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Stellantis : l’analisi su ciò che accade a Mirafiori e Grugliasco

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Rivoluzione ormai in atto nel polo di Torino per Stellantis. Torino e la Fiat sono un binomio storico e indissolubile.

La città della Mole è dove la Fiat ha visto i natali e dove ha iniziato a costruire la sua fortuna. Inevitabile che le notizie dal polo torinese facciano rumore.

Mirafiori e Grugliasco, gli stabilimenti del polo di Torino vengono pesantemente stravolti dalle novità che i vertici aziendali hanno partorito.

Una fabbrica chiude (quella di Grugliasco), un’altra viene potenziata (quella di Mirafiori), decisioni queste che hanno prodotto una spaccatura nei sindacati e che dividono l’opinione pubblica.

Stellantis e polo di Torino, l’analisi di cosa sta succedendo

Sono stati due gli incontri importanti nel mese di ottobre per la società nata dalla fusione tra FCA e PSA. Il 15 il vertice del Ministero dello sviluppo economico di Roma, con rappresentanti del governo, azienda e sindacati a fare il punto sulle problematiche italiane di tutti gli stabilimenti Stellantis. Ieri 26 ottobre invece, incontro monotematico sul polo produttivo di Torino.

Proprio Mirafiori e Grugliasco sono stati i due stabilimenti attori principali anche del primo summit.

Ebbene, in queste riunioni Stellantis ha prodotto agli altri partecipanti il suo piano aziendale per il Piemonte. Piano che prevede la chiusura di Grugliasco e il passaggio delle produzioni Maserati a Mirafiori. Assemblaggio, verniciatura, lastratura e pure i lavoratori.

Tutto trasloca dall’ex Bertone di Grugliasco (fabbrica che nel 2009 il compianto Marchionne ha rilevato per conto di Fiat Chrysler Automobiles) a Mirafiori. E l’attuale Agap di Grugliasco chiuderà i battenti.

Il programma piemontese di Stellantis sarà graduale, ma parte subito

In una specie di crono programma ben articolato, Stellantis ha deciso di chiudere uno dei due stabilimenti di Torino e di potenziare l’altro.

A Mirafiori, dove si costruiscono le Fiat 500 Full Electric adesso passano anche le Maserati. Da gennaio infatti si passa al doppio turno sulla linea della 500 E a Mirafiori. È quanto emerso dal vertice su Torino di ieri. SI tratta di un aggiornamento rispetto a quanto annunciato il 15 ottobre scorso al Mise di Roma.

Cosa hanno deciso i vertici aziendali sul Turin Manufacturing District

Il summit di ieri tra azienda e sindacati con oggetto il futuro del polo produttivo torinese, ha ottenuto l’ok di tutti i sindacati tranne la Fiom-Cgil. In pratica è stato dato l’ok al trasferimento verso Mirafiori di assemblaggio e verniciatura già adesso. Poi si passerà alla lastratura, che al momento rimane ancora a Grugliasco. Ma l’incontro coi sindacati era necessario per stabilire il via libera al trasferimento dei 1.100 dipendenti della Maserati Grugliasco verso Mirafiori.

L’obbiettivo dell’azienda è che a Mirafiori prenda vita lo Stellantis Turin Manufacturing District, il punto di riferimento del gruppo nella transizione elettrica. Un grande distretto con un processo produttivo capace di utilizzare le nuove tecnologie e le diverse piattaforme ed in grado di produrre diversi modelli Maserati.

Mirafiori diventa il centro di competenza di Stellantis per l’elettrificazione del gruppo, perché dove già viene fuori la Fiat 500 Full Electric adesso verranno fuori anche i modelli Maserati.

La vocazione elettrica di Stellantis alla base della rivoluzione di Torino

Ciò che ha prodotto la frattura è la chiusura dello stabilimento di Grugliasco. Oggi a Grugliasco si costruiscono la Maserati Quattroporte e la Maserati Ghibli. Ma adesso queste auto verranno spostate a Mirafiori. A Grugliasco invece si è deciso di lasciare al momento solo le lavorazioni di lastratura, e pare che sarà così fino al 2024, quando anche queste ultime lavorazioni prenderanno la via del vicino stabilimento di Mirafiori.

È in questa fabbrica che gradualmente tutti i modelli Maserati verranno prodotti, con un progetto che partirà ad inizio 2022 e terminerà nel 2024. Oltre alle due Maserati prima citate, passeranno a Mirafiori anche la Maserati Gran Cabrio, la Maserati Gran Turismo e naturalmente il Suv Levante. Naturalmente con l’aggiunta della Fiat 500 Electric per la quale come già detto, già a gennaio si passerà ai due turni.

Il Turin Manufacturing District entra quindi di diritto nella rivoluzione elettrica dell’azienda che ha già messo in cantiere 4 nuovi veicoli elettrici da produrre a Melfi dal 2024 e la fabbrica di batterie elettriche (Gigafactory) a Termoli in Molise.

La frattura è sul futuro dei lavoratori

Grugliasco chiude, ma non ci saranno esuberi. È quanto hanno rassicurato i vertici aziendali ai sindacati a cui ieri hanno chiesto l’ok al nuovo piano sul polo torinese. Rassicurazioni che evidentemente, ad esclusione della Fiom, sono state prese per buone dalle altre sigle sindacali. Infatti Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Associazione Quadri, all’unisono spiegano che “nell’accordo si specifica che non ci saranno esuberi strutturali, con l’impegno aziendale a poter ricorrere solo a uscite volontarie e a ammortizzatori sociali conservativi”.

La Fiom però non ha sottoscritto l’accordo. E le motivazioni sono state illustrate dal coordinatore auto della FIom, Simone Marinelli e dal segretario della Fiom di Torino, Edi Lazzi.

“Non firmiamo un accordo che sancisce la chiusura della Maserati di Grugliasco. A Torino non ci sono solo la Carrozzeria e la Maserati, ci sono diversi settori come la Meccanica, che produce i cambi, gli impiegati degli enti centrali, le presse e a cascata tutto l’indotto. Quindi serve un piano generale che l’azienda non ha fornito”, questo ciò che dicono i due sindacalisti dei metalmeccanici della Cgil.

Posizioni diverse quindi, anche perché sembra che le garanzie riguardino esclusivamente i lavoratori interni a Stellantis. Ma gli stabilimenti hanno uno spaccato importante anche in altri ambiti, come per esempio l’indotto, i somministrati e i servizi.

In pratica, spostare solo i 1.100 lavoratori dell’ex Bertone di Grugliasco, potrebbe non essere sufficiente. Questo almeno secondo la Fiom, perché come detto gli altri sindacati hanno detto di si come già ribadirono a margine del summit del 15 ottobre 2021 al Mise.

Divisioni evidenti sul polo torinese

In quell’occasione, tranne la Fiom, tutti gli altri sindacati si dissero soddisfatti del piano di Stellantis sul polo produttivo piemontese. Dissero apertamente che ciò che andava sottolineato era la salvaguardia dei livelli occupazionali e non le pareti degli stabilimenti. In pratica, anche con una fabbrica in meno l’importante erano gli esuberi. È evidente però che mancava uno sguardo laterale a servizi e indotto, perché una fabbrica in meno è pur sempre una fabbrica in meno.

“Sono previsti i necessari interventi formativi, la garanzia del mantenimento dei migliori standard ergonomici anche sulle future linee di montaggio, nonché della maturazione dei ratei mensili degli istituti differiti, cosa che permetterà di alleviare per quanto possibile l’effetto salariale negativo del ricorso alla cassa integrazione. Ai lavoratori viene anche riconosciuta la possibilità, compatibilmente alle professionalità e ai bisogno di manodopera, di lavorare presso altre unità produttive del torinese. Si tratta di un accordo importante non solo per i lavoratori coinvolti ma per l’intera città di Torino. Il confronto con Stellantis dovrà però proseguire per tutti gli altri stabilimenti italiani”, sono queste le parole utilizzate dai sindacati a giustificare il loro sì alla linea aziendale.

Ma poi c’è il muro della Fiom he ripetiamo, rappresenta l’unica sigla sindacale che non ha firmato l’accordo con Stellantis sulla riorganizzazione del Polo produttivo di Torino.

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