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3 Alfa Romeo imperdibili col V6 Busso da 3.2 litri

Ecco alcune auto che non dovrebbero mancare nelle collezioni degli alfisti.

Alfa Romeo 156 GTA

Giuseppe Busso ha progettato tanti bei motori. Il più noto è probabilmente il V6 con angolo di 60 gradi fra le bancate usato da diversi modelli Alfa Romeo, con cilindrate da 2 a 3.2 litri e potenze da 132 a 250 cavalli. Questa famiglia di unità propulsive si è ritagliata uno spazio nella storia del “biscione” e anche oltre. Si tratta di autentici capolavori di ingegneria, che hanno guadagnato il rango di fiori all’occhiello nell’ambito della loro architettura. Lunga la lista dei riconoscimenti ottenuti nel tempo, alcuni dei quali particolarmente prestigiosi.

Il debutto in società del V6 “Busso” avvenne con l’Alfa 6 del 1978. Sin da subito mise in mostra la sua eccellenza, in termini di performance, erogazione, elasticità di marcia, robustezza e musicalità meccaniche. Nella versione iniziale aveva una cilindrata di 2492 centimetri cubi, poi crebbe a 3 litri. Prese forma anche una variante sovralimentata da 2 litri, destinata all’Alfa Romeo 164, per “aggirare” le penalizzazioni fiscali sulle cubature più alte. Un capolavoro ingegneristico pure questo.

Nel 2002 fece il suo sbarco in società il V6 “Busso” da 3.2 litri a 24 valvole. A questo cuore si aggancia il nostro approfondimento odierno. Prime vetture ad installarlo furono l’Alfa Romeo 156 GTA e 147 GTA: due auto molto prestazionali. Un tema, quello delle performance, molto caro agli amanti del “biscione”. Ecco perché fra i tre modelli scelti per il post abbiamo dato spazio anche alla GTV, capace di spingersi fino a una velocità massima di 255 km/h.

Alfa Romeo 156 GTA

Questa berlina sportiva a tre volumi regala emozioni di alta gamma, anche se il look non è esotico come quello delle supercar. Del resto, appartiene a una categoria diversa, anche se la tempra prestazionale è molto buona. Il debutto sulla scena commerciale dell’Alfa Romeo 156 GTA si materializzò nel 2002. Sin dal primo momento piacque agli appassionati, che ne apprezzarono la scheda tecnica e il comportamento dinamico, capace di soddisfare gli alfisti più smaliziati. Al fascino dell’esperienza sensoriale concorreva il suo rombo, che onorava al meglio la tradizione “Busso”.

Lo scorrere del tempo non ha sopito la sua presa emotiva, oggi intensa come ieri. Si tratta di un’auto sanguigna dell’era analogica, che regala felici stimoli sensoriali. Il 6 cilindri custodito sotto il cofano motore anteriore è aspirato. La sua cilindrata di 3.2 litri nasce da un alesaggio da 93 millimetri e di una corsa da 78 millimetri. Di alto livello le performance, specie in relazione al suo periodo storico: l’accelerazione da 0 a 100 km/h viene liquidata in 6.3 secondi mentre la punta velocistica si spinge fino a quota 250 km/h.

Senza compromessi al ribasso

Per un’auto del genere la trazione anteriore era un limite, ma l’Alfa Romeo 156 GTA sapeva farsi perdonare, gestendo il tema con buone alchimie progettuali. Il suono del motore e il vigore delle performance facevano il resto, elargendo ottime scariche di adrenalina. Certo, con la trazione posteriore sarebbe stata tutta un’altra musica, specie per gli amanti della guida chirurgica e del sovrasterzo, ma a volte bisogna sapersi accontentare: una parola non del tutto appropriata per la vettura in esame, che non scende troppo a compromessi sul piano delle doti stradali.

A rallentare le danze dell’Alfa Romeo 156 GTA provvedono dei freni a disco di derivazione Brembo, con diametro da 305 millimetri all’anteriore e da 276 millimetri al posteriore. Poi i dischi dell’avantreno furono portati a 330 millimetri di diametro. Fra gli aspetti più coinvolgenti del modello, spicca l’erogazione sportiva dell’energia propulsiva, che alcune auto più potenti dell’era contemporanea possono soltanto sognare. Per le sospensioni, si puntò sul quadrilatero alto davanti e su un evoluto MacPherson dietro. Buone le doti del telaio, che concorre al sano comportamento dinamico.

Alfa Romeo 147 GTA

Pur essendo a trazione anteriore, questa vettura compatta e giovanile sa regalare ottime emozioni di guida. Il merito è degli uomini del “biscione”, che hanno saputo confezionare un modello di grandi doti dinamiche, rispetto al segmento di mercato in cui si è andata a collocare. L’Alfa Romeo 147 GTA, del resto, non poteva deludere sul piano dell’handling e della sensorialità, per onorare al meglio l’impegnativa sigla. Il brio del modello è anticipato dalle forme, molto simili a quelli della normale 147, ma coi tocchi giusti per conferirle una spiccata carica di vigore dialettico.

Guardandola, si colgono le note del suo temperamento meccanico. Evidentemente gli interventi sulla carrozzeria, per quanto non eccessivi, sono bastati a darle i connotati giusti per distinguersi nel senso della sportività. Al progetto stilistico hanno lavorato due progettisti di grande valore: Walter de Silva e Wolfgang Egger. I loro nomi sono ben noti agli appassionati del “biscione” e non hanno certo bisogno di presentazioni. Ovvio che la loro collaborazione abbia prodotto una riuscita miscela degli ingredienti.

Energica al punto giusto

L’Alfa Romeo 147 GTA è piaciuta, sul fronte del design, tanto ai giovanissimi quanto alle persone più avanti negli anni, a riprova della bontà della formula. Ad agevolare la riuscita della sua interpretazione più sportiva ci ha pensato il corretto svolgimento del tema stilistico, partendo dalla compatta a due volumi da cui è derivata. Ricordiamo che la 147 prese forma nel 2000 per rimpiazzare le 145 e 146, che fece dimenticare presto, almeno sul piano dialettico, per una superiore nobiltà della sua esecuzione e della sua piacevolezza visiva.

Anche se da una vettura come la GTA ci sarebbe attesi la trazione posteriore, il fatto che la potenza sia scaricata sulle ruote anteriori non ha compromesso l’efficacia del quadro dinamico. Il lavoro svolto dai tecnici ha fatto superare egregiamente questo limite, regalando al modello un comportamento molto pungente e piacevole. La maneggevolezza è di grande livello, con risvolti positivi anche in termini cronometrici, quando si gira in ambienti sicuri come la pista.

Alla qualità dell’handling concorre la valida messa a punto dell’assetto, con sospensioni molto raffinate all’avantreno. Anche se il lancio di questa vettura risale al mese di novembre 2002, molti continuano ad amarla ancora oggi. Impossibile, poi, resistere al fascino del suo motore 3.2 V6 “Busso” a 24 valvole, che sviluppa una potenza massima di 250 cavalli a 6200 giri al minuto. Una cifra di tutto rilievo per i suoi tempi, che si traduce in un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 6.3 secondi e da 0 a 1000 metri in 26.1 secondi. La punta velocistica si spinge a quota 248 km/h: davvero niente male, anche per l’era contemporanea, specie considerando che si tratta di una compatta. Da segnalare la presenza sull’auto del VDC, un sofisticato sistema di controllo della stabilità del veicolo.

Alfa Romeo GTV

Questa coupé prese forma dal 1995 al 2004. Le tre lettere finali della sigla sono l’acronimo di Gran Turismo Veloce: un modo per esprimere in modo chiaro e incontrovertibile la sua natura. Diverse le motorizzazioni offerte alla tentazione della clientela: 1.8 Twin Spark, 2.0 Twin Spark, 2.0 JTS, 3.0 V6, 3.2 V6 24 valvole. Al 2003 risale l’introduzione in gamma di quest’ultimo. Si tratta del fiore all’occhiello della famiglia, con la sua architettura a 6 cilindri. Un cuore rotondo e pieno, melodioso e prestazionale, da 3179 centimetri cubi di cilindrata. Notevole la sua potenza massima, pari a 240 cavalli a 6200 giri al minuto, con un picco di coppia di 289 Nm a 4800 giri al minuto.

Il quadro prestazionale era da auto sportiva di fascia più alta, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 6.3 secondi e da 0 a 1000 metri in 25.8 secondi. La velocità massima si spingeva nel territorio dei 255 km/h. Buono il comportamento stradale, degno delle aspettative, anche grazie al telaio ad alta rigidità torsionale. Eccellente il suo bilanciamento, specie tenendo conto delle sue architetture tecniche. L’Alfa Romeo Spider fece il suo debutto in società al Salone dell’Auto di Ginevra del 1994. Prese forma in tre serie.

Altre Alfa sono più seducenti, ma è unica

Non è certo l’auto più bella firmata da Pininfarina e non interpreta il tema della bellezza con la consueta grazia del mitico carrozziere torinese, ma la personalità è molto forte e identificativa. Impossibile confonderla con altre auto. Come riferito in una precedente circostanza, il lavoro stilistico è pregiudicato dallo specchio di coda, pesante e un po’ goffo. Qui, forse, l’arte del maestro piemontese è stata limitata dalla partnership con il centro stile interno della casa del “biscione”, ma non è dato sapere.

Gradevole, invece, il trattamento del frontale, che trasmette le note della sua energia. Anche il profilo laterale non delude, almeno fino alla portiera. Bello il look dell’abitacolo, con richiami alle sportive dei tempi più romantici. Dal 2000, la produzione dell’Alfa Romeo GTV prese forma nelle linee aziendali di Pininfarina, a San Giorgio Canavese. Oggi non è una delle auto più ricercate dai collezionisti, ma quella spinta dal motore V6 “Busso” da 3.2 litri è in grado di ricambiare il sacrificio dell’acquisto con emozioni di adeguato lignaggio.

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