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Le ibride plug-in inquinano tre volte più di quanto dichiarato: lo dice uno studio indipendente

Oggi le ibride plug-in sono state introdotte sul mercato per introdurre una soluzione ponte prima del passaggio alla mobilità elettrica

Ibrida

Fino ad ora le ibride plug-in, le vetture note anche come PHEV, sono state introdotte sul mercato per introdurre una pseudo soluzione ponte prima del reale passaggio alla mobilità elettrica, mettendo in pratica un modello presentato sempre come fortemente rispettoso dell’ambiente. Tuttavia alcuni test indipendenti praticati su alcuni dei modelli più venduti in Europa condotti, in questo caso, dall’organizzazione non governativa europea Transport & Environment, hanno dimostrato che in realtà le ibride plug-in emettono valori di CO2 decisamente più elevati rispetto a quelli effettivamente diffusi dai costruttori relativi alle analisi sul ciclo WLTP. Sulla base di ciò, Transport & Environment chiede quindi di revocare gli incentivi o le esenzioni fiscali e i benefici economici destinati alle vetture ibride plug-in che vengono vendute oggi in Europa.

Già due anni fa la Transport & Environment aveva scoperto che la tecnologia alla base delle vetture ibride plug-in faceva emettere a queste valori più elevati di CO2, sulle lunghe distanze, di quanto effettivamente pubblicizzato dai costruttori. Secondo l’organizzazione, i test indipendenti effettuati di recente confermano questa tesi. Lo studio dimostra infatti che, sebbene questi veicoli siano in grado di guidare anche in modalità completamente elettrica, in pratica sono meno efficienti di quanto pubblicizzato dai costruttori in termini di emissioni. Nello specifico delle nuove fasi di test hanno permesso di dimostrare che, ad esempio, una BMW Serie 3 Touring ibrida Plug-in Hybrid emette tre volte più CO2 di quanto indicato dal costruttore tedesco, anche quando si intraprende un viaggio con batteria completamente carica.

Transport & Environment ibride plug-in
La BMW Serie Touring Plug-in Hybrid testata da Transport & Environment

Le ibride plug-in analizzate da Transport & Environment inquinano fino a tre volte di più rispetto ai valori dichiarati dal costruttore

Transport & Environment ha incaricato i tecnici del TU Graz (il Politecnico di Graz, ndr) per la gestione dei test sulle ibride plug-in, i quali hanno effettuato un set di test su un tradizionale percorso suburbano attraversando la città e i dintorni. Fra i tre modelli analizzati nei test di T&E, quelli che hanno ottenuto i migliori risultati sono stati la Peugeot 308 e la Renault Megane E-Tech dal momento che i risultati peggiori sono stati quelli raccolti dalla BMW Serie 3 Touring Plug-in Hybrid. Nonostante la distanza percorsa sia risultata relativamente breve, dal momento che si trattava di un tragitto pari a 55 chilometri, e la batteria carica a disposizione, hanno comunque emesso rispettivamente tra il 20% e il 70% in più rispetto a quanto diffuso dal costruttore in merito al ciclo di verifica WLTP delle loro ibride plug-in testate da Transport & Environment.

Transport & Environment ibride plug-in
Dati e immagine di Transport & Environment

Nel test di guida urbana, la Peugeot 308 disponeva del 53% della sua autonomia in elettrico complessiva sulla base del dato dichiarato dal costruttore con una singola carica, mentre la BMW Serie 3 Touring Plug-in Hybrid disponeva del 74% del totale. Solo la Renault Megane E-Tech poteva contare sull’autonomia elettrica completa omologata dal costruttore. Tuttavia, secondo Transport & Environment “potendo contare su un’autonomia di soli 50 chilometri con una sola ricarica e senza ricarica rapida, la Renault avrà un uso limitato negli spostamenti giornalieri che superano quel valore di autonomia”.

Nei test con batteria scarica, i modelli di BMW, Peugeot e Renault testati dall’organizzazione hanno emesso da cinque a sette volte di più le emissioni di CO2 dichiarate. Transport & Environment ha poi evidenziato che i Paesi europei hanno speso circa 350 milioni di euro nel 2022 per sovvenzioni utili all’acquisto di ibride plug-in a marchio BMW, Peugeot e Renault. Se la Germania, che è responsabile della maggior parte delle sovvenzioni su tutto il territorio europeo, ha rimosso gli incentivi per le PHEV a partire dal 2023, altri Paesi europei, come la Spagna, intendono continuare a sostenere le vendite di ibride plug-in nonostante esistano le prove che dimostrano che queste auto non riescono a fornire i benefici promessi in termini di emissioni. 

Transport & Environment ibride plug-in
Dati e immagine di Transport & Environment

Va poi detto che l’efficacia delle ibride plug-in dipende in gran parte da come vengono utilizzate. Se usate correttamente, possono rappresentare una soluzione valida per gli automobilisti che non sono ancora pronti per fare il salto verso una mobilità completamente elettrica.

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