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Le 3 Ferrari più famose del cinema

Ecco alcune auto di Maranello grandi protagoniste di film di successo.

Ferrari Testarossa Miami Vice

Le Ferrari si pongono in cima ai desideri di ogni appassionato. I modelli del “cavallino rampante” sono entrati nel cuore di milioni di persone, a tutte le latitudini. Molti divi del cinema hanno ceduto al richiamo delle loro seduzioni. Questo spiega la presenza delle “rosse” nei garage di tanti attori, registi e produttori. Ad Hollywood le auto sportive di Maranello sono di casa.

Fra gli amanti delle supercar emiliane ci sono anche diversi Premi Oscar. Il legame fra queste creature e l’universo dorato della settima arte si è concretizzato nei film, dove alcune supercar del marchio italiano hanno trovato impiego, diventandone spesso grandi e indiscusse protagoniste. Oggi abbiamo deciso di mettere insieme una selezione di Ferrari usate nel set, che hanno guadagnato il ruolo di primedonne in alcune opere televisive d’oltreoceano.

A mio avviso sono quelle che si sono ritagliate lo spazio più importante nelle pellicole, ma si tratta di una valutazione soggettiva, forse non condivisa all’unanimità. Può, tuttavia, rappresentare una buona base di partenza per allargare il campo della riflessione. Una cosa è certa: nessuno può mettere in discussione l’importante presenza nell’universo del cinema delle 3 Ferrari scelte. Volete scoprire di quali modelli sto parlando? Non vi resta che accendere il motore e…proseguire nella lettura del post.

Ferrari 308 GTS di Magnum P.I.

Questa vettura, entrata nel cuore di tutti gli appassionati del “cavallino rampante”, fa sognare ancora oggi. Figuriamoci negli anni in cui era in listino. Ecco perché fu scelta per le riprese della serie televisiva statunitense di “Magnum P.I.”, prodotta dal 1980 al 1988. In quei film di genere poliziesco divenne la principale protagonista, insieme all’attore Tom Selleck che, con i suoi baffi e il suo istinto, interpretava un bravo investigatore privato. Quest’ultimo curava la sicurezza dell’eccentrico scrittore di gialli Robin Masters, nella sua villa alle Hawaii.

Al suo servizio anche la bellissima “rossa”, la cui presenza diventava centrale già nella sigla introduttiva, con un fantastico effetto ciondolo in partenza. In realtà, per le riprese, furono usati più esemplari della stessa vettura. Come già sottolineato in un’altra occasione, all’inizio si fece ricorso a una 308 GTS del 1979 (telaio 29109). Poi -dalla seconda alla sesta stagione- quella vettura fu rimpiazzata da una 308 GTSi del 1981 (telaio 34567). Infine, il regista puntò su una 308 GTS Quattrovalvole del 1984 (telaio 57685).

A prescindere dall’esemplare usato, il ruolo della supercar di Maranello fu sempre centrale nella sceneggiatura. Del resto, un modello del genere, col suo potente carisma, non poteva che assurgere al ruolo di primadonna. Impossibile non esaltarsi al cospetto delle linee da sogno offerte allo sguardo da questa Ferrari, disegnata con sublime grazia da Pininfarina. Il suo stile ha fatto scuola. Anche le “rosse” dei nostri giorni devono molto a lei.

La 308, sia in versione coupé che in versione spider, con tetto rigido asportabile, è un’opera d’arte, di valore iconico. Il ciclo produttivo del modello andò avanti dal 1975 al 1985. La GTS fece il suo esordio nel 1977, allargando la gamma emotiva, con inimitabili scariche di adrenalina en plein air. Come su ogni Ferrari, anche in questo caso il principale gioiello è il motore. Si tratta di un V8 da 3 litri di cilindrata, disposto in posizione posteriore centrale. Un cuore che, nel suo ciclo evolutivo, si è offerto in diverse configurazioni e con diversi step di potenza.

Inizialmente i cavalli erano 255 (240 nella versione USA) a 7700 giri al minuto. Questo il bagaglio energetico della versione alimentata a carburatori, che accelerava da 0 a 100 km/h in 6.5 secondi. La velocità massima era di 252 km/h. Dopo di lei, sul set, giunse la Ferrari 308 GTSi, dotata di iniezione meccanica Bosch K-Jetronic. Una versione nata per soddisfare le restrittive norme sulle emissioni del mercato nordamericano, che vedeva scendere la potenza massima a quota 214 cavalli. Il dato era sotto le aspettative per un “rossa”. Così a Maranello pensarono alla Quattrovalvole, che raddoppiando il numero delle valvole riportò la scuderia a 240 cavalli, energici e rombanti come da tradizione. Anche questa versione trovò impiego nelle scene di “Magnum P.I.”.

Ferrari Testarossa di Miami Vice

Quando si parla di una “rossa” legata al mondo del cinema, uno dei primi modelli che vengono in mente è la Ferrari Testarossa di Miami Vice, grande protagonista della serie televisiva statunitense, prodotta dal 1984 al 1989 da Michael Mann per la NBC. L’esemplare usato nelle riprese non era però nella veste cromatica ufficiale e più nota della casa di Maranello. Nella sua configurazione iniziale, infatti, la Ferrari Testarossa affidata a Don Johnson e Philip Michael Thomas era verniciata in nero.

Il regista, però, si rese subito conto della scarsa resa televisiva di quella tonalità. Ecco perché l’auto fu presto dipinta di bianco. Il suo candido vestito l’ha accompagnata nella nota serie poliziesca a stelle e strisce, consegnandola per sempre all’immaginario collettivo. La meravigliosa creatura di Maranello divenne, nei fatti, la principale protagonista delle avventure proposte da quei film d’azione, molto seguiti e amati negli anni ottanta (ed anche dopo).

Gli interni dell’esemplare usato sul set erano di colore beige: un classico per le raffinate alchimie della pelle Connolly destinata a rivestire l’abitacolo di quel gioiello. Ancora oggi la Ferrari Testarossa di Miami Vice viene ricordata da tutti, perché ha lasciato una traccia indelebile nella storia del cinema. Le forme mozzafiato di quel modello si sono espresse al meglio anche sul piccolo schermo, elargendo emozioni di sublime splendore. Impossibile non esaltarsi al cospetto dei suoi lineamenti. Del resto, stiamo parlando di una delle supercar più belle di sempre, che incanta sin dal primo sguardo.

Le sue forme profumano di magia. Tutto è perfetto, grazie alla magnifica sintesi fra eleganza e aggressività. Lo specchio di coda e la vista di 3/4 posteriore spingono a mille le pulsazioni cardiache. È un capolavoro di stile, che fa venire la pelle d’oca. Pininfarina ha superato la sua eccellenza nel definirne le forme. Quando nel 1984 fece il suo debutto in pubblico tutti rimasero a bocca aperta. Sublime anche il motore.

Ad animare le danze della Ferrari Testarossa provvede infatti un 12 cilindri a V di 180 gradi che onora al meglio la nobile tradizione del marchio. Derivato da quello della 512 BB, questo 5 litri di sangue blu esprime una potenza massima di 390 cavalli, per un profilo prestazionale di eccellente livello nel suo periodo storico. I numeri sono di alta gamma, ma ancora più emozionante è l’esperienza dinamica, che regala note inebrianti di piacere, sotto le note di un’orchestra che suona melodie sublimi alle spalle dell’abitacolo.

Ferrari Mondial T Cabriolet di Scent of a Woman

È la protagonista di una delle scene più belle del film “Scent of a Woman” di Al Pacino, che interpreta un tenente colonello cieco, al volante della “rossa” per le strade di New York. Questa creatura 2+2 portava in dote diverse novità tecnologiche. Il cuore ero lo stesso della 348. La Ferrari Mondial T Cabriolet declinava in versione aperta l’omonima coupé. Questa rappresentò un ulteriore passo avanti nell’evoluzione di un modello peculiare della gamma Ferrari, con la sua configurazione a 2+2 posti abbinata a un motore longitudinale, disposto alle spalle dell’abitacolo.

La T della sigla sta per trasversale e si riferisce alla disposizione del cambio, simile a quella della monoposto della monoposto 312 T di Formula 1. Una soluzione utile, sull’auto stradale, a recuperare maggiore disponibilità di spazio per i passeggeri a bordo. La sua presentazione avvenne al Salone dell’Auto di Ginevra del 1989. Il vigore dinamico, come già sottolineato, giungeva dall’unità propulsiva progettata per la 348, che fu lanciata sul mercato 6 mesi dopo.

Un cuore da 3.4 litri, in grado di sviluppare una potenza massima di 300 cavalli 7200 giri al minuto, con un picco di coppia di 324 Nm a 4.200 giri/minuto. Il tutto su un peso a vuoto di 1468 chilogrammi. Notevoli le prestazioni, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 6.3 secondi, da 0 a 400 metri in 14.3 secondi, da 0 a 1000 metri in 25.8 secondi e con una velocità massima di 257 km/h. La dinamiche stradali erano interessanti, grazie anche all’abbassamento del baricentro rispetto alle serie precedenti.

Buona la facilità di guida, con un carattere meno estremo delle sorelle più sportive. Le sospensioni erano a controllo elettronico: un’altra prova dell’approccio innovativo di questa vettura, anche se la linea non profumava di modernità. Del resto, faceva suo il taglio espressivo della Mondial 8, ma rispetto ad essa risulta decisamente più gradevole, elegante e muscolare. In totale, la Ferrari Mondial T Cabriolet prese forma in 1010 esemplari: una performance migliore di quella ottenuta dalla versione coupé, che prese forma in 858 unità.

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