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Stellantis Melfi, dopo le feste anche i contagi

Dopo una chiusura più lunga del previsto causa carenza dei microchip, al ritorno in fabbrica ecco le problematiche Covid, e anche la sicurezza dentro gli stabilimenti Stellantis finisce sul banco degli imputati.

Stabilimento Stellantis di Melfi

A Melfi ormai da mesi si lavora su un’unica linea produttiva. Stellantis infatti ha deciso di chiudere una delle due linee, quella dedicata alla produzione della Jeep Compass. Una produzione che adesso è passata sull’altra linea, quella della Jeep Renegade e della Fiat 500 X.

Stellantis avrà avuto i suoi buoni motivi per operare questa scelta. Motivi aziendali, economici, di contenimento dei costi. Non sempre però le politiche aziendali sono in sintonia con le esigenze dei lavoratori, anzi, spesso si scontrano.

A prescindere dal fatto che adesso nello stabilimento di località San Nicola di Melfi si procede con quello che viene chiamato mix produttivo, sull’unica linea, ed a prescindere dal fatto che la linea cessata è ancora vuota ed inutilizzata, ecco emergere un problema di sicurezza. Sul sito “basilicata24” infatti, viene messo in luce un serio problema che i lavoratori hanno trovato alla riapertura dello stabilimento dopo le ferie natalizie. Problematica manco a dirla legata alla pandemia che ancora oggi colpisce gli italiani.

La sicurezza nello stabilimento di Stellantis è carente? I lavoratori sono preoccupati

Sul sito prima citato, molto attento alle vicissitudini di quello che rappresenta la principale fonte di Pil Regionale, cioè lo stabilimento di località San Nicola di Melfi, vengono riportate le parole di un operaio della fabbrica.

“Tutti su una linea e nessuno controlla distanziamenti, saremo tutti contagiati”

Evidente che il connubio tra problematiche Covid e problematiche di produzione, alla luce degli ultimi eventi (variante Omicron e taglio di una linea), destano preoccupazioni a non finire. E così un operaio che ha rilasciato le sue preoccupazioni al sito, mette in luce una ansia che sicuramente appartiene anche agli altri lavoratori.

Tempo fa anche noi di ClubAlfa abbiamo messo in evidenza il problema del mix produttivo con cui si procede a Melfi nella fabbrica del colosso nato dalla fusione tra PSA ed FCA. Tutti i modelli delle tre auto prodotte arrivano sulla stessa linea, con una organizzazione quotidiana del lavoro che mette in seria difficoltà i lavoratori. Non si sa che auto arriverà in linea e spesso si alternano ad un ritmo frenetico.

Ed essendo diverse le procedure da modello a modello, ecco che lo stress per i lavoratori è maggiore di prima. E adesso pure le problematiche Covid. Con una modalità di produzione di questo tipo, con troppi lavoratori nella medesima linea, il rischio di focolai e cluster è dietro l’angolo. È ciò che sostiene l’operaio prima citato.

Un inizio di anno tribolato per lo stabilimento Stellantis di Melfi

“Al ritorno dalle festività, solo nella mia unità, un quinto dei lavoratori è rimasto a casa per Covid”

Gli effetti di quanto detto sono stati subito evidenti al rientro in fabbrica dopo la lunga pausa natalizia. Una pausa più lunga del previsto per via di quella ormai datata carenza di semiconduttori che sta colpendo tutta l’industria automobilistica mondiale.

Sicurezza sul posto di lavoro ed attività nella fabbrica stanno producendo una specie di bomba ad orologeria nello stabilimento lucano di Stellantis. Infatti l’azienda nonostante una linea in meno, continua a pretendere numeri produttivi elevati. Parliamo naturalmente di auto prodotte per turno.

Come sottolinea l’operaio infatti, si continua ad operare sulla base di 405 veicoli prodotti a turno, una enormità se si considera l’unica linea produttiva. E spesso la necessità di fare numeri porta i lavoratori ad assembrarsi uno vicino agli altri. Cosa che in tempi di pandemia non è certo consigliabile. E non si può certo ridurre tutto al fare di necessità virtù, perché la sicurezza sul posto di lavoro è principio fondamentale della nostra Costituzione della Repubblica.

Anche i dispositivi di sicurezza sotto accusa

È l’azienda, cioè il datore di lavoro che deve garantire la sicurezza sul posto di lavoro. E le scelte che in questi mesi ha fatto Stellantis, non sembrano rispondere a questo obbligo. Almeno se le si guarda dal punto di vista dei lavoratori, alla luce di questa testimonianza riportata sul sito Basilicata24.it.

Adesso le carenze di organico per i tanti lavoratori che non sono rientrati in fabbrica perché positivi al virus, costringono chi è rimasto, a lavorare di più e in situazioni non certo ottimali dal punto di vista della sicurezza. Basti pensare che in determinate operazioni di produzione, in barba a qualsiasi regola sulla sicurezza anti Covid, nell’abitacolo di un veicolo si deve entrare in coppia. Ma la troppa vicinanza tra lavoratori è una costante, e secondo l’operaio c’è carenza anche di addetti al distanziamento e controlli di questo genere. E le dotazioni delle sole mascherine chirurgiche non fa stare certo tranquilli al lavoro.

Queste sono le mascherine che fornisce l’azienda, mascherine che stando alle ultime notizie provenienti dalle stanze dei bottoni di governo e Cts, tutto sono tranne che sicure. Servirebbero le Ffp2 per esempio. Ma Stellantis non rifornisce i lavoratori di questi dispositivi che sembrerebbero dare maggiori garanzie dal punto di vista della sicurezza.

Per fortuna sembra che numeri alla mano, nello stabilimento lucano di Stellantis la maggior parte dei lavoratori è vaccinata. Ma come dimostrano i numeri italiani, questo forse non basta per evitare la risalita dei dati.

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