premio d’Europa a Monza. L’auto che guidava, l’Alfa Romeo P1 numero 17, non aveva il logo bianco e verde inciso sulla carrozzeria, perché non ci fu il tempo di dipingerlo.

Il tragico evento portò il costruttore lombardo alla scelta di adottare il Quadrifoglio come simbolo portafortuna sulle sue auto da corsa e stradali a più alto indice prestazionale, in memoria di Sivocci. Da allora, il Quadrifoglio è diventato l’emblema delle vetture sportive della casa automobilistica milanese, rappresentando la passione del marchio per la velocità, l’innovazione e il design italiano. Oggi, il Quadrifoglio Verde è un segno distintivo per i modelli più grintosi di Alfa Romeo, che continuano a conquistare il cuore di molti appassionati di tutto il mondo.

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