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Colonnine di ricarica: gestori dell’area di sosta da obbligare

L’ad di Nhoa Energy, Guglielminotti: per le colonnine di ricarica elettrica, i gestori delle aree di sosta vanno obbligati a installarle

Colonnine di ricarica elettrica

Lo sviluppo della mobilità pulita passa anche attraverso una rete capillare di colonnine di ricarica elettrica: così che il guidatore possa fare il pieno di corrente, stando al volante senza l’ansia della batteria che va a zero. Lo ha evidenziato pure Alberto Guglielminotti, l’amministratore delegato di Nhoa Energy: uno dei principali attori globali nello stoccaggio di energia e nell’eMobility, con l’obiettivo di consentire il cambio di paradigma nel sistema energetico globale verso l’energia pulita.

Ma c’è un problema. In Italia, nessuno ha l’obbligo di installare colonnine di ricarica elettrica. Mentre pacchetto europeo “Fit for 55” prevede la realizzazione di punti di ricarica per le auto elettriche ogni 60 km. Adesso, in Italia, tiene banco lo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva Ue sui veicoli puliti. Eppure, questo schema non menziona neppure il pacchetto europeo “Fit for 55”, denuncia Guglielminotti, come riporta Staffetta Quotidiana.

Colonnine di ricarica elettrica: che fare

Resta quindi sul tappeto un guaio: l’Italia ha una delle reti di ricarica più arretrate d’Europa. Quello che manca nel decreto è un senso complessivo di urgenza. “Il sistema italiano, nonostante le buone intenzioni, non pare in verità avere alcuna fretta di dotarsi di un’infrastruttura di ricarica”, attacca il numero uno di Nhoa Energy.

Soluzione? Inserire in questo decreto legislativo almeno una norma specifica. Un obbligo i per gestori delle aree di sosta, per i concessionari dei parcheggi: dotarsi di infrastrutture di ricarica. Privilegiando le tecnologie integrate di energia rinnovabile, stoccaggio e vehicle to grid, sostiene Guglielminotti.

Da Greenpeace attacco alle auto a metano

Intanto, Il responsabile della campagna trasporti di Greenpeace, Federico Spadini, sostiene che il decreto sia un ottimo strumento per poter orientare il mercato dell’automotive. Ma c’è un ma. Per avere un impatto davvero significativo, serve più ambizione. Con un focus maggiore sulla mobilità elettrica e meno sui biocarburanti”. 

Non solo. Per Spadini, occorre escludere dal decreto quei combustibili che a volte sono considerati a basso impatto ma che in realtà non lo sono affatto. Nel mirino, come detto esplicitamente, i veicoli a metano.

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