Le sanzioni di Unione Europea e Stati Uniti contro la Russia potrebbero avere una prima conseguenza, spingendo Putin a chiudere i rubinetti di gas e petrolio verso l’UE. Quindi Italia inclusa. Mosca fornisce il 30% delle importazioni di energia dell’Europa. Sono dolori per chi, come il nostro Paese, dipende dagli altri in fatto di energia. Roma, ben più di Berlino o Parigi, sarebbe fra le più colpite da eventuali quindi da questo domino iniziato con l’invasione russa in Ucraina. Con ripercussioni pesantissime anche per gli automobilisti, visto il crescere dei prezzi di benzina, diesel, metano ed elettricità.
Niente petrolio e gas russi? Cosa si fa
L’Europa fa fronte a una bolletta energetica di 1,2 trilioni di dollari. Superiore al picco del 2008. Siamo a 2,5 volte la bolletta del 2015-2019. Draghi intanto, con un discorso ovviamente molto cupo, ha illustrato in Parlamento le soluzioni per fare a meno di petrolio e gas russi: diversificazione, stoccaggi, GNL Gas naturale liquefatto, rinnovabili, carbone e olio. Per affrontare l’emergenza. Anche col TAP Gasdotto Trans-Adriatico: dalla frontiera greco-turca passa per l’Albania e approda in Italia, sulla costa adriatica, verso Lecce.
Ma c’è sempre l’opzione Stati Uniti: comprare petrolio e gas americani al posto di quelli di Mosca. Quanto ci farebbe pagare Washington? Questo non si sa con precisione, specie per i mesi a venire. Ma di certo si parte da una posizione di svantaggio estremo: dipendenti dagli altri, senza il fornitore numero uno. Fa gola il Gas naturale liquefatto made in USA. Che a fine 2022 saranno il primo esportatore mondiale di GNL.
Senza dimenticare l’Algeria, che può darci più gas. Con esborsi tutti da definire, che poi ricadranno su consumatori e aziende.
Non ultimo, il Canada è un’alternativa geopoliticamente stabile come esportatore di petrolio. Insomma, Nord America sugli scudi sotto il profilo economico-finanziario per vendere energia vitale a tutti.
Il vecchio carbone tanto trascurato
Eppoi, incredibile a dirsi in piena transizione elettrica, c’è il carbone italiano. Sei gli impianti per 7,2 GW. Oppure eccone uno a olio da quasi un GW. Più 4 impianti in raffineria per 1,6 GW. Nel 2020, la capacità termoelettrica a gas installata in Italia era pari a 44,6 GW.
Un po’ vaghi i discorsi sull’espansione delle iniziative esistenti nell’efficienza energetica. E nello sviluppo delle energie rinnovabili. Fumosi gli obiettivi a lungo termine dell’Europa sull’idrogeno.