in ,

Stellantis: analisi e equilibri tra francesi e italiani, FCA perde?

Stellantis

Parlare di Stellantis in negativo come lo si fa oggi, per via dei gravi problemi che tutti i lavoratori degli stabilimenti italiani hanno, è una cosa inimmaginabile. Parliamo infatti di un autentico colosso del settore Automotive, uno dei primi 5 gruppi mondiali dell’industria dell’auto. Un colosso nato dalla fusione tra i francesi di PSA, e quindi Citroen, Peugeot e Opel, e gli italiani di Fiat Chrysler Automobiles.

Il quinto produttore mondiale di auto, Stellantis, in Italia sta cambiando il modo di produrre auto, sta ribaltando antichi e forse superati concetti con cui prima Fiat e poi FCA hanno continuamente adoperato.

Il CEO di Stellantis, Carlos Tavares fin dal primo giorno in cui ha visitato uno stabilimento italiano (era gennaio e lo stabilimento era Mirafiori), ha detto che in Italia costruire auto era troppo costoso.

E dalla semplice constatazione dei fatti alla messa in pratica di correttivi, è passato un attimo. Oggi siamo di fronte a lavoratori fermati, messi in cassa integrazione. Altri che erano precari, e adesso disoccupati. Altri ancora a cui si offrono soldi per andare via dall’azienda.

C’è chi sostiene che tutto dipenda dal fatto che in Stellantis chi comanda è la Francia. E da diverse analisi sembra davvero così, come ribadito in tempi recenti da diversi politici anche prestigiosi come Romano Prodi o Giorgia Meloni.

Stellantis oggi, cos’è questo grande gruppo dell’industria dell’auto

Stellantis Loghi

Come dicevamo, Stellantis ha visto i natali da una fusione tra i gruppi PSA e Fiat Chrysler Automobiles. Oggi Stellantis è una multinazionale formata da entrambi i gruppi ed ha sede legale in Olanda, precisamente ad Amsterdam. Del gruppo oggi fanno parte ben 14 marchi del settore automobilistico mondiale e sono,in rigoroso ordine alfabetico e non per importanza:

  • Abarth,
  • Alfa Romeo,
  • Chrysler,
  • Citroën,
  • Dodge,
  • DS Automobiles,
  • FIAT,
  • Jeep,
  • Lancia,
  • Maserati,
  • Opel,
  • Peugeot,
  • Ram Trucks

Per tutti i brand l’azienda oggi è alle prese con un cambiamento epocale, perché la transizione elettrica è alla base di tutto il futuro del settore. In Italia siamo indietro rispetto agli altri Paesi, ed è una delle note dolenti di questa fase. A questo vanno aggiunte le note carenze di semiconduttori e il gioco è fatto. Stabilimenti a regime ridotto e lavoratori in constante cassa integrazione.

L’obbiettivo di Stellantis, come di qualsiasi altra azienda di qualsiasi altro settore, è l’utile dei suoi azionisti. Inevitabile che questo sia ciò che una azienda mira a raggiungere. In pratica, Stellantis è alla ricerca della soluzione per non perdere terreno dai competitor mondiali in materia di elettrificazione (Toyota e Volkswagen su tutti e per trovare modalità di riduzione dei  costi. In ogni caso, l’Italia per quanto detto, è sotto il livello minimo, perché i costi di produzione sono alti e per via del ritardo in materia di transizione elettrica.

In Stellantis, Francia e Germania sono alla pari, almeno sulla carta

Quando nacque Stellantis ciò che venne rimarcato è la fusione, nel senso che due grandi aziende si fondevano per dare i natali ad un gruppo più grande, e la fusione era alla pari. Lo conferma il comunicato con cui si dette notizia dell’avvenuta fusione. Infatti testualmente si leggeva che “la nuova capogruppo con sede in Olanda sarà quotata su Euronext (Parigi), Borsa Italiana (Milano) e al New York Stock Exchange e continuerà a mantenere una importante presenza nelle attuali sedi operative centrali in Francia, Italia e negli Stati Uniti”.

Tutto pari quindi, con John Elkann, il rampollo di casa Agnelli, che ha assunto il ruolo di Presidente, e con Carlos Tavares, manager portoghese già Amministratore delegato di Peugeot, che è diventato il CEO di Stellantis.

Il ruolo che in FCA fu del compianto Sergio Marchionne è passato ad un uomo di provenienza PSA e quindi, già questo è visto da molti come un segnale del fatto che la fusione alla pari tra PSA ed FCA era solo sulla carta. E a rincarare la dose per esempio, la nomina a CEO della nostra Alfa Romeo, di Jean Philippe Imparato, altro manager proveniente dall’universo PSA.

Il progetto a lungo termine e la Francia che la fa da padrona

In Italia abbiamo già perduto uno stabilimento, che è quello della fabbrica ex Bertone di Grugliasco. L’Agap, dove si costruivano le Maserati, è stata chiusa da Stellantis (entro il 2024 tutte le sue attività e tutti i suoi lavoratori passeranno a Mirafiori).

La rivoluzione è appena iniziata quindi, ma i timori che l’Italia diventi comprimaria e basta sono avvalorati da questi e da altri segnali. Per esempio la chiusura di una linea produttiva allo stabilimento di località San Nicola di Melfi piuttosto che il mancato rinnovo contrattuale di 300 lavoratori della Sevel di Atessa.

La transizione elettrica è il bivio a cui è arrivata Stellantis, chiamata adesso a scegliere tra i suoi moltissimi stabilimenti, tra i tanti Paesi dove queste fabbriche sorgono e tra i tanti brand. Il progetto e gli investimenti non saranno eterni e dureranno un paio di lustri, al termine dei quali, l’azienda tirerà le somme. La concorrenza è agguerrita se pensiamo che ai classici Toyota, Volkswagen, Ford e Renault, ci sono le agguerrite case costruttrici cinesi e perfino Tesla che in fatto di elettrificazione è avanti.

Perché la componente francese appare dominante

Romano Prodi su Stellantis

Non ci sono solo i manager in ruoli apicali e decisionali a far preoccupare qualcuno rispetto alla fusione alla pari tra italiani e francesi. C’è chi addirittura parla di acquisizione (lo fece Giorgia Meloni tempo fa) da parte francese della nostra cara e amata Fiat (o FCA). C’è chi invece parla di potere decisionale in mano francese con gli italiani che hanno un ruolo secondario (lo ha ripetuto ultimamente l’ex Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Romano Prodi).

Ma tanti sostengono che la parte francese di Stellantis, abbia preso, in maniera netta il sopravvento rispetto alla parte italiana del gruppo.

“La presenza dello Stato francese, anche se quantitativamente minore di quella di Exor (gli Agnelli), risulta e risulterà determinante, soprattutto nell’ipotesi di decisioni che riguarderanno l’occupazione o l’innovazione, rispetto alle quali gli interessi transalpini saranno tutelati. Ed è questo il motivo per cui Parigi sceglie così frequentemente di assumere una quota di partecipazione nelle imprese tale non da avere la responsabilità di controllo, e quindi la gestione, ma da salvaguardare gli interessi fondamentali del Paese“, per esempio queste sono affermazioni che recentemente ha rilasciato Prodi.

Il fatto che lo stato francese ha una quota di azionariato di Stellantis mentre lo Stato italiano ne è fuori, è il punto principale che sta a dimostrare come la Francia sia preponderante all’interno di Stellantis.

I progetti in Italia ci sono, ma forse non bastano a sedare gli animi

Eppure, anche se tra mille difficoltà, soprattutto per i lavoratori delle nostre fabbriche, per l’Italia Stellantis ha programmi e investimenti nel medio termine. Basti pensare che su Melfi si punterà alla costruzione di ben 4 nuovi veicoli elettrici.

Su Mirafiori invece è già certo che diventerà il punto di riferimento della produzione elettrica sia delle Fiat, come fa oggi con la Fiat 500 elettrica, che delle Maserati che da Grugliasco passeranno alla storica fabbrica piemontese.

E su Termoli nel piccolo Molise, si parla di una Gigafactory, cioè di una fabbrica di batterie per veicoli elettrici. La fabbrica di Termoli ospiterà la terza Gigafactory di Stellantis dopo quella francese a Douvrin e quella tedesca a Kaiserslautern. Ed anche a Val di Sangro in Abruzzo, la Società Europea Veicoli Leggeri,  resterà la principale fabbrica di furgoni del gruppo, anche se le stesse produzioni dovrebbero vedere i natali in Polonia, precisamente a Gliwice.

Lascia un commento