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Lancia Beta berlina: 50 anni e sentirli tutti

Non è una bella auto, anzi è proprio brutta, ma la Lancia Beta berlina offre un comfort di ottimo livello.

Lancia Beta berlina
Screen shot da video jukeboxservice

Non è una delle auto più intriganti del marchio torinese, ma la prima Lancia Beta, versione berlina, ha un’immagine forte, che la distingue da tutte le altre. Questa vettura, nata per sostituire la Fulvia, prese forma a partire dal 1972. Sono passati, quindi, 50 anni dalla sua nascita. Il mezzo secolo di vita ha lasciato il segno, facendo invecchiare in modo pesante le sue forme, già non freschissime al momento del debutto.

La Beta è stata la prima auto completamente nuova di casa Lancia a prendere forma sotto l’egida Fiat, a tre anni dall’acquisto da parte del gruppo dell’avvocato Agnelli. Il modello fu declinato in diverse varianti di carrozzeria. Ci furono le versioni familiare, coupé e spider, ma ad aprire le danze ci pensò la berlina, con le sue linee insolite da fastback, molto ingarbugliata nei tratti.

Il look era originale, ma non travolgente. La firma stilistica di Gianpaolo Boano non diede vita a una vettura capace di conquistare il cuore della gente. Dietro l’aspetto innovativo si celava una meccanica di taglio molto classico, non proprio allineata agli slanci creativi del marchio. L’unica novità di spessore era rappresentata dall’inedito schema McPherson a due bracci oscillanti trasversali scelto per le sospensioni posteriori.

Propulsori per tutti i gusti

I motori della Lancia Beta berlina erano a quattro cilindri in linea e scaricavano la loro potenza sulle ruote anteriori. Questi cuori bialbero, provenienti da mamma Fiat, ma adattati alle nuove esigenze, si offrivano in tre declinazioni nelle prime fasi del cammino commerciale del modello. Ad aprire la gamma ci pensava l’unità da 1438 centimetri cubi, con 90 cavalli al servizio del comando dell’acceleratore. Poi c’erano quelle da 1592 centimetri cubi, con 100 cavalli, e da 1756 centimetri cubi, con 110 cavalli.

Nel 1974 giunse il motore da 1297 centimetri cubi, con 82 cavalli all’attivo, che andò a posizionarsi alla base della famiglia. L’allestimento più lussuoso della serie era quello contraddistinto dalle lettere LX, destinato alle versioni di più alta cilindrata. Da segnalare il restyling del 1975, firmato da Pininfarina, che migliorò la presa scenica del modello, senza stravolgerne le forme, che rimasero poco gradevoli. Anche i più grandi maestri non possono fare i miracoli quando si è troppo vincolati a una base di partenza non all’altezza.

Insieme alla revisione stilistica, la gamma registrò la sostituzione dell’unità propulsiva da 1756 centimetri cubi con una da 1995 centimetri cubi. La potenza crebbe di poco, passando da 110 a 119 cavalli, ma l’elasticità di marcia ne ricavò i suoi frutti. Uscì di scena la versione da 1.4 litri di cilindrata ed anche l’allestimento LX si consegnò alla memoria.

Step evolutivo

Nel 1979 un nuovo restyling, più importante del primo, investì il modello, ma la causa della bellezza non ebbe giovamento. Anche l’abitacolo fu oggetto di una rivisitazione, con profondi cambiamenti estetici, ma le finiture continuarono a rimanere uno dei punti deboli dell’auto. Una scelta connessa alla necessità di aumentare i margini sul singolo esemplare venduto. Queste erano state le dritte dei vertici aziendali e gli altri dovettero adeguarsi. Sul fronte propulsivo, la versione da 1297 centimetri cubi andò in congedo. Quella da 1995 centimetri cubi perse qualche cavallo, scendendo a quota 115, per la necessità di limitare i consumi, ma con l’iniezione elettronica l’auto recuperò tono, diventando più potente di prima.

La Lancia Beta berlina scaricava la potenza attraverso un cambio manuale a 5 marce, che accompagnava il conducente nelle sue dinamiche di guida. Fra i pregi del modello, il grande spazio a disposizione dei passeggeri e l’ottimo comfort di viaggio. Sul piano dinamico, stupiva favorevolmente la tenuta di strada, ma chi aveva l’animo sportivo guardava verso altri lidi. Anche nell’ambito della stessa famiglia fecero il loro debutto, negli anni successivi, alcune auto coupé più intonate ai piaceri emotivi.